Alimentazione & Benessere ​Dott. Ignazio Madonia
  • Home
  • Mi presento
  • Contatti
  • Il mio Blog
  • Allergie ed intolleranze alimentari
  • Area News
  • Autismo e alimentazione
  • Calcolatori
  • Cancro e alimentazione
  • Celiachia parliamone
  • Coumadin e alimentazione
  • Counting dei Carboidrati
  • Dermatiti da contatto e alimenti
  • Diabete parliamone
  • Dieta vegetariana
  • Diete Speciali
  • Disabilità Fisica e alimentazione
  • Disbiosi intestinale e alimentazione
  • Distrofia muscolare e alimentazione
  • Disturbi del Comportamento Alimentare
  • Diverticolite ed alimentazione
  • Emorroidi ed alimentazione
  • Epilessia e alimentazione
  • Ernia iatale e alimentazione
  • Gravidanza e alimentazione
  • Gastrite e alimentazione
  • Immagini
  • Indice glicemico
  • Infezioni urinarie e alimentazione
  • Insufficienza respiratoria e nutrizione
  • Link utili
  • Malattie da malassorbimento
  • Malattie Mitocondriali e Alimentazione
  • Morbo di Alzheimer e Alimentazione
  • Morbo di Crohn e Alimentazione
  • Morbo di Parkinson e Alimentazione
  • Nutrienti del cibo
  • Nutrizione Artificiale
  • Obesità
  • Per i più piccoli
  • Piramide Alimentare
  • Proprietà terapeutiche dei cibi
  • Ricette dietetiche
  • Ritenzione idrica e alimentazione
  • Sclerosi Multipla e alimentazione
  • SLA e Alimentazione
  • Spina Bifida e alimentazione
  • Sport e alimentazione
  • Tabelle alimentari
  • Tossinfezioni alimentari
  • Video

I disturbi del comportamento alimentare

12/11/2010

0 Comments

 
Nella realtà quotidiana ci troviamo frequentemente a contatto con segni di sofferenza psichica non dichiaratamente patologici che si esprimono attraverso lo strumento comunicativo del "cibo". L'uomo è l'unico essere vivente che usa il pasto come atto di aggregazione sociale; non bisogna quindi dimenticare il ruolo centrale dell'atto alimentare come primario strumento di comunicazione sociale. Il disturbo alimentare, già nell'infanzia, viene utilizzato quale strumento di protesta, espressione di disagio, strumento di potere e possibilità di influenzare il comportamento degli adulti; il pasto, momento importante nelle relazioni all'interno della famiglia e nei gruppi sociali, è spesso per il bambino l'occasione per agire i propri conflitti.
Un disagio non opportunamente tradotto e compreso può, quindi, perpetuare in età successive dinamiche comunicative più arcaiche, in cui il cibo e conseguentemente la propria immagine corporea rivestono un ruolo fondamentale. Nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) il corpo sembra, infatti, farsi espressione concreta di una particolare sofferenza non soltanto di un singolo individuo o di una singola generazione; in altre parole sembra di trovarsi di fronte ad una sorta di “SILENZIOSO GRIDO DI AIUTO PLURIGENERAZIONALE”. Una richiesta di aiuto che deve essere svelata, perché anche chi la solleva non ne ha coscienza; una richiesta oscura che necessita di risposte chiare e concrete.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano un problema grave e diffuso tra le adolescenti e le giovani donne. Si calcola che in Italia ogni 100 ragazze in età di rischio (12 -25 anni) 8 -10 soffrono di qualche disturbo dell'alimentazione, di cui 1-2 nelle forme più serie e pericolose (anoressia nervosa, bulimia nervosa). Più del 50% delle adolescenti si considerano in sovrappeso ed hanno effettuato almeno un tentativo di restrizione dietetica. In generale sia l'anoressia sia la bulimia nervosa hanno prognosi di guarigione completa di 5 - 10 anni in circa la metà dei casi, tuttavia il tasso di mortalità non è trascurabile ed anzi nel caso dell'anoressia è forse il più elevato tra i disturbi psichiatrici.

CRITERI DIAGNOSTICI dell'ANORESSIA NERVOSA

1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l'età e la statura.

2. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi anche quando si è sottopeso.

3. Disturbo del modo in cui il soggetto ha esperienza del proprio peso e della forma del proprio corpo sulla    valutazione di sé, o negazione della gravità del proprio sottopeso.

4. Nelle donne dopo il menarca, assenza di tre cicli mestruali consecutivi.
 
CRITERI DIAGNOSTICI della BULIMIA NERVOSA

1. Ricorrenti episodi di crisi bulimiche. Una crisi bulimica è definita dalle seguenti caratteristiche:

a.       Introduzione in un definito periodo di tempo di una quantità di cibo che è decisamente maggiore del normale.

b.      Sensazione di perdita del controllo su quello che si mangia durante l'episodio (per esempio sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non poter controllare cosa e quanto si mangia).

