Dott. Ignazio Madonia
Autismo e alimentazione
L’autismo è un disordine estremamente complesso e le necessità di questi bambini variano da soggetto a soggetto.
L’autismo colpisce i maschi con una frequenza tre volte maggiore delle femmine.
Molti neonati autistici sono diversi fin dalla nascita, troviamo due caratteristiche comuni che colpiscono i bambini con autismo:
Dopo 50 anni di ricerca, approcci, tradizionali e moderni ci stanno consentendo di comprendere e trattare terapeuticamente queste persone. E’ anche importante menzionare il fatto che i genitori e i professionisti cominciano a realizzare che i sintomi dell’autismo sono trattabili. Secondo una definizione accettata dalla maggior parte degli esperti, l’autismo è un insieme di disturbi neurologici che impedisce alla persona di elaborare correttamente le informazioni provenienti dall’ambiente esterno. Negli ultimi anni, le spiegazioni biologiche del comportamento hanno fornito chiarimenti sulla relazione tra mente e cervello e tra disturbi dello sviluppo celebrale e delle funzioni psichiche che hanno messo in risalto il ruolo del patrimonio genetico. L’autismo è una disabilità che dura per tutta la vita e allo studio attuale delle nostre conoscenze, non si è trovata ancora una cura definitiva. Nell’organizzare un intervento educativo per un soggetto autistico ci troviamo nella necessità di combinare tra loro esigenze diverse:
Durante l’infanzia, molti di questi bambini iniziano a dondolarsi. Non esiste un aggettivo in grado di descrivere tutti i tipi di persone affette da autismo, esistono diverse forme di questo disordine. Circa la metà ha un linguaggio limitato o addirittura assente, alcuni invece ripetono parole o frasi (ecolalia), altri hanno una normale capacità linguistica.
Perchè la dieta aiuta
Molti genitori riferiscono di cambiamenti positivi sia nello stato di salute che nel comportamento dei loro figli con autismo e disturbi correlati quando seguono una “dieta speciale”, che consiste nell'eliminazione di glutine, caseina e altre sostanze possibilmente tossiche, come glutammato, coloranti, conservanti e dolcificanti artificiali. Sono convinti inoltre che, con queste “omissioni” dall'alimentazione quotidiana, possano migliorare anche i sintomi che comunemente si definiscono “autistici” e i bambini possano raggiungere così più facilmente il loro pieno potenziale. L' Autism Research Institute (ARI) ha condotto un sondaggio tra migliaia di genitori e ha verificato che il 69% di coloro che facevano seguire ai propri figli la dieta senza glutine e caseina aveva visto dei miglioramenti e, anche in una inchiesta condotta recentemente da Autism Speaks, la maggiore associazione di genitori americani, l'82% ha descritto un deciso miglioramento con questa dieta nel contatto oculare, nel linguaggio, nell'attenzione, nella stitichezza, nella diarrea, nel sonno, nell'iperattività e in molto altro. Recentemente anche in Italia un numero sempre crescente di genitori si rivolge all'intervento dietetico con speranza e fiducia, nonostante questo sia ancora ritenuto dalla medicina ufficiale del nostro paese qualcosa di “alternativo”.
Ma cosa dicono scienza e ricerca a riguardo?
Ecco alcuni punti fondamentali su cibo, dieta e ricerca che la scienza attuale ha provato:
Come mangiano i bambini con autismo
L’autismo colpisce i maschi con una frequenza tre volte maggiore delle femmine.
Molti neonati autistici sono diversi fin dalla nascita, troviamo due caratteristiche comuni che colpiscono i bambini con autismo:
- L’incurvare la schiena per allontanarsi dalla persona che li accudisce in modo da evitare il contatto fisico.
- Nei primi mesi di vita sono spesso descritti come bambini o passivi, o troppo agitati.
