Alimentazione & Benessere ​Dott. Ignazio Madonia
  • Home
  • Mi presento
  • Contatti
  • Il mio Blog
  • Allergie ed intolleranze alimentari
  • Area News
  • Autismo e alimentazione
  • Calcolatori
  • Cancro e alimentazione
  • Celiachia parliamone
  • Coumadin e alimentazione
  • Counting dei Carboidrati
  • Dermatiti da contatto e alimenti
  • Diabete parliamone
  • Dieta vegetariana
  • Diete Speciali
  • Disabilità Fisica e alimentazione
  • Disbiosi intestinale e alimentazione
  • Distrofia muscolare e alimentazione
  • Disturbi del Comportamento Alimentare
  • Diverticolite ed alimentazione
  • Emorroidi ed alimentazione
  • Epilessia e alimentazione
  • Ernia iatale e alimentazione
  • Gravidanza e alimentazione
  • Gastrite e alimentazione
  • Immagini
  • Indice glicemico
  • Infezioni urinarie e alimentazione
  • Insufficienza respiratoria e nutrizione
  • Link utili
  • Malattie da malassorbimento
  • Malattie Mitocondriali e Alimentazione
  • Morbo di Alzheimer e Alimentazione
  • Morbo di Crohn e Alimentazione
  • Morbo di Parkinson e Alimentazione
  • Nutrienti del cibo
  • Nutrizione Artificiale
  • Obesità
  • Per i più piccoli
  • Piramide Alimentare
  • Proprietà terapeutiche dei cibi
  • Ricette dietetiche
  • Ritenzione idrica e alimentazione
  • Sclerosi Multipla e alimentazione
  • SLA e Alimentazione
  • Spina Bifida e alimentazione
  • Sport e alimentazione
  • Tabelle alimentari
  • Tossinfezioni alimentari
  • Video

L'Orzo e i suoi benefici

12/11/2010

0 Commenti

 
ORZO (Hordeum vulgare), originario dell'Asia, l'orzo fu coltivato fin dai primordi della storia dell'uomo, forse prima del frumento, al quale in seguito ha dovuto cedere la palma, benché resti tuttora un alimento fondamentale per molti popoli. Il Italia è molto coltivato. E' anche conosciuto per la sua tradizionale proprietà galattogena, cioé di stimolo alla produzione di latte materno nelle puerpere che devono allattare. Pianta fondamentale nell'alimentazione umana, l'orzo associa alla funzione nutritiva qualità salutari di tutto rispetto.

Nutriente e tonico - agisce sul sistema digestivo e sull'alimentazione grazie alla sua abilità di apportare sostanze nutritive e favorirne l'assorbimento. Lo stesso decotto e il malto d'orzo usati nelle minestre hanno proprietà rinfrescanti altamente nutrienti che li rendono preziosi nell'alimentazione di persone deboli, convalescenti, vecchi e bambini. Inoltre favorisce l'assimilazione dell'amido da parte del corpo umano.
L'orzo contiene discrete quantità di fosforo ed è utile, quindi, a quanti svolgono un'attività intellettuale e per i soggetti nervosi.
I principi attivi presenti sono: ordeina (alcaloide), maltina, amido, fosforo, calcio, ferro, potassio, magnesio.

* antiinfiammatorio - agisce sul sistema immunitario grazie alla sua abilità nel contrastare le infiammazioni. Il decotto utilizzato sotto forma di gargarismi aiuta nei casi di angina e di infiammazioni della cavità orale.

* emolliente - nei casi di infiammazioni dell'apparato digerente (turbe pancreatiche e biliari) e di quello urinario e nei processi infettivi a carico della mucosa intestinale.

* regolatore intestinale

La storia dell'orzo affonda le proprie radici nelle origini dell'uomo. In cucina l'orzo è un alimento molto usato. In campo estetico il decotto si usa sulle pelli arrossate come decongestionante. Dal seme si ottengono la semola ed i fiocchi, mentre dalle cariossidi tostate e macinate si ricava un caffé dalle proprietà nutrienti senza peraltro essere eccitante.
L'Orzo, conosciuto da più di dodici millenni, è originario dell'Asia occidentale e Africa occidentale e si diffuse rapidamente nel bacino mediterraneo, come narra Plinio, quale cibo speciale per i gladiatori, che venivano, infatti chiamati, "hordearii" cioè mangiatori d'orzo.
Fu uno dei rimedi più utilizzati da Ippocrate che ne tesse gli elogi nel Regime delle malattie acute: "Sembra dunque che il decotto d'orzo sia stato correttamente prescelto tra le vivande cereali in questi morbi e io lodo quelli che lo hanno prescelto. Il suo glutine infatti è liscio, consistente e confortante, fluido e umido misuratamente, dissetante e di facile escrezione, se ce ne fosse bisogno; non comporta astringenza né brutta agitazione, né rigonfia il ventre."
La farmacopea francese cita l'Orzo quale componente della Tisane des Hopitaux "Bonne à tout".
Il decotto di orzo è ancor oggi conosciuto come la "tisana di Ippocrate", recenti esperienze cliniche confermano che la frazione mucillaginosa dell'Orzo concentra e amplifica le proprietà curative del decotto serbando totalmente il tropismo elettivo (il movimento in risposta a uno stimolo esterno) per il lume intestinale. In caso di assunzione di rimedi probiotici (cioé naturali, come appunto Wonderup) la mucillagine di Orzo ne facilita e migliora l'azione.