2.  Ricorrenti comportamenti compensatori inadeguati allo scopo di prevenire l'aumento del peso, come il vomito autoindotto; l'uso improprio di lassativi o altri farmaci; il digiuno e l'eccessivo esercizio fisico.

3.  Le crisi bulimiche e i comportamenti compensatori avvengono entrambi almeno due volte alla settimana per tre mesi.

4.  La stima di sé è eccessivamente influenzata dal peso e dalla forma del corpo.

5.  Il disturbo non si presenta solo durante episodi di anoressia nervosa.


0 Comments

I benefici del te verde e del te rosso

12/11/2010

1 Comment

 
Il The Verde (nome scientifico Camelia Sinensis) è una varietà cinese di Long Jing, ricco di elementi benefici per la salute, come i polifenoli e le catechine, che sono sostanze che aiutano con un effetto drenante e antiossidante. Il The verde inizia ad essere utilizzato 3.000 anni fa in Cina per i suoi notevoli benefici sulla salute. Già nell’antichità i cinesi sapevano che il The verde aveva il potere di guarire il mal di testa, e li aiutava ad eliminare le tossine e a preservare la giovinezza. Ma per anni nessuna altra cultura aveva dato importanza a questo infuso, ed è solo da un paio di anni che numerose ricerche scientifiche ci hanno dimostrato i suoi numerosi benefici. Oggi la pianta del the verde si coltiva in tutti i paesi con clima tropicale, ed è conosciuta a livello mondiale.
Le catechine presenti nel The Verde aiutano a migliorare alcune malattie e diversi disturbi dell’organismo. In studi realizzati in laboratorio con alcuni topi si è dimostrato che le alte concentrazione di questa sostanza aiutano a diminuire i livelli di colesterolo nel sangue e a mantenerlo dentro i parametri considerati normali.
In Giappone, dove il The verde è consumato in molti momenti della giornata, sono diminuiti i casi di Cancro tanto per gli uomini quanto per donne, in relazione ad altre popolazioni che invece non consumano the verde. Solo 254 mg di catechine al giorno bastano per ottenerne gli effetti benefici. Dobbiamo considerare che una tazza di The Verde apporta da 100 a 150 mg di Catechine, quindi con 2 tazze al giorno di The verde si garantisce il corretto apporto di questa sostanza. Nel 1998, scienziati Cinesi avevano compilato un compendio su tutti i benefici già studiati e provati del The Verde.
Uno degli studi scientifici dimostrò che il consumo giornaliero di The verde durante un arco di tempo di 6 mesi diminuiva le lesioni cancerogene della mucosa orale. Mentre la Rivista di Nutrizione Clinica Americana pubblicò un studio in cui si dimostrava la relazione tra il consumo di The Verde e la perdita di peso, rendendolo un aiuto al problema dell’obesità, grazie all’ effetto drenante e accelerante del metabolismo di questa bevanda. In Olanda invece dimostrarono che le donne che bevevano 5 tazze di The verde al giorno correvano meno rischi di essere colpite da aterosclerosi.
Nell’ Aprile del 1999, nell’ Università della Riserva di Cleveland, USA, si è dimostrato inoltre che i soggetti che consumavano almeno 4 tazze di tè verde prevenivano l’ artrite rematoide e diminuivano i sintomi di chi ne era già affetto. Il metodo migliore per ottenere la quantità maggiore di catechine in una tazza di The verde è quello dell’infusione, facendo riposare il tutto per 5 minuti prima di bere. Il The verde deteinato, quello venduto in bustine da infusione, ha una bassa concentrazione di catechine.
I polifenoli presenti nel The verde sono invece potenti antiossidanti, più potenti anche della vitamina C ed E; ha quindi effetti anti- cancerogeni , anti-invecchiamento e azione probiotica. È importante segnalare che anche se il The verde ha un gran numero di benefici , ha anche un contenuto di caffeina elevato che, anche se non agli alti livelli del caffé, può causare ansia e nervosismo. L’ eccesso di The verde può inoltre aumentare la diuresi provocando disidratazione. Se si assume a digiuno e in maniera troppo concentrata può provocare nausea e vomito. Per tutti questi motivi è importante un consumo controllato. La dose raccomandata è da 1 a 2 tazze da 250 cc al giorno.

Il Tè rosso o rooibos o pu-her (cespuglio rosso) è da tempo utilizzato dalle popolazioni sudafricane come integratore alimentare ed è un valido aiuto per migliorare la qualità del riposo notturno. E' un infuso di colore rossastro e dall'aroma gradevolissimo. Viene preparato dalle foglie e dai ramoscelli di un pianta sudafricana chiamata Aspalathus linearis. Non è eccitante. Gli si attribuiscono proprietà di lenire il dolore, di distendere il sistema nervoso centrale, di stimolare il sistema immunitario, antiossidanti. E' meno fermentato e sembra il più efficace nel prevenire i danni al Dna. Oggi il tè viene bevuto soprattutto per la sua azione antiossidante e perché in grado di ridurre i grassi corporei (colesterolo, trigliceridi, adipe). La bevanda si prepara versando una tazza di acqua calda ma non bollente e lasciando in infusione 3-4 minuti.
L'infusione non dovrebbe superare i 5 minuti per non danneggiare le catechine.
Il tè può essere arricchito con limone e zucchero ma non latte, infatti la caseina contenuta nel latte è in grado di neutralizzare i polifenoli, componenti benefiche del tè.