Dopo 50 anni di ricerca, approcci, tradizionali e moderni ci stanno consentendo di comprendere e trattare terapeuticamente queste persone. E’ anche importante menzionare il fatto che i genitori e i professionisti cominciano a realizzare che i sintomi dell’autismo sono trattabili. Secondo una definizione accettata dalla maggior parte degli esperti, l’autismo è un insieme di disturbi neurologici che impedisce alla persona di elaborare correttamente le informazioni provenienti dall’ambiente esterno. Negli ultimi anni, le spiegazioni biologiche del comportamento hanno fornito chiarimenti sulla relazione tra mente e cervello e tra disturbi dello sviluppo celebrale e delle funzioni psichiche che hanno messo in risalto il ruolo del patrimonio genetico. L’autismo è una disabilità che dura per tutta la vita e allo studio attuale delle nostre conoscenze, non si è trovata ancora una cura definitiva. Nell’organizzare un intervento educativo per un soggetto autistico ci troviamo nella necessità di combinare tra loro esigenze diverse:
- Creare un valido rapporto umano, in cui l’educatore condivide con il bambino angosce, paure ed emozioni.
- Fornire un intervento efficace e tecnicamente valido con solide basi sperimentali.
- Considerare l’individuo in modo globale non parcellizzato e personalizzare l’intervento.
Durante l’infanzia, molti di questi bambini iniziano a dondolarsi. Non esiste un aggettivo in grado di descrivere tutti i tipi di persone affette da autismo, esistono diverse forme di questo disordine. Circa la metà ha un linguaggio limitato o addirittura assente, alcuni invece ripetono parole o frasi (ecolalia), altri hanno una normale capacità linguistica.
Perchè la dieta aiuta
Molti genitori riferiscono di cambiamenti positivi sia nello stato di salute che nel comportamento dei loro figli con autismo e disturbi correlati quando seguono una “dieta speciale”, che consiste nell'eliminazione di glutine, caseina e altre sostanze possibilmente tossiche, come glutammato, coloranti, conservanti e dolcificanti artificiali. Sono convinti inoltre che, con queste “omissioni” dall'alimentazione quotidiana, possano migliorare anche i sintomi che comunemente si definiscono “autistici” e i bambini possano raggiungere così più facilmente il loro pieno potenziale. L' Autism Research Institute (ARI) ha condotto un sondaggio tra migliaia di genitori e ha verificato che il 69% di coloro che facevano seguire ai propri figli la dieta senza glutine e caseina aveva visto dei miglioramenti e, anche in una inchiesta condotta recentemente da Autism Speaks, la maggiore associazione di genitori americani, l'82% ha descritto un deciso miglioramento con questa dieta nel contatto oculare, nel linguaggio, nell'attenzione, nella stitichezza, nella diarrea, nel sonno, nell'iperattività e in molto altro. Recentemente anche in Italia un numero sempre crescente di genitori si rivolge all'intervento dietetico con speranza e fiducia, nonostante questo sia ancora ritenuto dalla medicina ufficiale del nostro paese qualcosa di “alternativo”.
Ma cosa dicono scienza e ricerca a riguardo?
Ecco alcuni punti fondamentali su cibo, dieta e ricerca che la scienza attuale ha provato:
- I bambini con autismo hanno problemi con alcuni cibi che influiscono negativamente sui loro sintomi comportamentali, cognitivi e fisici.
- Il cibo ha un effetto diretto su intestino, infiammazione intestinale e sulle capacità digestive che, a loro volta, influiscono sulla fisiologia e sul funzionamento del cervello.
- Carenze nutrizionali sono molto comuni nell'autismo.
- Sono molto comuni problemi intestinali e una insufficiente funzionalità degli enzimi digestivi.
- Digestione, detossificazione e funzionalità immunitarie sono spesso compromesse. E' comune una sovracrescita di candida. L'intervento dietetico influenza questi disordini riscontrati nell'autismo.
- L'intestino è considerato il “secondo cervello” e la “connessione intestino-cervello” è stata studiata nell'autismo. La guarigione dell'intestino ha influenze positive sul cervello.
- Risolvere i problemi intestinali aumenta l'assorbimento delle sostanze nutrienti. Quando lo stato dei nutrienti migliora, i vari organi funzionano meglio, cervello compreso.
- Eliminare gli alimenti contenenti tossine (come gli additivi artificiali) che influenzano negativamente la chimica del cervello allevia il carico sul fegato e sul sistema di detossificazione e favorisce un miglioramento della funzionalità cerebrale e dei comportamenti.
- Evitando alimenti che favoriscono l'infiammazione (glutine, caseina e altri) supportiamo il sistema digestivo e quello immunitario.
Come mangiano i bambini con autismo
I ragazzi più piccoli, classificati come “autistici”, hanno un rapporto piuttosto conflittuale con il cibo. Quelle che sono
le naturali difficoltà dei pargoletti verso alcuni alimenti, si amplificano a tal punto da apparire difficili da combattere.