0 Commenti

Epatite C ed alimentazione

12/11/2010

0 Commenti

 
L'epatite C cronica è una malattia del fegato causata dal virus dell'epatite C ( HCV ).
L'infezione virale si trasmette generalmente dal contatto tra sangue e sangue.
Prima del 1991 alcune infezione sono avvenute attraverso le trasfusioni di sangue , e prima del 1985 anche attraverso gli emoderivati. L'infezione da virus dell'epatite C può anche essere trasmessa attraverso lo scambio di siringhe tra coloro che fanno uso di droghe per via iniettiva.
Un piccolo rischio di trasmissione dell'infezione è anche associato al " tattoo ", all'elettrolisi, al "piercing" all'orecchio, e all'agopuntura. La trasmissione può anche avvenire per via sessuale.
La percentuale di trasmissione da madre con infezione a figlio è di circa il 6%.
La concomitante infezione con virus HIV può aumentare il rischio di trasmissione.
Spesso le persone infettate dal virus HCV rimangono asintomatiche. L'epatite acuta si sviluppa in circa il 20% dei pazienti infettati e si manifesta con malessere, debolezza ed anoressia.
La maggior parte dei pazienti che contraggono l'infezione da HCV non riescono ad eliminare il virus e sviluppano nel tempo epatite C cronica. La progressione della malattia avviene nell'arco di 20-50 anni.
Il 5-30% circa delle persone infettate con HCV sviluppa cirrosi entro 20 anni, ed una piccola percentuale di questi sono ad alto rischio di carcinoma epatocellulare. Sono stati identificati 6 principali genotipi del virus dell'epatite C. Le risposte al trattamento farmacologico variano al variare dei genotipi.
Lo scopo primario del trattamento dell'epatite C cronica è l'eliminazione del virus dell'epatite C , definita come HCV-RNA non rintracciabile nel sangue per almeno 6 mesi dopo cessazione della terapia.
L'attuale trattamento standard dell'infezione cronica da HCV , moderata-grave, è rappresentato dalla combinazione Interferone-alfa e Ribavirina, con l'eccezione delle persone che non possono tollerare la Ribavirina.
L'Interferone-alfa è eliminato dall'organismo rapidamente, a causa della sua breve emivita ( 4 ore ).
Per garantire l'efficacia nei confronti del virus HCV il farmaco deve essere somministrato per almeno 3 giorni a settimana. La durata del trattamento in monoterapia è di 48 settimane.
Un buon numero di pazienti con epatite cronica C può convivere con la malattia senza grossi problemi. I soggetti infatti possono condurre una vita normale sia in famiglia sia in ambito lavorativo e non devono essere emarginati. È importante che seguano semplici regole precauzionali per non contagiare chi sta loro vicino, altri comportamenti quali cucinare, fare il bagno in piscina, scambiarsi un'abbraccio o una stretta di mano, ballare, non risultano invece essere a rischio. È necessario inoltre che il paziente affetto da una malattia epatica segua un'alimentazione corretta, evitando alimenti dannosi per il fegato.

Le regole a tavola

LE BEVANDE ad alto contenuto di alcol risultano particolarmente dannose per il fegato. Nei pazienti affetti da un'epatite virale cronica, l'assunzione di alcol può causare un aggravamento della malattia, accelerandone l'andamento verso la cirrosi. Anche modeste quantità di alcol assunte durante la terapia antivirale, favoriscono una minore risposta del paziente alla terapia stessa e una minore possibilità di eradicazione dell'infezione. E' necessario quindi eliminare completamente dalla propria dieta bevande contenenti alcol, in particolare: vino, birra, aperitivi, liquori. ALCUNI CIBI, quali uova, cavoli, verdura scura, in passato considerati pericolosi, possono essere assunti senza particolare preoccupazione. Per i soggetti colpiti da un'epatite cronica virale, non esistono vincoli nella scelta degli alimenti. 
L'INAPPETENZA è una manifestazione molto frequente nel corso della terapia:   i pazienti dimagriscono e a volte si può verificare una situazione di malnutrizione. Viene dunque consigliata un'alimentazione diversificata e frazionata in più pasti durante la giornata.
SI SUGGERISCE inoltre una cucina semplice, facilmente digeribile, poco elaborata e condita. E' particolarmente consigliabile il consumo di frutta e verdura, alimenti ricchi di vitamine e sostanze antiossidanti.                                                                

0 Commenti

Il morbo di Alzheimer

12/11/2010

0 Commenti

 
La malattia di Alzheimer, una degenerazione progressiva del tessuto cerebrale che compromette la vita sociale ed affettiva della persona che ne è colpita, interessa nel mondo circa 29 milioni di persone, 600.000 in Italia.
Al suo esordio la malattia, che aumenta di frequenza dopo i 65 anni di età, spesso non viene riconosciuta e i sintomi iniziali (modificazioni del carattere, perdita di interesse e di iniziativa, vuoti di memoria) sono comunemente attribuiti a invecchiamento, stress o depressione.
La persona interessata continua comunque a svolgere la maggior parte delle attività quotidiane per un lungo periodo di tempo dall’esordio della malattia, ma progressivamente si rende conto di non riuscirci più da sola e quindi di dovere dipendere da altri. In questo contesto interviene una serie di fattori a compromettere la sua capacità di alimentarsi in modo equilibrato e corretto. In primo luogo i disturbi della memoria: può non ricordare di dovere mangiare o di avere già mangiato e quindi le accade di rimettersi a tavola a breve distanza dal pasto precedente; la difficoltà nell’eseguire gesti abituali può provocare un concreto disagio nel preparare e cucinare i cibi e anche nel nutrirsi: la persona ammalata non sa più utilizzare le posate, non riesce a portare nella giusta misura e con la velocità appropriata il cibo dal piatto alla bocca.
I disturbi cognitivi e affettivi (come la depressione) possono rendere la situazione ancora più confusa e incerta: la persona ammalata di Alzheimer vive il presente in uno stato di disorientamento e percepisce in modo distaccato il passato; ha difficoltà nel riconoscere i cibi e persino nell’individuarne la commestibilità.
Possono subentrarle alterazioni del gusto e dell’olfatto e la compromissione del centro della fame e della sazietà: può rifiutare il cibo a denti serrati o accettare esclusivamente dolci. Il bisogno di assistenza aumenta man mano che si aggrava la perdita anche di autonomia alimentare.
La persona ammalata di Alzheimer può assumere due diversi atteggiamenti nei confronti del cibo: mangiare molto più del necessario; oppure, alimentarsi in modo insufficiente.