1 Comment

Disbiosi intestinale

12/11/2010

0 Comments

 
"Disbiosi" ovvero l'alterazione della flora batterica intestinale. Per lungo tempo la medicina ha ignorato l’importanza degli ecosistemi microbici cutaneo, vaginale e intestinale nell’organismo.Gli studi hanno dimostrato che tali microrganismi non solo costituiscono la prima barriera verso le infezioni, ma hanno anche numerose altre funzioni atte a mantenere il buono stato di salute dell'uomo.

LA FLORA BATTERICA INTESTINALE

La microflora intestinale raggiunge una quota di 100.000.000.000-100.000.000.000.000 microrganismi per grammo di feci e, in condizioni normali, è rappresentato principalmente da Batterioidi e Bifidobatteri tra i batteri anaerobi e da Clostridi, Enterobatteri, Enterococchi, Lattobacilli e Stafilococchi tra quelli aerobi.
Nell’intestino troviamo però anche virus, miceti (lieviti e funghi) e una gran quantità di protozoi (Entaomeba coli, Endolidax nana, Iodanoeba butshlii, Tricodonas homonis, Chilomastix mesnili).
Questi microbi per quantità e distribuzione variano da individuo a individuo.

CAUSE DELLA DISBIOSI INTESTINALE

Molteplici sono le cause che possono alterare l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Tra queste, primaria importanza l’assumono gli antibiotici e i sulfamidici, farmaci di uso indiscriminato in questi ultimi anni, che con la loro carica batteriostatica e/o battericida agiscono anche sui batteri residenti.
Restando sulle cause jatrogene è stato dimostrato che anche altri fattori come ad esempio i corticosteroidi immunosopressivi e le radiazioni ionizzanti che riducono l'efficienza del sistema immunitario, gli inibitori dell’ovulazione che modificano il pH della mucosa enterocolitica e l’uso indiscriminato dei lassativi sono correlati alla disbiosi.
Cofattore principe lo assume la dieta. Predisponenti alla disbiosi sono le diete carenti di fibre o particolarmente ricche di generi alimentari raffinati (es. farina e zucchero), le intolleranze e la presenza nei cibi di sostanze tossiche come coloranti, conservanti, pesticidi, ormoni steroidei alimentari, etc.
Non dimentichiamoci poi le intossicazioni da metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio) assunti sia con gli alimenti sia per altre vie.

PRINCIPALI CONSEGUENZE DELLA DISBIOSI INTESTINALE

Prova dell’importanza del sistema ecobiologico intestinale nell’economia dell’organismo e la presenza in esso del più vasto sistema immunitario , sono le conseguenze che ne derivano da un’alterazione di questo.
Tra le prime conseguenze a carattere loco-regionale troviamo coliti croniche come il morbo di crohn e la rettocolite ulcerosa, la poliposi intestinale e le sue conseguenze tumorali. I batteri colici possono poi coinvolgere i tessuti dell’apparato uro-genitale con prostatiti uretiti e vulvo-vaginiti.
Altra importante conseguenza è la comparsa di intolleranze alimentari e allergie dovute, oltre che alle alterazioni del sistema immunitario, ad una insufficiente attività dei linfociti T intraepiteliali e ad una aumentata penetrazione e riassorbimento di macromolecole nell’intestino. Una volta instaurate le intolleranze si crea un circolo vizioso, in quanto il sovraccarico epatico favorisce la riproduzione intraluminare di geni patogeni come proteus e clostridi.
Il metabolismo batterico inoltre produce varie sostanze tossiche che vengono poi riassorbite, quali: fenolo, cadaverina, indolo, ammoniaca, etc. Queste, una volta raggiunto fegato e pancreas, contribuiscono al sovraccarico degli organi appena citati, con un rallentamento della digestione e una riproposizione del circolo vizioso della disbiosi. Citiamo infine l’alterazione del metabolismo delle vitamine che risultano essere coinvolte nello sviluppo di una candidosi cronica. Quest’ultima spesso complica la disbiosi. La candida, normalmente presente sotto forma di spora anche negli individui sani, a causa di disbiosi, errori alimentari, farmaci e immunosopressione si trasforma nella forma vegetativa. Si ha così la trasformazione di metaboliti tossici tra cui la formaldeide con coinvolgimento della sfera psichica e la colonizzazione della mucosa intestinale e delle mucose degli organi vicini (vagina, vescica, uretra, etc.).