Di fronte al rifiuto di un piatto, per esempio, troppo condito o sofisticato per i gusti del bambino, un genitore può accusare una certa difficoltà nel gestire la situazione a tavola.
Anche un papà e una mamma possono aver chiaro nella testa che cosa è giusto far mangiare al proprio bimbo con autismo lieve, è molto più difficile costringere il figlio ad assumere più verdura o a finire il pasto lasciato nel piatto.
Se i capricci in cucina sono un gran classico per tutti i bambini e un modo abbastanza genuino per rivendicare la propria libertà, attraverso scelte alimentari perentorie, quando si è genitori di bambini con autismo, diventa tutto più difficile. Obbligare un bambino che grida o si dimena, perchè non vuole mangiare quello che ha preparato la mamma, è una vera e propria tortura e bisogna ricorrere a degli espedienti precisi per convincere il proprio pargoletto che quello che mangia gli farà bene.
Comportamenti tipici
I bambini che soffrono di autismo manifestano dei comportamenti comuni quando sono seduti a tavola e si apprestano a pranzare o a cenare.
Uno degli aspetti che fanno più soffrire i famigliari che vivono con soggetti afflitti da autismo infantile è legato all’attitudine di tutti gli autistici a mangiare da soli.
Quello che dovrebbe essere il momento per antonomasia della convivialità e della condivisione di pensieri ed esperienze, viene categoricamente bocciato e visto con maniera ostile.
La piccola creatura con problemi d’autismo preferisce allontanarsi dal gruppo dei conviviali e consumare in maniera solitaria il pasto.
Questo comportamento, piuttosto comune nel Mondo animale, lascia intuire la portata degli squilibri di personalità che spesso caratterizza questo tipo di pazienti.
Altre situazioni tipiche che potrebbero verificarsi quando un bambino autistico è a pranzo sono tutte riconducibili ai sintomi dell’alimentazione selettiva.
Si tratta di un disturbo abbastanza diffuso tra i ragazzi in fase preadolescenziale che però, con il passare degli anni, tende a regredire, sino a scomparire. Si parla di alimentazione selettiva transitoria, quando questa particolare condizione perdura per brevi periodi della vita.
L’esasperazione della selettività quando si sceglie che cosa mangiare diventa un tratto tipico dei comportamenti autistici, specie tra i bambini.
Le situazioni tipiche che possono crearsi quando è il momento dei pasti sono le seguenti:
- rifiuto drastico di mangiare cibi più sani (preferenza verso hamburger e patatine fritte)
- assunzione di pietanza solo se del colore preferito (generalmente i bimbi con deficit dello spettro autistico tendono a preferire i piatti in cui il giallo è dominante e manifestano diffidenza o vero e proprio disgusto verso i cibi verde scuro.
- Un ragazzo autistico è tendenzialmente avverso a sperimentare nuovi sapori e provare ricette innovative. Essendo tipo abbastanza abitudinario, è molto raro che coloro i quali vivono il dramma dell’autismo possano avere piacere nell’introdurre nell’intestino piatti che non hanno mai provato sinora. Avendo una percezione molto accentuata del gusto, e più in generale dei sensi, è verosimile che di fronte ad una specialità di pesce mai sperimentata sino allora, possano reagire con disgusto e nausea.
- Un altro dato ricorrente nelle persone con autismo è legato alla perenne distrazione nel momento dei pasti. Chi è autistico riesce difficilmente a concentrarsi su quello che mangia e tende ad allontanarsi dalla tavola per fare altro. Ogni input viene considerato valido e importante rispetto al consumare un qualunque genere alimentare.
- Anche la lentezza nel masticare il cibo e nell’ultimare un piatto servito a tavola sono ascrivibili tra le attitudine tipiche dei bimbi autistici. Quello che in altri bambini può essere visto come un comportamento ammirevole, atto a facilitare la digestione, se portato avanti da bimbi con questo problema, rivela tutta l’anomalia di questo male.
- fate ogni possibile sforzo affinchè il marmocchio mangi a tavola con tutti. Non accettate che possa consumare il cibo da solo. Il pasto è un momento di confronto, estremamente importante perchè riproduce in piccolo quello che accade nella società.