Nel primo caso mangia troppo, con avidità, senza rispettare l’ordine dei piatti (primo, secondo, eccetera) e a volte ingurgita cibo tagliato o cotto in modo incompleto, rischiando anche di soffocare. Può assumere alimenti troppo freddi o troppo caldi o anche sostanze non commestibili correndo il rischio dell’intossicazione se non addirittura dell’avvelenamento. La conseguenza più frequente è un aumento eccessivo di peso, fino all’obesità.
Può essere utile allora: ricorrere a spuntini non troppo calorici (come verdure crude, frutta, yogurt, grissini, cracker, succhi di frutta); limitare le porzioni di cibo nel piatto; non tenere cibo in vista.

Nel secondo caso la persona non si alimenta a sufficienza, con evidente rapido dimagrimento e/o stato di malnutrizione.
Può essere utile: controllare sempre la quantità di cibo che ha effettivamente consumato;introdurre cibi con molte calorie (come formaggio grana,burro, olio, miele).
Se si osserva un considerevole aumento di peso o un dimagrimento superiore ai 3 chili in 3 mesi, è opportuno consultare il medico curante per valutare la necessità di un intervento specialistico.
L’alimentazione è una parte importante della vita di una persona che soffre della malattia di Alzheimer. È buona norma seguire una dieta equilibrata che contenga carboidrati, proteine, grassi, vitamine, sali minerali e fibra per soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionali; è fondamentale assumere una corretta quantità di liquidi.
Se non coesistono altre malattie, come il diabete che richiede una dieta specifica, si può variare liberamente il
menù quotidiano, tenendo conto dei gusti e delle preferenze della persona.
Una guida alla corretta scelta degli alimenti è rappresentata dalla piramide alimentare, simbolo di sana ed equilibrata alimentazione.

0 Commenti

Il fluoro il fosforo ed il magnesio

12/11/2010

0 Commenti

 
IL  FLUORO

dose giornaliera necessaria: bambini fino a 3 anni: 0.5 mg ,  sopra i 3 anni: 1mg

Il fluoro è molto noto perchè pare aumentare la resistenza dei denti alla carie. Tutti avranno sentito parlare dei “dentifrici anticarie al fluoro” eccetera. Per altro, un eccesso di fluoro provoca una striatura nei denti, che vengono chiamati "denti scritti", perchè paiono portare delle righe di scrittura. La carenza di fluoro determinerebbe invece una maggior debolezza dei denti.
Come in tutti gli altri casi, un'alimentazione adeguata non dovrebbe portare a carenze di fluoro. Spesso l’apporto di fluoro necessario è coperto dall’acqua potabile. Vi sono tuttavia delle zone in cui l’acqua è tanto povera di fluoro che si somministrano agli abitanti dei supplementi di fluoro.
Questi supplementi sono forniti sotto forma di  pastiglie, ma si ricorre in certi casi perfino all’aggiunta di fluoro nell’acqedotto. In terzo luogo, vi sono anche dei tipi di sale da cucina a cui è stato aggiunto fluoro.
Se cercate invece degli alimenti ricchi di fluoro in modo naturale potete invece rivolgervi ai pesci o a certe verdure come spinaci ecavoli. Non al latte materno, che è molto povero di fluoro.

IL  FOSFORO

dose giornaliera necessaria: adulti: 800 mg (26 mmol), adolescenti: 1200 mg (39mmol)

Il fosforo nell'organismo umano è in gran parte legato alle ossa e ai denti. Qui è infatti fissato l'80% del fosforo presente nel corpo. Il restante 20% entra in composti organici o è legato a delle proteine. Una piccola quantità di fosforo è presente nel liquido extracellulare,  e contribuisce al sistema tampone principale delle urine. Partecipa insomma alla correzione del pH (= in qualche modo, la giusta acidità ) delle urine.
Il fosforo entra in un meccanismo fondamentale del metabolismo, chiamato "fosforilazione". Entra nel meccanismo per cui gli zuccheri ( a fronte di una grande richiesta di energia) vengono trasformati in acido lattico. E' il meccanismo noto come "respirazione anaerobia", ovvero il tipo di metabolismo a cui il corpo ricorre quando viene richiesto di uno sforzo molto intenso e prolungato, e in cui la respirazione non riesce a fornire ossigeno sufficiente (si ha il fiatone, un aumento di battiti cardiaci sopra le 140-150 pulsazioni al minuto, un senso di grande stanchezza e a volte crampi generati dall'accumulo di acido lattico, eccetera.)
Il metabolismo del fosforo è strettamente legato a quello del calcio. Un apporto eccessivo di sodio, aumenta l'eliminazione del fosforo. Stessa cosa se aumenta l'ormone paratiroideo (secreto dalle ghiandole che stanno dietro i padiglioni auricolari, le orecchie esterne), se aumenta l'ormone della crescita, i glucosteroidi e la calcitonina.