0 Comments

Dieta per la magrezza

12/11/2010

0 Comments

 
Una magrezza eccessiva crea problemi quanto i chili di troppo. Non è però sempre possibile diventare magri o "rotondetti" a piacere, perché molto dipende dal tipo di costituzione che si ha. Acquistare qualche chilo per avere una figura più modellata è possibile, ma sempre nei limiti del proprio fisico.
Si parla di magrezza quando il peso corporeo è inferiore del 10 per cento a quello medio che deriva   dall’ indice di massa corporea (IMC)
Non tutte le magrezze possono essere corrette con una dieta. Per esempio, la magrezza costituzionale è quella di persone in buona salute ed energiche che hanno però una costituzione sottile e davanti allo specchio si vedono più esili degli altri. Ciò non deve assolutamente preoccupare: l'importante è che l'organismo funzioni a dovere. Completamente diverso è il caso di persone di costituzione normale che si trovano ad essere più magre di quanto dovrebbero essere. E che quindi intendono riprendere il peso ideale.

Quali situazioni possono determinare magrezza eccessiva?

Per esempio, le conseguenze di malattie infettive, l'ulcera, il diabete, la presenza di parassiti intestinali, disfunzioni ormonali come quella della tiroide (ipertiroidismo), facilmente riconoscibile perché le persone che ne sono affette, oltre alla magrezza, presentano una sporgenza dei globi oculari.  Quest' ultima situazione è facilmente risolvibile dal medico con semplici cure farmacologiche.
Fra gli adolescenti sono più diffusi i dimagrimenti dovuti a fattori nervosi, con una cronica carenza di appetito dovuta a varie cause (problemi affettivi, ambientali) o da una "malnutrizione", cioè una alimentazione squilibrata con una quantità di calorie e di proteine inferiore al normale.
Per recuperare i chili perduti, dopo aver naturalmente superato l'eventuale malattia o disturbo che ha causato il dimagrimento, basta seguire alcune regole alimentari. In linea generale per ingrassare bisogna mangiare di più. Tuttavia bisogna farlo con criterio, per evitare di creare squilibri nell'organismo.
Non si deve mangiare per esempio, solo più pasta o più dolci, perché così si provoca soltanto un disordine alimentare che può ripercuotersi sulla funzionalità dell' organismo e creare problemi di digestione. Quindi, molto importante deve essere la gradualità nel riprendere a mangiare in maniera corretta, abituando l'organismo a mano a mano a far fronte all' aumento di cibi e di calorie, come pure una dieta altamente calorica ma ben bilanciata, ricca di alimenti digeribili e di facile assorbimento.
E' preferibile suddividere l'apporto calorico in cinque pasti nell'arco della giornata per non affaticare la digestione. Se ciò non fosse possibile poiché lo spuntino a metà mattina o la merenda pomeridiana spezzano l'appetito, sarà sufficiente consumare tre pasti abbondanti ogni giorno. Quanto alla composizione dei pasti, sono sconsigliati i cibi voluminosi e con poche calorie come zuppe di verdure, brodi e verdure crude.
E' consigliabile mangiare molto pesce, formaggi e legumi, soprattutto perché questi alimenti sono ricchi di proteine. Le proteine, fra l'altro, costituiscono l'elemento base per la formazione di anticorpi, le sostanze che difendono l'organismo dalle malattie. Tra le bevande si consigliano il latte intero, i frullati e i succhi di frutta.

0 Comments

Dieta per la diverticolosi

12/11/2010

1 Comment

 
La diverticolosi del colon è una condizione comune che affligge circa il 50% della popolazione occidentale entro i 60 anni e quasi tutti all’età di 80 anni. Solo una piccola percentuale di persone che hanno diverticolosi presentano sintomi, e soltanto per alcuni sarà necessario un intervento.
I diverticoli sono tasche che si sviluppano nelle pareti del colon, di solito nel sigma, o nel colon sinistro, ma possono interessare anche tutto il colon. La diverticolosi descrive la presenza di queste tasche. La diverticolite rappresenta l’infiammazione o le complicazioni di queste tasche.
I principali sintomi della malattia diverticolare sono: dolore addominale (solitamente nel quadrante addominale inferiore sinistro), diarrea, spasmo colico, variazione dell' alvo ed occasionalmente una severa emorragia rettale. Questi sintomi compaiono in una piccola percentuale di pazienti con questa condizione e talvolta sono difficili da differenziare dai pazienti affetti da sindrome da colon irritabile.
La diverticolite - un’infezione del diverticolo - potrebbe causare uno o più dei seguenti sintomi: dolore, brividi, febbre, alterazione dell’alvo. Una sintomatologia più importante è presente nelle complicazioni più gravi come la perforazione con accesso o formazione di una fistola.
Indicazioni fanno presupporre che una dieta povera di fibre, attuata per molti anni causa un aumento della pressione nel colon che porta alla diverticolosi.
La diverticolosi e la malattia diverticolare, solitamente, vengono opportunamente trattate con una dieta adeguata, e alcune volte con medicine che aiutano a controllare il dolore, lo spasmo colico e le variazioni dell’alvo. Aumentando il contenuto di fibre nella dieta (cereali, legumi, verdure, etc.) - e qualche volta riducendo alcuni alimenti - si riduce la pressione nel colon e queste complicazioni si manifestano più raramente. Molto utili si rivelano alcune sostanze idrofile, capaci di aumentare la massa fecale e di ridurre in questo modo la pressione all'interno del lume intestinale (per esempio lo psyllium, nomi commerciali: Psylloplus, Fybogel, Metamucil, etc.).
La diverticolite richiede una gestione più accurata. Casi moderati possono essere controllati senza ricovero in ospedale; questa decisione deve essere presa dal medico curante. Il trattamento consiste in antibiotici presi per via orale, restrizioni nella dieta e il possibile uso di prodotti che rendano le feci più morbide. Casi più gravi necessitano del ricovero ospedaliero, gli antibiotici verranno somministrati via endovenosa e la dieta sarà limitata. La maggior parte degli attacchi acuti possono essere risolti in questo modo. Il trattamento chirurgico viene riservato ai pazienti con attacchi ripetuti, casi severi o complicati e quando si avverte una debole riposta o, addirittura, nessun miglioramento dopo la terapia medica.

