Dott. Ignazio Madonia
Il calcolo dei carboidrati nel diabete (CHO counting)
Il calcolo dei carboidrati o carbohydrate counting o CHO counting rappresenta un nuovo approccio alla cura del diabete che prevede la somministrazione di insulina a dosi variabili, decise dal paziente in base alla quantità di carboidrati che ha ingerito nel pasto precedente.
Cos'è il calcolo dei carboidrati nel diabete
Il calcolo dei carboidrati è centrato sull'ottimizzazione della glicemia e nel diabete di tipo I viene fatto per regolare il dosaggio insulinico pre-prandiale a seconda della richiesta derivante dagli alimenti.
Nei pazienti in terapia insulinica, le dosi possono essere fisse o variabili a seconda di fattori clinici e individuali.
La terapia insulinica a dosi fisse richiede che il paziente mantenga un'alimentazione costante per ottenere un ragionevole controllo glicemico. In parole povere, il diabetico deve assumere una quantità più o meno definita di carboidrati ad ogni pasto, associata alla quantità di insulina prescritta. Ovviamente questo tipo di approccio è piuttosto limitativo poiché costringe il paziente a sottostare a un regime dietetico piuttosto rigido.
I protocolli invece che prevedono variazioni del dosaggio insulinico in risposta a circostanze variabili, consentono una maggiore flessibilità nelle scelte e nelle razioni alimentari: più la terapia insulinica è simile all'azione fisiologica dell'insulina, quando è prodotta regolarmente, più è probabile il raggiungimento degli obiettivi prefissati per un controllo glicemico e per uno stile di vita flessibile.
Il fondamento alla base del counting dei carboidrati
I carboidrati sono il macronutriente maggiormente responsabile dell'andamento glicemico: è infatti stimato che più del 90% dei carboidrati penetri nel circolo ematico sottoforma di glucosio poche ore dopo il pasto. Sebbene parte delle proteine e dei grassi alimentari vengano metabolizzate a glucosio, producono molto meno glucosio rispetto ad una uguale quantità di carboidrati ed inoltre il glucosio rilasciato dal metabolismo lipidico e proteico non appare nella circolazione ematica nell'immediato periodo post-prandiale. Per queste ragioni si ritiene che le proteine e i grassi contribuiscano relativamente poco al fabbisogno insulinico dipendente dai pasti in presenza di una buona concentrazione di insulina nel sangue. I carboidrati ingeriti sono idrolizzati in zuccheri semplici nel corso dell'assorbimento intestinale: questo determina un rialzo nella glicemia post-prandiale che raggiunge il picco 90-120 minuti dopo il pasto. La rapidità con la quale la glicemia raggiunge il picco e la sua ampiezza sono determinate da molteplici fattori quali l'abbondanza del pasto, lo stato fisico degli alimenti (solido, liquido, cotto o crudo) e la presenza di altri componenti: i grassi e le fibre, ad esempio, rallentano il processo digestivo. Generalmente questi fattori hanno più importanza, nel determinare la glicemia post-prandiale, piuttosto che la forma sotto la quale i carboidrati sono assunti, ovvero semplici o complessi, o del relativo indice glicemico. Infatti, quantità sovrapponibili di zuccheri semplici o complessi hanno dimostrato di avere gli stessi effetti sulla glicemia post-prandiale.
Come funziona il calcolo dei carboidrati nel diabete
L'approccio dietetico tradizionale nel diabete prevede rigidi schemi, con computo della percentuale di glucidi da considerare insieme al totale delle calorie giornaliere ed al frazionamento dei pasti. Tale approccio è sicuramente fondamentale ma, nell'intensificazione della terapia insulinica, male si adegua alle abitudini di vita del paziente affetto da diabete e soprattutto, nel bilancio di contrattazione necessario per raggiungere gli obiettivi comuni, viene mal accettata dal paziente per le pesanti interferenze con lo stile di vita.
D'altro canto la terapia insulinica multidose e la somministrazione sottocutanea continua mediante microinfusori, che sono le opzioni terapeutiche d'elezione quando si voglia stabilizzare il controllo glicemico attraverso un trattamento intensivo, sono sicuramente operazioni più complesse rispetto alle normali iniezioni sottocutanee post-prandiali; inoltre questo approccio richiede anche un aumento dei controlli glicemici giornalieri. Tuttavia, la letteratura più recente documenta come, soprattutto nei pazienti in terapia con microinfusori e somministrazioni multiple, ciò non sia più vero; questi soggetti infatti, suppliscono all'aumentato numero di iniezioni e controlli glicemici giornalieri ed alla dipendenza di un "device" esterno con un importante aumento della flessibilità nello stile di vita e conseguente possibile migliore qualità di vita.