IL  MAGNESIO

dose giornaliera necessaria: 200-700 mg

Il magnesio è presente nell'organismo umano per la maggior parte (65%) nelle ossa, per un altro 34% dentro le cellule e solo per un 1% nel liquido extracellulare.
Partecipa a meccanismi metabolici ed energetici fondamentali (fosfatasi, ATP, ecc.). Nella trasmissione degli impulsi nervosi è un antagonista del calcio. Partecipa anche alla formazione del DNA. La mancanza di magnesio si manifesta come irritabilità, agitazione psichica, confusione mentale, aritmie cardiache, accelerazione dei battiti del cuore, convulsioni...
Questa mancanza può essere determinata da alcoolismo, allattamento prolungato, perdite renali eccessive, somministrazione di diuretici, abuso di lassativi...
L'eccesso di magnesio può invece dare senso di stanchezza, di debolezza muscolare, nausea, vomito, diminuzione della pressione sanguigna fino al coma. L' eccesso può verificarsi a causa di ingestione di sali di magnesio (purganti come il "sale inglese" = solfato di magnesio, oppure certi antiacidi, ecc...) oppure per insufficienza renale. Gli alimenti ricchi di magnesio sono la frutta secca, la frutta oleosa (noci, nocciole...) i legumi, il cacao.

0 Commenti

Il ferro

12/11/2010

0 Commenti

 
Il ferro è un metallo dal metabolismo strano. Il corpo umano sembrerebbe fatto per un pianeta poverissimo di ferro, dove esso costituisce un bene preziosissimo. Quando si distruggono i globluli rossi il corpo provvede infatti a "risparmiare" il ferro, e nonostante che il ferro viene così riutilizzato e quindi (in teoria) non serva alcun apporto di ferro, non è infrequente che si cada in situazioni in cui manca. Persino la madre trasmette al figlio (con il latte) una quantità di ferro insufficiente. Basta spesso che in una donna si verifichino delle mestruazioni abbondanti, o che si abbiano anche nell'uomo sanguinamenti periodici o cronici anche relativamente modesti per portare il ferro in dosi critiche o insufficienti.
Il ferro è invece largamente presente in questo nostro mondo, e diffuso ovunque. E' anche noto a molti medici che si può introdurre una notevole quantità di ferro nell'organismo senza che si abbia subito un rimedio alla carenza. Il problema del ferro (metallo presente dentro nell'organismo spesso in dosi critiche) non risiede in effetti nella sua reperibilità, ma nel suo assorbimento, che è piuttosto difficoltoso.

Ruolo

Il ferro è necessario per la sintesi dell'emolgobina, la sostanza che (dentro i globuli rossi) trasporta l'ossigeno al sangue. In pratica, l'emolgobina 1) a livello dei polmoni entra in contatto con l'ossigeno, e "carica" al suo interno una molecola di questo gas. 2) Passa poi nel cuore, e da qui viene "spinta" verso la periferia (muscoli, cervello, altri organi...) dove serve ossigeno. 3) Qui cede l'ossigeno e (così ridotta) 4) torna al cuore, da dove viene di nuovo     5) spinta nei polmoni per una sua "ricarica". E si riparte dal punto (1).
Il ferro è probabilmente l'elemento più critico per la formazione di emoglobina. Da qui si comprende come la mancanza di ferro si riflette direttamente sul trasporto dell'ossigeno con il sangue, e quindi con la capacità di sviluppare lavoro muscolare, di resistere alla fatica, con la capacità di liberare energia aerobia, e in generale per formare un metabolismo efficiente.

Medicina

La mancanza di ferro genera un quadro molto conosciuto come "anemia sideropenica" . Spesso l'anemia sideropenica inizia in modo insidioso e con sintomi vaghi: debolezza, diminuita resistenza alla fatica, vaghi dolori addominali, bruciori di stomaco, mancanza di appetito o fame esagerata... Sono sintomi che spesso si confondono e vengono confusi con quelli di un disagio psicologico o di una netta nevrosi. Davanti a questi sintomi e al sospetto di emorragia anche nascosta conviene fare gli esami di laboratorio che rivelano facilmente la malattia.
terapia: a-casi lievi. Di fronte ad una diagnosi di anemia la dieta ricca di ferro non basta.
Si ricorre alla somministrazione di ferro sotto forma di sali. L'industria farmaceutica produce una grande varietà di sali, nella speranza che ve ne sia qualcuno che provochi meno irritazione gastrica. La terapia non dà risultati immediati, i primi risultati si hanno dopo 15-20 giorni di trattamento, e la somministrazione va proseguita per almeno tre mesi . Vi sono molti casi di insuccesso, dovuti spesso all'abbandono della terapia che richiede una certa costanza.
b-casi gravi. Se l'emorragia supera i 60-70 ml al giorno (circa mezzo litro alla settimana) anche la terapia con i sali di ferro è insufficiente, ed occorre provvedere a eliminare il sanguinamento.

Dietetica

Una dieta equilibrata apporta circa 6 mg di ferro per 1000 Kcalorie. Visto che il fabbisogno teorico di ferro se non vi sono perdite di sangue è nullo, questo potrebbe significare che in teoria il ferro nella dieta basta e avanza.Per quel che riguarda la dietetica generale, non si può che elencare alcuni degli alimenti più ricchi di ferro, tenuto conto che in alcuni casi citati la dieta anche ricca di ferro non è sufficiente.
Il ferro è presente nella maggior parte degli alimenti. Tra i più ricchi sono: fegato, frutti di mare (ostriche, cozze..) alcune verdure come prezzemolo e spinaci, legumi, cacao.