Cibi da evitare:

Formaggi e salumi grassi, cibi piccanti e/o elaborati (fritti), Bevande gassate e alcolici, Dolci elaborati.

La dieta dovrebbe apportare circa 20 gr. di fibre al giorno per ogni 1000 Kcal assunte. (indicazione OMS).

1 Comment

Dieta per chi soffre di ulcera

12/11/2010

2 Comments

 
I due tipi di ulcera

L'ulcera può colpire due organi: lo stomaco (ulcera gastrica) o il duodeno (ulcera duodenale). I sintomi più frequenti sono l'acidità, il bruciore, il dolore. Generalmente nell'ulcera gastrica il dolore insorge subito dopo il pasto, mentre in quella duodenale 3-4 ore dopo il pasto, quando cioè lo stomaco è vuoto, tanto da essere chiamato proprio "dolore da fame".Una dieta appropriata è di grande importanza nella cura di questa malattia, soprattutto se accompagnata da una terapia a base di farmaci, che oggi sulla base di nuove acquisizioni scientifiche risultano molto efficaci.

Il latte non è più un toccasana

Recentemente la scienza ha decretato la falsità di alcune credenze popolari secondo cui, per esempio, il latte è un valido antiulcera e le spezie, invece, la aggravano. E' vero tutto il contrario.
Il latte, pur avendo un effetto di sollievo immediato del dolore dell'ulcera, la aggrava poiché stimola la produzione di un ormone, la gastrina, che scatena la produzione di acido nello stomaco.
Al contrario, le spezie come il peperoncino, ritenute un tempo molto pericolose per l'ulcera, si sono rivelate un aiuto per combatterla, grazie al contenuto in capsaicina, una sostanza che migliora la circolazione sanguigna nello stomaco. Naturalmente chi non tollera questo tipo di spezie farebbe bene a rinunciarvi e adottare altri rimedi antiulcera.

I cibi che fanno bene

Le ultime ricerche scientifiche hanno poi evidenziato che la natura ci mette a disposizione due armi potenti per alleviare l'ulcera: la banana e il cavolo. La banana stimola la produzione di cellule che ispessiscono la parete dello stomaco, cicatrizzando le ferite dell'ulcera. I cavoli, invece, contengono un'altra sostanza, il gefarnato, usato da tempo come base di farmaci antiulcera. Questo composto ha il potere di rinforzare la mucosa dello stomaco proteggendola dagli attacchi degli acidi; sembra inoltre che il cavolo abbia proprietà antibiotiche, specie nei confronti dell' Helicobacter pylori, il batterio ormai ritenuto la causa principale delle ulcere. Una curiosa ricerca compiuta negli Stati Uniti sui detenuti del penitenziario di San Quintino ha dimostrato che l'ulcera gastrica si era cicatrizzata nel 93% dei casi fra quanti sono stati invitati a consumare cavoli quotidianamente. Infine, anche l'umile aglio sembra avere potere curativo per questa malattia. Non guarisce l'ulcera ma riduce l'effetto delle sostanze irritanti.

Gli alimenti sconsigliati

Alcolici (specie la birra) soprattutto a digiuno, bevande gassate, specie se a base di cola, brodi di carne, salumi, fritture, frutta acida come le arance e i limoni, pesci fritti o sott'olio, pane caldo. Particolare attenzione va poi fatta a quegli alimenti contenenti particelle che possono fissarsi su una lesione ulcerosa, come la crusca o i semini di frutta come kiwi, more, fichi, lamponi.

La liquirizia aiuta

La liquirizia tradizionale si è rivelata recentemente una potente arma antiulcera. Ricercatori svedesi e americani hanno infatti osservato che la radice di liquirizia ha la proprietà di ridurre l'acidità dello stomaco, di favorire la formazione di mucosa gastrica e l'attività di autoriparazione di quest'organo. Chi soffre di pressione alta e le donne in gravidanza devono tuttavia fare attenzione a non abusare di questo alimento: è scientificamente dimostrato, infatti, che la liquirizia alza la pressione e favorisce la ritenzione di liquidi nell'organismo.