- cercate di nascondere i cibi che fanno bene, ma che non piacciono a vostro figlio, all’interno di pietanze a loro gradite. Questo piccolo “trucco” consentirà loro di avvicinarsi a nuovi gusti e allargare i propri orizzonti mentali.
Dieta Gaps per Autismo
“Il principio alla base della GAPS é che tutte le malattie, incluse quelle mentali, hanno origine nell’intestino e da una situazione di base chiamata disbiosi intestinale, in cui la flora batterica opportunistica è in sovrannumero rispetto a quella benefica, diminuendo cosí le difese dell’organismo contro batteri nocivi, virus e funghi. Perció si eliminano innanzi tutto i cibi che in uno stato di disbiosi intestinale sono di difficile digestione e facilitano la proliferazione di questi batteri opportunistici: in primo luogo i carboidrati disaccaridi e polisaccaridi. Ció significa che tutte le farine e i cereali non sono ammessi, inclusi quelli utilizzati nella dieta senza glutine come il riso e il mais. Sono inoltre esclusi molti legumi e verdure amidacee, come le patate e i tuberi. Lo zucchero, la soia e in generale tutti i prodotti commerciali e raffinati non sono inoltre ammessi. É una dieta fatta di ingredienti completamente naturali e cucinati esclusivamente a casa. I cibi tipicamente innovativi rispetto ad altre diete per l’autismo sono i brodi di carne fatti in casa e i cibi fermentati come le verdure e il pesce fermentato. Ma anche i latticini fermentati come yogurt, kefir e panna acida (solo se fatti in casa e tollerati caso per caso). Molti genitori che seguono la dieta senza glutine e caseina sobbalzano quando consiglio di provare lo yogurt, ma in realtà questi latticini sono pre-digeriti e molti bambini li possono assumere senza problemi. La dieta GAPS é concepita come dieta temporanea, la Dr. Natasha Campbell-McBride consiglia di seguirla per almeno due anni, dopo di che si puó uscire dalla GAPS seguendo un periodo di transizione in cui i cibi vietati vengono inseriti uno ad uno. Per disturbi digestivi come coliti e vari stati d’infiammazione la GAPS puó aiutare anche in tempi piú veloci”.
La dieta GAPS è un protocollo completo di cura e in alcuni casi di guarigione sviluppato dalla dott.ssa Natasha Campbell-McBride, neurologo e neurochirurgo, specializzata nel trattamento di problemi come disturbi dello spettro autistico, ADD / ADHD, disprassia, dislessia e la schizofrenia sfruttando la sua competenza per risolvere la causa principale del peggioramento di molti di questi disturbi: la salute intestinale compromessa.
Il recupero richiede tempo, e la dieta GAPS non funziona dalla notte al giorno.
La dieta GAPS inizia prima con un periodo introduttivo.
Il periodo introduttivo offre circa sei fasi prima che la dieta GAPS vera possa essere intrapresa.
Nella fase iniziale è permesso brodo o zuppe, il grasso di buona qualità, verdure facilmente digeribili, bolliti e il succo di verdure fermentate.
Si mangiano un sacco di zuppe nella dieta GAPS.
Una volta che i sintomi non compaiono più o sono migliorati, altri alimenti come frutta, verdure crude e i loro succhi di frutta, frutta secca e farine integrali si aggiungono lentamente fin quando non si raggiunge la completezza della dieta intera che, permette alimenti più sani sì ma ancora esclude cereali, tuberi amidacei, zuccheri (ad eccezione del miele) e altri alimenti che possono potenzialmente danneggiare un intestino già compromesso.
Come ogni dieta l’inizio è certamente quello più difficile.
Dobbiamo pensare davvero a cosa mangiare e provare a cucinare noi ogni pasto.
Non possiamo pensare di andare con delle richieste così precise in un ristorante e interrompere così il periodo introduttivo che è quello più importante. Dobbiamo pensare di lavorare bene in famiglia, facendoci aiutare, cercando dentro se stessi e nel proprio nucleo familiare le risorse per essere convinti di ciò che si sta facendo.
Alimenti da evitare:
* Zuccheri e qualsiasi cosa che li contenga.
* Melasse, sciroppi di acero, di mais e qualunque altro sciroppo.
* Aspartame in qualsiasi forma, è una neurotossina molto nociva.
* Dolciumi, torte, biscotti, cioccolata e gelati.
* Tutti gli alcolici. Un paziente adulto può bere del vino durante i pasti, ma sono da evitare birre e superalcolici.