0 Commenti

Il favismo

12/11/2010

1 Commento

 
Che cos'è il FAVISMO

Il favismo è un difetto congenito di un enzima normalmente presente nei globuli rossi, la glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, essenziale per la vitalità degli eritrociti e in particolare per i processi ossidoriduttivi che in essi si svolgono. La carenza di questo enzima provoca un'improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi) e quindi la comparsa di anemia emolitica con ittero, quando il soggetto che ne è carente, ingerisce fave, piselli, droghe vegetali o alcuni farmaci (ad esempio sulfamidici, salicilici, chinidina, menadione, ecc.,) che agiscono da "fattori scatenanti", inibendo cioè l'attività della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi eritrocitaria, impoverendo ulteriormente i globuli rossi che sono già carenti dell'enzima.
Il difetto enzimatico si trasmette ereditariamente con il cromosoma X del sesso: i maschi ne sono colpiti in forma grave mentre le femmine, che sono portatrici del gene anomalo e possono trasmetterlo ai propri figli, si ammalano di forme più lievi.
La malattia si manifesta in modo improvviso, 12-48 ore dopo l'assunzione di fave fresche (o degli altri alimenti o medicinali summenzionati): il bambino diventa di colorito giallo intenso su fondo pallido. Nei casi gravi, circa la metà dei globuli rossi viene distrutta; la cute e le mucose diventano allora intensamente pallide, oltre che itteriche, le urine ipercolorate, e compaiono i segni di un collasso cardiocircolatorio.

I sintomi
  • Improvvisa insorgenza di febbre e di ittero della cute e delle mucose. Urine ipercolorate, giallo-arancione. Pallore, debolezza, compromissione delle condizioni generali. Respiro frequente, difficoltoso. Polso rapido, debole, poco apprezzabile.
Che cosa fare in attesa del pediatra

  1. La comparsa improvvisa di ittero e di anemia in un bambino è sempre una situazione di emergenza che richiede l'immediato intervento del pediatra e il ricovero in ospedale. La mamma deve astenersi da qualsiasi iniziativa (soprattutto non somministrare farmaci di nessun tipo).
  2. Sforzarsi di ricordare tutti gli alimenti o i farmaci che il bambino ha assunto nelle ultime 24-48 ore e riferirli al pediatra.

I consigli per la mamma

Il ragazzo affetto da favismo dovrà essere avvertito della sua condizione, in modo da potere essere in grado di "proteggersi" ed evitare l'ingestione di fave (anche i piselli talvolta sono mal tollerati) e dei farmaci proibiti. La condizione di carenza dovrà essere notificata anche alla direzione della scuola se il bambino vi consuma i pasti e a qualsiasi medico che già non conosca il bambino e che debba prescrivergli una terapia. La mamma dovrà inoltre essere munita dell'elenco dei farmaci potenzialmente "tossici" e, come tali, da evitare. Questo elenco potrà esserle fornito dall'ospedale o dal pediatra stesso che ha in cura il ragazzo.

Come si cura

L'unica terapia del favismo in crisi emolitica è una immediata trasfusione di sangue fresco. Al più presto possibile, il ragazzo dovrà essere ricoverato in ospedale ove sarà possibile, dopo la trasfusione (sovente sono necessarie più trasfusioni nei primi giorni di ricovero), eseguire gli Indispensabili accertamenti per individuare la condizione di deficit enzimatico. In questa occasione anche la madre, le sorelle e gli altri familiari saranno sottoposti agli opportuni esami ematologici.

1 Commento

I disturbi del comportamento alimentare

12/11/2010

0 Commenti

 
Nella realtà quotidiana ci troviamo frequentemente a contatto con segni di sofferenza psichica non dichiaratamente patologici che si esprimono attraverso lo strumento comunicativo del "cibo". L'uomo è l'unico essere vivente che usa il pasto come atto di aggregazione sociale; non bisogna quindi dimenticare il ruolo centrale dell'atto alimentare come primario strumento di comunicazione sociale. Il disturbo alimentare, già nell'infanzia, viene utilizzato quale strumento di protesta, espressione di disagio, strumento di potere e possibilità di influenzare il comportamento degli adulti; il pasto, momento importante nelle relazioni all'interno della famiglia e nei gruppi sociali, è spesso per il bambino l'occasione per agire i propri conflitti.
Un disagio non opportunamente tradotto e compreso può, quindi, perpetuare in età successive dinamiche comunicative più arcaiche, in cui il cibo e conseguentemente la propria immagine corporea rivestono un ruolo fondamentale. Nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) il corpo sembra, infatti, farsi espressione concreta di una particolare sofferenza non soltanto di un singolo individuo o di una singola generazione; in altre parole sembra di trovarsi di fronte ad una sorta di “SILENZIOSO GRIDO DI AIUTO PLURIGENERAZIONALE”. Una richiesta di aiuto che deve essere svelata, perché anche chi la solleva non ne ha coscienza; una richiesta oscura che necessita di risposte chiare e concrete.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano un problema grave e diffuso tra le adolescenti e le giovani donne. Si calcola che in Italia ogni 100 ragazze in età di rischio (12 -25 anni) 8 -10 soffrono di qualche disturbo dell'alimentazione, di cui 1-2 nelle forme più serie e pericolose (anoressia nervosa, bulimia nervosa). Più del 50% delle adolescenti si considerano in sovrappeso ed hanno effettuato almeno un tentativo di restrizione dietetica. In generale sia l'anoressia sia la bulimia nervosa hanno prognosi di guarigione completa di 5 - 10 anni in circa la metà dei casi, tuttavia il tasso di mortalità non è trascurabile ed anzi nel caso dell'anoressia è forse il più elevato tra i disturbi psichiatrici.