2 Comments

Alimentazione e gastrite

12/11/2010

1 Comment

 
Cos'è la gastrite

La gastrite è una infiammazione della parete dello stomaco che può iniziare proprio a tavola, e per due motivi: o a causa di un'alimentazione poco corretta o a causa di frequenti stati di tensione emotiva e di stress durante i pasti. Altre cause sono l'uso indiscriminato di farmaci come aspirina, cortisonici e diuretici senza il controllo del medico; l'abuso di alcolici o l'intossicazione con cibi guasti.

I due tipi di gastrite

Se la tavola è spesso fonte di gastrite, ne è però anche la cura principale. Non esiste però una dieta unica per tutti i casi. Se la gastrite è di tipo "acido o ipersecretivo" cioè con il succo gastrico più acido del normale, la dieta deve essere a base di latte, uova, formaggi freschi con condimenti quali il burro e l'olio d'oliva crudi. Bisogna poi evitare le carni arrosto, il brodo, gli estratti di carne, l'alcol e alcuni tipi di frutta come arance, mandarini, uva, che stimolano eccessivamente la secrezione gastrica.
Al contrario, nei casi di gastrite "iposecretiva" cioè quando il succo gastrico è meno acido, la dieta deve essere ricca di carboidrati e povera di grassi. Quindi, bisogna mettere in tavola frequentemente pasta, riso, cereali in genere, evitando i fritti e le carni grasse di bovino o di maiale, i cibi affumicati e conservati. E’ necessario anche porre una particolare attenzione alla preparazione dei cibi cercando di affaticare lo stomaco il meno possibile: per esempio la carne andrà accuratamente tritata o addirittura omogeneizzata. Le verdure vanno bollite e, se necessario, triturate. Il pane deve essere sempre ben cotto, addirittura quasi biscottato.

Regole generali

In generale, per ogni tipo di gastrite, è necessario evitare i cibi che irritano la mucosa gastrica, soprattutto quelli troppo freddi o troppo caldi. Bisogna inoltre ridurre o meglio evitare caffè, tè, spezie e cipolle crude, che contengono sostanze in grado di rilasciare il muscolo che chiude la bocca dello stomaco, favorendo quindi il reflusso gastro-esofageo, anch’esso causa di una sensazione di bruciore all’apparato digerente. E’ importante anche fare pasti piccoli e frequenti. Al contrario, mangiare troppo e velocemente sovraccarica lo stomaco rendendo più frequenti gli attacchi di gastrite. Anche il fumo deve essere limitato il più possibile. Un errore da non commettere è infine quello di mettersi sdraiati dopo aver mangiato, poiché la posizione distesa favorisce il reflusso del cibo nell’esofago, causando bruciore. Bisognerebbe aspettare almeno tre ore dopo i pasti per andare a coricarsi.

Cosa fare se c'è un attacco

In caso di un attacco acuto di gastrite è necessario sospendere i cibi solidi per almeno ventiquattro ore, sostituendoli con una dieta liquida a base di succhi di frutta, tè leggero e brodi vegetali leggeri; si ricomincerà gradualmente a mangiare gli alimenti solidi con riso bollito, carni bianche e latticini freschi.
1 Comment

Dieta per chi soffre di fegato

12/11/2010

2 Comments

 
Cosa fa il fegato

Il fegato è il principale laboratorio chimico del corpo umano ed è quello che più degli altri organi deve il suo stato di salute all'alimentazione.
I cibi che aiutano più di ogni altro il buon funzionamento del fegato sono i carboidrati, cioè pane, pasta, riso, zucchero, miele. Questi concorrono alla formazione del glicogeno epatico, sostanza che favorisce le importanti funzioni di quest'organo. Il fegato ha comunque bisogno di tutte le sostanze presenti negli alimenti per lavorare bene.
Un'alimentazione corretta permette anche di risolvere quei lievi disturbi che ogni tanto possono presentarsi, come svogliatezza, bocca amara, sonnolenza dopo i pasti.
La raccomandazione principale è mangiare con regolarità; possibilmente in pasti piccoli suddivisi nella giornata; bisogna evitare quindi di digiunare per molte ore durante il giorno e rimpinzarsi la sera a cena.

Le uova non fanno male ?

Da chiarire una volta per tutte è poi il problema delle uova: queste non fanno male al fegato, ma piuttosto a chi soffre di calcoli alla colecisti (cistifellea), poiché l'uovo fa contrarre la cistifellea acuendo i disturbi.
Al fegato, invece, le uova fanno solo bene, in quanto contengono sostanze utili per il buon funzionamento delle cellule epatiche, come la metionina e la colina, due amminoacidi. Quindi se cotte alla coque o bollite possono essere tranquillamente consumate da due a quattro alla settimana. Evitare invece le uova fritte, poiché i grassi della frittura sovraccaricano il fegato.