* Cibi in scatola o comunque prodotti industrialmente. Leggete le etichette ed evitate quelli che contengono zucchero, lattosio, maltosio, amido, farina o fecola di mais, conservanti, aromi, coloranti e lieviti. Si raccomanda insomma di eliminare questi cibi completamente.
* Granaglie: riso, mais, segale, avena, grano e qualsiasi cosa fatta con queste farine (pane, pasta, biscotti, torte o che contenga anche minime quantità di pangrattato o pastella), grano saraceno, quinoa, miglio, couscous, farro, semolino, tapioca, ecc. Dopo circa un anno, un anno e mezzo sarete in grado di reintrodurre lentamente il grano saraceno, il miglio e quinoa (fermentati per cominciare), ma non il grano, la segale o il riso.
* I cereali per la prima colazione sono molto lavorati e virtualmente privi di alcun valore nutritivo. Sono pieni di zuccheri, sale, acidi grassi trans e altre sostanze nocive. Escludeteli dalla dieta per sempre.
* Verdure amidacee e qualsiasi cibo che le contenga: patate, patate dolci, ecc. Dopo circa un anno, un anno e mezzo potrete reintrodurre le patate novelle.
* Il latte sarà escluso dalla dieta, ma il paziente GAPS può consumare latticini fermentati come formaggi ben stagionati, yogurt e kefir, panna acida, burro e burro chiarificato. Nel latte ci sono sostanze: caseina, lattosio e complessi immunitari che potrebbero causare problemi. I latticini fermentati non contengono lattosio e vengono pre-digeriti dai batteri e sono quindi molto facili da digerire. Si raccomanda di usare solo latticini biologici, di introdurli uno alla volta e in piccole quantità iniziali. Se durante la Dieta Introduttiva avete introdotto yogurt, kefir e burro chiarificato fatti in casa, cominciate ad assumere gradualmente panna acida e burro fermentato. Quando questi risultano ben tollerati, iniziate con piccole quantità di formaggio ben stagionato. Sono consigliati prima i formaggi di latte di capra e di pecora che vengono generalmente accettati meglio di quelli di vacca. Dopo circa un anno e mezzo, due anni e mezzo, quando risulta sicuro mangiare latticini fermentati, il paziente potrà provare a bere latte da allevamento biologico crudo e non pastorizzato. Cominciate con 1-2 cucchiaini al giorno. Il paziente GAPS non potrà mai bere latte pastorizzato.
* Succhi di verdura e frutta appena centrifugati. Purtroppo ai succhi commerciali vengono aggiunti zuccheri artificiali e contengono anche muffe e funghi che potrebbero scatenare reazioni nel paziente GAPS.
* Fagioli e legumi sono generalmente difficili da digerire. Le varietà permesse al paziente GAPS sono i fagioli tondini bianchi, fermentati e cotti in casa e fagiolini freschi. I fagioli in scatola hanno un contenuto di zuccheri superiore al 40% e devono essere esclusi.
* Il caffè è molto irritante per il tratto digestivo, cercate di evitarlo. Anche il tè dovrebbe essere escluso. Gli infusi di erbe (senza aromi) e di zenzero sono invece consigliati. Lo zenzero ha una lunga tradizione popolare come digestivo.
* Bevande commerciali di qualsiasi genere sono da evitare a tutti i costi. Sono stracolme di zuccheri artificiali e molto nocive.
* Escludere categoricamente anche qualsiasi cibo contenente conservanti, coloranti, aromi ed altri additivi chimici.
* Soia e qualsiasi cosa che la contenga. La soia ha effetti negativi sulle funzioni della tiroide e compromette l’equilibrio ormonale perché è ricca di sostanze simili agli estrogeni. È importante evitare qualunque estrogeno, artificiale o naturale, contenuto nelle pillole anticoncezionali, ad esempio, in molti farmaci, detersivi, prodotti per la pulizia della casa e per l’igiene personale.
Alimenti consigliati.
* Carne, pesce e molluschi freschi o congelati, ma non affumicati, sotto sale o conservati in qualsiasi altro modo. Il paziente ha bisogno di mangiare ogni giorno le parti callose o gelatinose della carne (sono le parti intorno alle giunture o attaccate all’osso, pelle o frattaglie del pollame). È importante che le carni siano grasse, quelle magre non hanno lo stesso effetto curativo.