CRITERI DIAGNOSTICI dell'ANORESSIA NERVOSA

1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l'età e la statura.

2. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi anche quando si è sottopeso.

3. Disturbo del modo in cui il soggetto ha esperienza del proprio peso e della forma del proprio corpo sulla    valutazione di sé, o negazione della gravità del proprio sottopeso.

4. Nelle donne dopo il menarca, assenza di tre cicli mestruali consecutivi.
 
CRITERI DIAGNOSTICI della BULIMIA NERVOSA

1. Ricorrenti episodi di crisi bulimiche. Una crisi bulimica è definita dalle seguenti caratteristiche:

a.       Introduzione in un definito periodo di tempo di una quantità di cibo che è decisamente maggiore del normale.

b.      Sensazione di perdita del controllo su quello che si mangia durante l'episodio (per esempio sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non poter controllare cosa e quanto si mangia).

2.  Ricorrenti comportamenti compensatori inadeguati allo scopo di prevenire l'aumento del peso, come il vomito autoindotto; l'uso improprio di lassativi o altri farmaci; il digiuno e l'eccessivo esercizio fisico.

3.  Le crisi bulimiche e i comportamenti compensatori avvengono entrambi almeno due volte alla settimana per tre mesi.

4.  La stima di sé è eccessivamente influenzata dal peso e dalla forma del corpo.

5.  Il disturbo non si presenta solo durante episodi di anoressia nervosa.


0 Commenti

I benefici del te verde e del te rosso

12/11/2010

0 Commenti

 
Il The Verde (nome scientifico Camelia Sinensis) è una varietà cinese di Long Jing, ricco di elementi benefici per la salute, come i polifenoli e le catechine, che sono sostanze che aiutano con un effetto drenante e antiossidante. Il The verde inizia ad essere utilizzato 3.000 anni fa in Cina per i suoi notevoli benefici sulla salute. Già nell’antichità i cinesi sapevano che il The verde aveva il potere di guarire il mal di testa, e li aiutava ad eliminare le tossine e a preservare la giovinezza. Ma per anni nessuna altra cultura aveva dato importanza a questo infuso, ed è solo da un paio di anni che numerose ricerche scientifiche ci hanno dimostrato i suoi numerosi benefici. Oggi la pianta del the verde si coltiva in tutti i paesi con clima tropicale, ed è conosciuta a livello mondiale.
Le catechine presenti nel The Verde aiutano a migliorare alcune malattie e diversi disturbi dell’organismo. In studi realizzati in laboratorio con alcuni topi si è dimostrato che le alte concentrazione di questa sostanza aiutano a diminuire i livelli di colesterolo nel sangue e a mantenerlo dentro i parametri considerati normali.
In Giappone, dove il The verde è consumato in molti momenti della giornata, sono diminuiti i casi di Cancro tanto per gli uomini quanto per donne, in relazione ad altre popolazioni che invece non consumano the verde. Solo 254 mg di catechine al giorno bastano per ottenerne gli effetti benefici. Dobbiamo considerare che una tazza di The Verde apporta da 100 a 150 mg di Catechine, quindi con 2 tazze al giorno di The verde si garantisce il corretto apporto di questa sostanza. Nel 1998, scienziati Cinesi avevano compilato un compendio su tutti i benefici già studiati e provati del The Verde.
Uno degli studi scientifici dimostrò che il consumo giornaliero di The verde durante un arco di tempo di 6 mesi diminuiva le lesioni cancerogene della mucosa orale. Mentre la Rivista di Nutrizione Clinica Americana pubblicò un studio in cui si dimostrava la relazione tra il consumo di The Verde e la perdita di peso, rendendolo un aiuto al problema dell’obesità, grazie all’ effetto drenante e accelerante del metabolismo di questa bevanda. In Olanda invece dimostrarono che le donne che bevevano 5 tazze di The verde al giorno correvano meno rischi di essere colpite da aterosclerosi.
Nell’ Aprile del 1999, nell’ Università della Riserva di Cleveland, USA, si è dimostrato inoltre che i soggetti che consumavano almeno 4 tazze di tè verde prevenivano l’ artrite rematoide e diminuivano i sintomi di chi ne era già affetto. Il metodo migliore per ottenere la quantità maggiore di catechine in una tazza di The verde è quello dell’infusione, facendo riposare il tutto per 5 minuti prima di bere. Il The verde deteinato, quello venduto in bustine da infusione, ha una bassa concentrazione di catechine.
I polifenoli presenti nel The verde sono invece potenti antiossidanti, più potenti anche della vitamina C ed E; ha quindi effetti anti- cancerogeni , anti-invecchiamento e azione probiotica. È importante segnalare che anche se il The verde ha un gran numero di benefici , ha anche un contenuto di caffeina elevato che, anche se non agli alti livelli del caffé, può causare ansia e nervosismo. L’ eccesso di The verde può inoltre aumentare la diuresi provocando disidratazione. Se si assume a digiuno e in maniera troppo concentrata può provocare nausea e vomito. Per tutti questi motivi è importante un consumo controllato. La dose raccomandata è da 1 a 2 tazze da 250 cc al giorno.