L'alcol non solo nuoce, ma fa ingrassare

Non dimentichiamo infine che l'alcol in dosi eccessive è il principale imputato delle malattie epatiche. La gran parte dell'alcol assorbito arriva infatti al fegato e la sua trasformazione ha luogo principalmente in quest'organo. Inoltre l'alto contenuto di calorie dell'alcol non comporta soltanto lesioni al fegato, ma lo induce ad accumulare le calorie in eccesso sotto forma di grassi.

Le donne devono stare più attente al bicchiere

Queste precauzioni andrebbero raddoppiate nel caso delle donne. Il sesso femminile, infatti, ha una minore quantità dell'enzima che trasforma l'alcol, detto alcooldeidrogenasi, col risultato di mantenere l'alcol più a lungo in circolo nell'organismo. E' anche questo il motivo per cui, a parità di dosi, una donna regge meno bene l'alcol rispetto a un uomo.
Se proprio si vuole bere qualcosa prima di andare a dormire l'ideale è un bicchiere di latte con zucchero o un succo di frutta.

Un aiuto dalle vitamine

I disturbi di fegato possono essere alleviati anche consumando di più i cibi ricchi di due tipi di vitamine, la B12 e la K. La prima si trova in fegato, aringhe, carne, latte, formaggi e uova. La seconda viene in parte fabbricata nell'organismo e in parte può essere assunta con cibi quali spinaci, cavoli, pomodoro, fragole, carne bovina.

2 Comments

Dieta per la menopausa

12/11/2010

0 Comments

 
Perché si aumenta di peso

Lo squilibrio ormonale che si verifica durante la menopausa porta in genere un aumento di peso, dovuto al rallentamento del metabolismo anche se si continua a mangiare come sempre.
Attenzione quindi alle calorie, ma senza far mancare all'organismo le sostanze che in questo momento sono indispensabili: il calcio e la vitamina D, che contribuiscono a irrobustire le ossa, ora a rischio di osteoporosi.


Il calcio, un amico contro l'osteoporosi

In menopausa, la quantità necessaria di calcio per mantenerne un buon livello nell'organismo, è intorno ai 1500 mg (milligrammi) al giorno.
Sì allora ai cibi ricchi di calcio come il latte, lo yogurt e i formaggi, scegliendo sempre tra quelli più magri, ma non dimenticando che anche alcune verdure hanno un discreto apporto di calcio senza però gravare molto sul bilancio calorico. Sono: broccoli, cavolfiori, carciofi, cicoria, indivia e radicchio verde. Con le verdure, ricordate inoltre di preparare anche minestre, dato che i sali minerali si concentrano nell'acqua di cottura.
Tra i pesci e i molluschi, sono poi particolarmente ricchi di calcio le ostriche, i mitili e i calamari. Anche le acque minerali ricche di calcio possono aiutare. Per scegliere quelle giuste, basta leggere l'etichetta e osservare il contenuto di ioni di calcio.


I cibi che ostacolano l'assorbimento di calcio

Attenzione però ad alcuni alimenti che invece ostacolano l'assorbimento di calcio. Sono gli ossalati (contenuti negli spinaci, tè, asparagi e piselli), i fitati (contenuti nei cereali, legumi e vegetali), il sodio (sale, insaccati, alimenti conservati in genere). Basti pensare che con ogni grammo di sodio consumato si perdono 26 mg di calcio.
Anche il caffè ha l'effetto di ridurre la disponibilità di calcio nell'organismo, quindi è preferibile non consumarne più di due tazzine al giorno.


I cibi che aiutano a fissare il calcio

Il calcio assorbito con i cibi, viene fissato nell'organismo da un altro minerale, il magnesio, contenuto nelle noci, nelle mandorle, nelle verdure a foglia verde, nelle barbabietole e nel chicco di grano non macinato. Ma anche il fosforo non deve mancare ed è presente in molti pesci, specie lo stoccafisso e il cefalo, nei cereali, nel fegato. Un ruolo simile è svolto anche dalle vitamine A ed E.

Come alimentarsi in menopausa

Ecco un esempio di dieta da seguire:
Colazione: uno yogurt magro con cereali
Metà mattina: una fetta di ananas
Pranzo: penne ai quattro formaggi, verdura mista, frutta fresca.
Metà pomeriggio: una spremuta di frutta
Cena: salmone bollito con patate, insalata, pane integrale, un frutto.


0 Comments

Dieta contro la cistite

12/11/2010

0 Comments

 
Cos'è la cistite

La cistite è l'infiammazione della vescica, e si manifesta con una sensazione di bruciore quando si fa la pipì, un aumento della frequenza e dell'urgenza di andare a urinare. Causa di questo fastidio, che può durare anche per anni, sia pure a intervalli, sono i batteri Escherichia coli, che normalmente colonizzano l'intestino, e che possono migrare nelle vie urinarie attaccandosi alle pareti della vescica e moltiplicandosi rapidamente.