* Fegato e altri organi dovrebbero essere mangiati regolarmente. Potete cucinarli in qualsiasi modo preferiate. Sono molto nutrienti e il rimedio migliore per ogni carenza nutrizionale.
* Uova. Il tuorlo è meglio mangiarlo crudo, mentre è opportune cuocere il bianco. Sforzatevi di trovare uova da allevamento biologico, il paziente dovrebbe mangiare 2 o 3 uova al giorno perché sono particolarmente indicate nel ripristino delle funzioni neurologiche.
* Verdure fresche. Qualunque verdura va bene, eccetto quelle con alto contenuto di amidi come le patate o le patate dolci. Potete cuocere le verdure al vapore, stufate, bollite, al forno, grigliate o leggermente fritte. Si consiglia in particolare di mangiarle cotte in zuppe con aggiunta di buone dosi di aglio a fine cottura. Il paziente dovrebbe mangiare verdure cotte in quantità ad ogni pasto perché sono meglio digeribili di quelle crude e più nutrienti. È inoltre importante mangiare verdure fermentate in insalata e condite con olio e succo di limone o anche come spuntini. Le verdure crude fermentate contribuiranno alla digestione della carne e alla disintossicazione. Se il paziente soffre di diarrea però, attenetevi alle verdure cotte finché la diarrea cessi.
* Frutta fresca. È importante che la frutta sia ben matura. Dopo aver completato le fasi della Dieta Introduttiva, introducete frutta locale, matura e di stagione gradualmente. All’inizio cominciate con piccole quantità, meglio se lontane dai pasti. Questo va fatto in assenza di diarrea però. Dopo che la diarrea è cessata, date al paziente frutta ben cotta con una generosa dose di burro, burro chiarificato o olio di cocco, senza buccia e semi. Introducete frutta cruda e in piccole quantità solo dopo la scomparsa di diarrea.
* L’avocado è un frutto buono e con grandi proprietà nutritive, deve però essere ben maturo. Servitelo insieme a molluschi, carne, pesce e con le insalate.
* Il burro è meglio dei sostituti cosiddetti sani. Potete usarlo per cucinare o aggiunto a piatti già cucinati. Il burro non deve essere salato e biologico, perché altrimenti contiene troppi pesticidi e antibiotici che dalla mucca passano nel latte e al paziente. L’olio extravergine di oliva è ottimo, usatelo generosamente su cibi già cotti o sulle insalate. Non deve invece essere usato per cucinare perché il calore ne altera le proprietà e ne cambia la struttura chimica. Per friggere usate piuttosto i grassi animali come il lardo o i grassi di agnello, di oca, di anatra, burro o burro chiarificato. L’olio di palma e di cocco sono due olii vegetali ottimi per cucinare perché non si alterano con il calore. Possono addirittura essere usati più volte. Raccogliete i grassi della cottura delle carni. Le margarine, gli olii di semi ed ogni altro grasso artificiale devono essere assolutamente evitati: sono molto nocivi alla salute.
* Noci e semi sono una fonte naturale di ottimi nutrienti. Le noci devono essere comprate nel loro guscio, non salate o arrostite o lavorate in alcun modo. Le noci contengono acidi grassi e sono molto nutrienti. Tuttavia le noci e i semi contengono anche inibitori enzimatici che potrebbero risultare indigeribili per alcuni pazienti. Se questo fosse il vostro caso, sgusciate le noci e tenetele in ammollo in acqua salata per tutta la notte (un cucchiaio di sale per litro di acqua). Al mattino toglietele dall’acqua, sciacquatele ed asciugatele in forno a 50 gradi per 3-24 ore (controllatele perché ogni tipo di noce si asciugherà con tempi diversi). Il paziente potrebbe però mangiare i semi e le noci anche senza l’asciugatura in forno. Dopo l’asciugatura conservatele in un contenitore a tenuta stagna o in busta di plastica ben chiusa. Diventeranno buone e croccanti, ottime per la merenda insieme alla frutta secca. Potete macinare le noci e i semi (di girasole e di zucca) ed usare la farina per farne pane, crespelle o anche torte. Mandorle macinate o farina di mandorle sono anche reperibili in negozi che vendono prodotti naturali.