Il Tè rosso o rooibos o pu-her (cespuglio rosso) è da tempo utilizzato dalle popolazioni sudafricane come integratore alimentare ed è un valido aiuto per migliorare la qualità del riposo notturno. E' un infuso di colore rossastro e dall'aroma gradevolissimo. Viene preparato dalle foglie e dai ramoscelli di un pianta sudafricana chiamata Aspalathus linearis. Non è eccitante. Gli si attribuiscono proprietà di lenire il dolore, di distendere il sistema nervoso centrale, di stimolare il sistema immunitario, antiossidanti. E' meno fermentato e sembra il più efficace nel prevenire i danni al Dna. Oggi il tè viene bevuto soprattutto per la sua azione antiossidante e perché in grado di ridurre i grassi corporei (colesterolo, trigliceridi, adipe). La bevanda si prepara versando una tazza di acqua calda ma non bollente e lasciando in infusione 3-4 minuti.
L'infusione non dovrebbe superare i 5 minuti per non danneggiare le catechine.
Il tè può essere arricchito con limone e zucchero ma non latte, infatti la caseina contenuta nel latte è in grado di neutralizzare i polifenoli, componenti benefiche del tè.

0 Commenti

Disbiosi intestinale

12/11/2010

0 Commenti

 
"Disbiosi" ovvero l'alterazione della flora batterica intestinale. Per lungo tempo la medicina ha ignorato l’importanza degli ecosistemi microbici cutaneo, vaginale e intestinale nell’organismo.Gli studi hanno dimostrato che tali microrganismi non solo costituiscono la prima barriera verso le infezioni, ma hanno anche numerose altre funzioni atte a mantenere il buono stato di salute dell'uomo.

LA FLORA BATTERICA INTESTINALE

La microflora intestinale raggiunge una quota di 100.000.000.000-100.000.000.000.000 microrganismi per grammo di feci e, in condizioni normali, è rappresentato principalmente da Batterioidi e Bifidobatteri tra i batteri anaerobi e da Clostridi, Enterobatteri, Enterococchi, Lattobacilli e Stafilococchi tra quelli aerobi.
Nell’intestino troviamo però anche virus, miceti (lieviti e funghi) e una gran quantità di protozoi (Entaomeba coli, Endolidax nana, Iodanoeba butshlii, Tricodonas homonis, Chilomastix mesnili).
Questi microbi per quantità e distribuzione variano da individuo a individuo.

CAUSE DELLA DISBIOSI INTESTINALE

Molteplici sono le cause che possono alterare l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Tra queste, primaria importanza l’assumono gli antibiotici e i sulfamidici, farmaci di uso indiscriminato in questi ultimi anni, che con la loro carica batteriostatica e/o battericida agiscono anche sui batteri residenti.
Restando sulle cause jatrogene è stato dimostrato che anche altri fattori come ad esempio i corticosteroidi immunosopressivi e le radiazioni ionizzanti che riducono l'efficienza del sistema immunitario, gli inibitori dell’ovulazione che modificano il pH della mucosa enterocolitica e l’uso indiscriminato dei lassativi sono correlati alla disbiosi.
Cofattore principe lo assume la dieta. Predisponenti alla disbiosi sono le diete carenti di fibre o particolarmente ricche di generi alimentari raffinati (es. farina e zucchero), le intolleranze e la presenza nei cibi di sostanze tossiche come coloranti, conservanti, pesticidi, ormoni steroidei alimentari, etc.
Non dimentichiamoci poi le intossicazioni da metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio) assunti sia con gli alimenti sia per altre vie.

PRINCIPALI CONSEGUENZE DELLA DISBIOSI INTESTINALE

Prova dell’importanza del sistema ecobiologico intestinale nell’economia dell’organismo e la presenza in esso del più vasto sistema immunitario , sono le conseguenze che ne derivano da un’alterazione di questo.
Tra le prime conseguenze a carattere loco-regionale troviamo coliti croniche come il morbo di crohn e la rettocolite ulcerosa, la poliposi intestinale e le sue conseguenze tumorali. I batteri colici possono poi coinvolgere i tessuti dell’apparato uro-genitale con prostatiti uretiti e vulvo-vaginiti.
Altra importante conseguenza è la comparsa di intolleranze alimentari e allergie dovute, oltre che alle alterazioni del sistema immunitario, ad una insufficiente attività dei linfociti T intraepiteliali e ad una aumentata penetrazione e riassorbimento di macromolecole nell’intestino. Una volta instaurate le intolleranze si crea un circolo vizioso, in quanto il sovraccarico epatico favorisce la riproduzione intraluminare di geni patogeni come proteus e clostridi.
Il metabolismo batterico inoltre produce varie sostanze tossiche che vengono poi riassorbite, quali: fenolo, cadaverina, indolo, ammoniaca, etc. Queste, una volta raggiunto fegato e pancreas, contribuiscono al sovraccarico degli organi appena citati, con un rallentamento della digestione e una riproposizione del circolo vizioso della disbiosi. Citiamo infine l’alterazione del metabolismo delle vitamine che risultano essere coinvolte nello sviluppo di una candidosi cronica. Quest’ultima spesso complica la disbiosi. La candida, normalmente presente sotto forma di spora anche negli individui sani, a causa di disbiosi, errori alimentari, farmaci e immunosopressione si trasforma nella forma vegetativa. Si ha così la trasformazione di metaboliti tossici tra cui la formaldeide con coinvolgimento della sfera psichica e la colonizzazione della mucosa intestinale e delle mucose degli organi vicini (vagina, vescica, uretra, etc.).