Chi ne viene colpito

Dopo il raffreddore, la cistite è il disturbo più comune che colpisce le donne. Il 20-30 per cento delle italiane ne è colpito almeno una volta l'anno.
La cistite colpisce le donne dall'inizio della loro attività sessuale, aumenta durante la gravidanza e continua ad aumentare dopo la menopausa.

Come si cura

Per curare la cistite bisogna ricorrere agli antibiotici, ma una alimentazione adatta può essere di grande aiuto poiché molti cibi combattono la diffusione di questi batteri nella vescica, riducendo così il rischio di ricadute.

I benefici del mirtillo

Da tempo il rimedio alimentare più diffuso nella medicina popolare è il succo di mirtillo. Oltre che sotto forma di succo, il mirtillo può essere consumato come frutta, con un po' di succo di limone e mezzo cucchiaino di zucchero, o a prima colazione, mescolato con lo yogurt.
Le virtù del mirtillo hanno trovato oggi una spiegazione scientifica: i mirtilli hanno dei composti unici, derivati dal tannino, che impediscono ai batteri di colonizzare le cellule che rivestono l'uretra e la vescica.
Per mantenere una difesa efficace contro i batteri è sufficiente anche mezzo bicchiere al giorno di succo di mirtillo (da diluire con acqua), per sette settimane. Il mirtillo è una bacca dotata di molte altre virtù. Particolarmente povero di calorie (25 per 100 grammi), è ricco di fibra (3.1 grammi per etto), di potassio (160 milligrammi) di vitamina C (15 milligrammi) e vitamina A (13 microgrammi), calcio e fosforo. Un vero cocktail di vitamine e sali minerali utilissimi.

Bere molta acqua

Per combattere efficacemente la cistite bisogna anche bere molti liquidi, iniziando con due bicchieri di acqua non gassata appena sveglie e continuando poi per tutta la giornata fino a raggiungere i due litri d'acqua nelle 24 ore. I liquidi servono a diluire i batteri nell'urina, favorendo la loro eliminazione con le urine.

Quali cibi evitare

Esistono anche alcuni cibi che è meglio evitare, poiché possono rendere l'urina troppo acida. In un ambiente acido, infatti, i batteri Escherichia coli possono proliferare più velocemente. I cibi che rendono acida l'urina sono cipolle, formaggi stagionati, cioccolato, fave, pomodori e soia, compresi gli alimenti ottenuti con questo legume, come il formaggio tofu.

Quali cibi consumare di più

Un aiuto contro la cistite arriva anche dallo yogurt, perché sovente questa infiammazione si accompagna ad aumento della candida, il lievito che colonizza la vagina e che in presenza di cistite può proliferare più del normale aggravando la situazione. Lo yogurt invece permette di tenere bassi i livelli della candida.
0 Comments
<<Previous
Forward>>
    Picture

    Argomenti trattati
    Glomerulonefrite e Alimentazione
    Prurito diffuso
    Allergia al Nichel quali alimenti evitare
    Arriva l'estate, quale alimentazione?
    Dieta e calcoli renali
    Caffè in gravidanza
    Alimenti ricchi in ferro
    I sostituti della carne per dare proteine ai bambini
    Colite e morbo di Crohn
    Il chitosano
    Sovrappeso e Obesità
    Sindrome di Dumping
    Quante proteine occorrono al nostro organismo
    Malattie alimentari
    L'Orzo e i suoi benefici
    Epatite C ed alimentazione
    Il Morbo di Alzheimer
    Il fluoro il fosforo ed il magnesio
    Il ferro
    Il favismo
    I disturbi del comportamento alimentare
    I benefici del te verde e del te rosso
    Disbiosi intestinale
    Dieta per la magrezza
    Dieta per la diverticolosi
    Dieta per chi soffre di ulcera
    Alimentazione e gastrite
    Dieta per chi soffre di fegato
    Dieta per la menopausa
    Dieta contro la cistite
    Diabete mellito
    Diabete gestazionale
    Colonpatie croniche
    Cellulite ed alimentazione
    Morbo celiaco
    Calcoli della colecisti
    Caduta dei capelli
    Antropometria
    Allergie alimentari
    Allattamento e divezzamento
    Alimenti ed emicrania
    Alimenti ed allergie
    Alimentazione prima e dopo il concepimento
    Alimentazione nell'epatite
    Alimentazione e gravidanza
    Acetone nei bambini
    Alimentazione e fegato
    Alimentazione ed ipertensione
    Alcol in gravidanza
    Acqua
    Acidi grassi polinsaturi



    Autore

    Dott. Ignazio Madonia
    Dietista

    Archivi

    Gennaio 2014
    Marzo 2013
    Novembre 2011
    Maggio 2011
    Novembre 2010

    Categorie

    Tutto
    Prurito Diffuso

    Feed RSS

Powered by Create your own unique website with customizable templates.