* Se il paziente volesse bere del latte, quello di mandorle sarebbe un ottimo sostituto mentre introducete gradualmente i latticini fermentati. Per fare questo latte potete usare mandorle, semi di girasole o di sesamo e pinoli. Con le mandorle spellate si fa un ottimo latte e per renderlo più corposo potete aggiungervi un cucchiaio di olio di semi di lino. Tenete ammollo una tazza di mandorle per 12-24 ore, sgocciolatele e macinatele in un frullatore. Per una tazza di mandorle (o semi) aggiungete una tazza di acqua, frullate bene e strizzate l’impasto con un panno pulito per ottenere il latte. Una buona centrifuga ridurrà invece le mandorle in pasta alla quale aggiungerete poi dell’acqua. In entrambi i casi potete aggiungere datteri o uva passa per addolcire. Se il latte così ottenuto fosse troppo denso, allungatelo semplicemente con acqua. Potete anche aggiungere succo di mela o carota appena spremuti per fare una bevanda davvero nutriente. Le mandorle possono essere sfruttate per più di una volta, tenetele la pasta frullata coperta con acqua in frigorifero.
* Latte di cocco. Portate a ebollizione (ma senza bollire) una tazza di farina di cocco con una tazza di acqua. Fate raffreddare e frullate bene e poi strizzate con un panno pulito o filtratelo con un colino molto fine.
* È consigliabile sostituire il sale da tavola con sale naturale e non raffinato. Il sale che si trova comunemente è stato privato di tutti i suoi minerali eccetto il sodio. Il corpo umano ha bisogno degli altri minerali, consumate quindi sale naturale e non raffinato. Cercate sale di mare celtico o sale himalayano in cristalli.
* L’aglio ha un ruolo molto importante nella dieta e dovrebbe essere consumato ogni giorno. Aiuterà la normalizzazione della flora intestinale e stimolerà il sistema immunitario. Lo si può consumare crudo o aggiunto alla cottura di altri cibi. Arrivate ad aggiungere una intera testa di aglio, non solo qualche spicchio.
* Miele non raffinato è il solo dolcificante permesso (ma per la cottura è meglio usare frutta secca). Il miele prodotto localmente è di solito più affidabile.
Esempio di menù
Cominciate la giornata con un bicchiere di acqua minerale non gasata o filtrata e con una fetta di limone. Può essere sia tiepida che fredda secondo i gusti. Fate seguire mezza tazza di yogurt o kefir fatti in casa. In alternativa a bere l’acqua e lo yogurt o kefir separatamente, potete fare una bevanda rinfrescante e gustosa mischiandoli insieme. Se avete una centrifuga, il paziente può anche cominciare la giornata con un bicchiere di succo di verdure e/o frutta diluito con acqua. Potete fare succhi con qualunque proporzione di frutta e verdura, ma generalmente cercate di includere il 50% di ingredienti terapeutici come carota, una piccola quantità di barbabietola (non superiore al 5% del totale), sedano, verza bianca o rossa, lattuga, verdure a foglia verde: spinaci, prezzemolo, aneto, basilico, ortica, bieta, cime di carota e il rimanente 50% frutta per mascherare il sapore delle verdure: ananas, mela, arancio, pompelmo, uva, mango, ecc. Il paziente può bere questi succhi puri o diluiti con acqua o aggiunti di yogurt o kefir. Ogni giorno il nostro corpo attraversa un ciclo di 24 ore di attività e riposo, si nutre e si disintossica. Dalle 4 del mattino fino alle 10 circa, l’organismo è in fase di pulizia o disintossicazione. Ecco perché molti di noi non avvertono fame appena svegli. Bere acqua, yogurt, kefir o succhi aiuterà l’organismo nel processo di pulizia, mentre appesantirlo con cibi solidi ostacolerebbe quello di disintossicazione. È meglio quindi fare colazione dopo le 10 del mattino, quando il corpo ha completato il ciclo di disintossicazione e sarà pronto per nutrirsi. Verso quell’ora si prova infatti appetito, che è il modo che il corpo usa per farci sapere che il processo di pulizia è terminato. I bambini sono pronti a far colazione molto prima degli adulti.
Alcune alternative per la prima colazione.