0 Commenti

Dieta per la magrezza

12/11/2010

0 Commenti

 
Una magrezza eccessiva crea problemi quanto i chili di troppo. Non è però sempre possibile diventare magri o "rotondetti" a piacere, perché molto dipende dal tipo di costituzione che si ha. Acquistare qualche chilo per avere una figura più modellata è possibile, ma sempre nei limiti del proprio fisico.
Si parla di magrezza quando il peso corporeo è inferiore del 10 per cento a quello medio che deriva   dall’ indice di massa corporea (IMC)
Non tutte le magrezze possono essere corrette con una dieta. Per esempio, la magrezza costituzionale è quella di persone in buona salute ed energiche che hanno però una costituzione sottile e davanti allo specchio si vedono più esili degli altri. Ciò non deve assolutamente preoccupare: l'importante è che l'organismo funzioni a dovere. Completamente diverso è il caso di persone di costituzione normale che si trovano ad essere più magre di quanto dovrebbero essere. E che quindi intendono riprendere il peso ideale.

Quali situazioni possono determinare magrezza eccessiva?

Per esempio, le conseguenze di malattie infettive, l'ulcera, il diabete, la presenza di parassiti intestinali, disfunzioni ormonali come quella della tiroide (ipertiroidismo), facilmente riconoscibile perché le persone che ne sono affette, oltre alla magrezza, presentano una sporgenza dei globi oculari.  Quest' ultima situazione è facilmente risolvibile dal medico con semplici cure farmacologiche.
Fra gli adolescenti sono più diffusi i dimagrimenti dovuti a fattori nervosi, con una cronica carenza di appetito dovuta a varie cause (problemi affettivi, ambientali) o da una "malnutrizione", cioè una alimentazione squilibrata con una quantità di calorie e di proteine inferiore al normale.
Per recuperare i chili perduti, dopo aver naturalmente superato l'eventuale malattia o disturbo che ha causato il dimagrimento, basta seguire alcune regole alimentari. In linea generale per ingrassare bisogna mangiare di più. Tuttavia bisogna farlo con criterio, per evitare di creare squilibri nell'organismo.
Non si deve mangiare per esempio, solo più pasta o più dolci, perché così si provoca soltanto un disordine alimentare che può ripercuotersi sulla funzionalità dell' organismo e creare problemi di digestione. Quindi, molto importante deve essere la gradualità nel riprendere a mangiare in maniera corretta, abituando l'organismo a mano a mano a far fronte all' aumento di cibi e di calorie, come pure una dieta altamente calorica ma ben bilanciata, ricca di alimenti digeribili e di facile assorbimento.
E' preferibile suddividere l'apporto calorico in cinque pasti nell'arco della giornata per non affaticare la digestione. Se ciò non fosse possibile poiché lo spuntino a metà mattina o la merenda pomeridiana spezzano l'appetito, sarà sufficiente consumare tre pasti abbondanti ogni giorno. Quanto alla composizione dei pasti, sono sconsigliati i cibi voluminosi e con poche calorie come zuppe di verdure, brodi e verdure crude.
E' consigliabile mangiare molto pesce, formaggi e legumi, soprattutto perché questi alimenti sono ricchi di proteine. Le proteine, fra l'altro, costituiscono l'elemento base per la formazione di anticorpi, le sostanze che difendono l'organismo dalle malattie. Tra le bevande si consigliano il latte intero, i frullati e i succhi di frutta.

0 Commenti
<<Precedente
Avanti>>
    Picture

    Argomenti trattati
    Glomerulonefrite e Alimentazione
    Prurito diffuso
    Allergia al Nichel quali alimenti evitare
    Arriva l'estate, quale alimentazione?
    Dieta e calcoli renali
    Caffè in gravidanza
    Alimenti ricchi in ferro
    I sostituti della carne per dare proteine ai bambini
    Colite e morbo di Crohn
    Il chitosano
    Sovrappeso e Obesità
    Sindrome di Dumping
    Quante proteine occorrono al nostro organismo
    Malattie alimentari
    L'Orzo e i suoi benefici
    Epatite C ed alimentazione
    Il Morbo di Alzheimer
    Il fluoro il fosforo ed il magnesio
    Il ferro
    Il favismo
    I disturbi del comportamento alimentare
    I benefici del te verde e del te rosso
    Disbiosi intestinale
    Dieta per la magrezza
    Dieta per la diverticolosi
    Dieta per chi soffre di ulcera
    Alimentazione e gastrite
    Dieta per chi soffre di fegato
    Dieta per la menopausa
    Dieta contro la cistite
    Diabete mellito
    Diabete gestazionale
    Colonpatie croniche
    Cellulite ed alimentazione
    Morbo celiaco
    Calcoli della colecisti
    Caduta dei capelli
    Antropometria
    Allergie alimentari
    Allattamento e divezzamento
    Alimenti ed emicrania
    Alimenti ed allergie
    Alimentazione prima e dopo il concepimento
    Alimentazione nell'epatite
    Alimentazione e gravidanza
    Acetone nei bambini
    Alimentazione e fegato
    Alimentazione ed ipertensione
    Alcol in gravidanza
    Acqua
    Acidi grassi polinsaturi



    Autore

    Dott. Ignazio Madonia
    Dietista

    Archivi

    Gennaio 2014
    Marzo 2013
    Novembre 2011
    Maggio 2011
    Novembre 2010

    Categorie

    Tutto
    Prurito Diffuso

    Feed RSS

Fornito da Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.