Adottate la colazione all’inglese: uova (ben cotto il bianco, semi liquido il tuorlo) cotte insieme a salsicce e verdure, insalata di crudità con pomodoro, cetriolo, cipolla, sedano e verdure a foglia verde. Oppure avocado con carne. Fate uso abbondante di olio di oliva crudo sia sull’insalata che sulle uova. All’insalata aggiungete pure un cucchiaio di semi di girasole o sesamo o zucca germogliati. Le salsicce dovrebbero essere composte di sola carne e grasso, sale, pepe o erbe. Assicuratevi che non vi siano aromi artificiali o peggio ancora glutammato monosodico. Vi consiglio di chiedere al macellaio di fiducia di farvele fare al momento.
Avocado con gli avanzi di carne, pesce o molluschi. Verdure cotte e crude condite con limone e olio di oliva. Come bevanda una tazza di brodo di carne senza dimenticare gli alimenti fermentati.
Crespelle fatte con farina di mandorle possono essere la colazione del sabato e della domenica, quando si ha un po’ più di tempo per cucinare. Le crespelle sono buonissime con burro, panna acida e miele o semplicemente salate. Se al miele aggiungete delle bacche (more, lamponi, ecc.) fresche o surgelate otterrete una buona marmellata da spalmare sulle crespelle. Per bere: tè molto leggero o infuso di menta o zenzero.
Pranzo.
Zuppa di verdure fatta in casa o stufato con brodo di carne.
Avocado con carne, pesce o molluschi e verdure sia cotte che crude condite con olio di oliva e limone. Per bere: una tazza di brodo di carne caldo e infine yogurt o kefir.
Qualunque piatto di carne o pesce con verdure.
Cena.
Uno dei piatti descritti per la colazione o pranzo a scelta.
Dopo cena una tazza di yogurt o kefir.
Uscire dalla dieta GAPS.
La dieta GAPS dovrebbe essere seguita per almeno un anno e mezzo, due a seconda della gravità della malattia, ma alcuni pazienti recuperano prima di altri. Per tutti però è necessario un periodo di almeno 6 mesi di digestione facilitata prima di introdurre alimenti non compresi nella dieta GAPS. Non accelerate questa fase. I primi alimenti che sarete poi in grado di mangiare saranno patate novelle e granaglie senza glutine come grano saraceno, miglio e quinoa. Introducete un alimento alla volta e sempre in piccolissime quantità osservando bene le reazioni nei 2-3 giorni successivi. In assenza di qualsiasi problema digestivo o altro vecchio sintomo, mangiatene un’altra porzione dopo qualche giorno di attesa. Se anche in questo caso non ci sono reazioni, aumentate la dose. Gli alimenti appena descritti sono amidacei, quindi non dimenticate di aggiungere buone dosi di grassi (burro, olio di oliva, grassi animali, olio di cocco, ecc.) che rallentano la digestione degli amidi. Non abbiate fretta di introdurre questi alimenti, potrebbero essere necessari anche alcuni mesi prima di essere sicuri della tollerabilità. Una volta che le patate novelle e le granaglie fermentate sono ben tollerate, fate della pasta acida in casa con farina di grano o segale con la quale preparare pane o crespelle. Dopo che la pasta acida risulta ben tollerata potreste provare a comprare pane, fatto sempre con pasta acida. A questo punto il paziente potrebbe essere in grado di digerire grano saraceno, miglio e quinoa cotti, ma senza fermentazione preventiva. Gradualmente introdurrete altri alimenti amidacei quali: fagioli, verdure e legumi. IL PAZIENTE POTREBBE NON ESSERE IN GRADO DI RIPRENDERE UNA DIETA PIENA DI ZUCCHERI, INGREDIENTI ARTIFICIALI O RAFFINATI ED ALTRI CIBI NOCIVI. APPROFITTATE DEGLI ANNI DI ABITUDINE AL PROTOCOLLO NUTRIZIONALE GAPS PER SVILUPPARE UNA SANA ABITUDINE ALIMENTARE PER IL RESTO DELLA VITA.
La cosa interessante di questo tipo di esperienza è che, come ben sappiamo, quello che mangiamo può farci bene o farci male, quindi non è poi così strano che questa donna, questa pediatra, abbia trovato una correlazione tra malattie del cervello e il cibo.
Non siamo noi a dire che questo metodo funzioni, ci sono casi in cui questo metodo ha funzionato alla grande e altri casi in cui ci sono stati nulli o piccoli miglioramenti.
Quello che posso dirvi io è che sicuramente male non potrà fare stare attenti a mangiare bene, sano, quindi perché non provare?
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