La flessibilità nello stile di vita è molto condizionato dalla libertà nella scelte dietetiche del paziente in trattamento intensivo. La possibilità di liberalizzare completamente la dieta del paziente diabetico è sempre stata professata ma, in verità, poco praticata. Sono pochi i pazienti in grado di modificare con sicurezza la dose d'insulina in funzione di ciò che intendono introdurre con l'alimentazione. L'atteggiamento più frequente dei pazienti è quello di utilizzare liste di scambio per la modifica della dieta o supplementazioni insuliniche valutate spesso empiricamente, con un elevato rischio di iper o di ipoglicemie. Molto spesso tendono a modificare completamente la normale dieta, implementando quali-quantitativamente i pasti, senza alcuna modifica della terapia insulinica e senza alcun successivo controllo glicemico.
Il calcolo dei carboidrati si basa sulla constatazione che l'aumento della glicemia post-prandiale, dopo un pasto misto, è fondamentalmente dovuto al quantitativo di carboidrati nel cibo introdotto e che il fabbisogno insulinico preprandiale è proporzionale al contenuto di CHO del pasto stesso.
Il counting dei CHO consiste nell'educare il paziente alla conoscenza del contenuto di carboidrati dei cibi più comunemente utilizzati, alla stima del peso della razione di cibo che si desidera introdurre ed al calcolo dell'adeguato bolo insulinico pre-pasto secondo il rapporto Insulina/Carboidrati calcolato su base individuale.
Il calcolo dei carboidrati: la pratica
Rispetto ad un programma dietetico tradizionale per la gestione del diabete basato su liste di scambio o equivalenti il calcolo dei carboidrati è più flessibile, preciso, facile da trasmettere e verosimilmente consente di ottenere un miglior controllo metabolico anche se prevede un training di formazione del paziente differenziato per livelli di apprendimento, inoltre è necessaria una interazione tra dietista, medico diabetologo e infermiere professionale nel verificare le abilità nella gestione del rapporto Insulina/Carboidrati. In ogni caso però questo metodo permette di rispettare il livello individuale del bilancio fame/sazietà che a volte in un'alimentazione più controllata può subire modifiche non accettabili nel tempo.
Affinché la terapia insulinica sia efficace è necessario realizzare un programma educativo basato non solo sul CHO counting, ma anche sullo sviluppo di algoritmi specifici di aggiustamento della dose insulinica a compensazione di eventuali episodi iper o ipoglicemici.
L'esperienza clinica insegna come sia relativamente semplice trattare episodi ipoglicemici attraverso l'assunzione di zuccheri semplici e come sia invece particolarmente difficile il trasmettere al paziente e ai suoi familiari come normalizzare con adeguati supplementi insulinici elevati valori glicemici.
In molti pazienti persiste la convinzione che la correzione della terapia insulinica, anche se transitoria, debba essere affrontata esclusivamente dal medico diabetologo.
L'utilizzo di algoritmi per la valutazione di una eventuale supplementazione insulinica vengono valutati attraverso il Factor of Insulin Sensitivity. Tale fattore permette di stimare di quanto una unità di insulina regolare modificherà la glicemia. Può essere ottenuto con una prova in vivo, ovvero con la somministrazione in condizioni di digiuno e con glicemia superiore al 180 mg/dl, di una unità di insulina e l'osservazione; due ore dopo, di quanto la glicemia si sia modificata; il risultato deve essere successivamente confermato da una nuova prova.
Primo passo: riconoscere i carboidrati.
I nutrienti come abbiamo visto si suddividono in tre categorie, ovvero carboidrati, lipidi o grassi, e proteine. C'è in più una quarta categoria costituita dall'alcool, il quale non è un nutriente vero e proprio ma fa parte della culturale alimentare dell'uomo da millenni.
Secondo passo: imparare a conoscere quali elementi considerare.
Il dato che più ci interessa è quello relativo ai carboidrati. Individuati gli elementi da prendere in cosiderazione ci resta da sapere quanto "valgono", cioè qual'è il loro contenuto percentuale di carboidrati. A questo proposito riporto di seguito una tabella apposita ricca di tutti gli alimenti, che evidenzia il contenuto in carboidrati di ciascun elemento.
Clicca qui per aprire la tabella
Terzo passo: contare i carboidrati a tavola.
Una volta individuati gli alimenti su cui focalizzare la nostra attenzione, dovremo procedere con il fare due calcoli.
Per calcolare i carboidrati bisogna prima stimare e saper calcolare in modo il maggior preciso possibile la quantità degli alimenti. All'inizio può venire utile pesare con una bilancia gli alimenti, ma solo nella finalità di raffrontare e impratichire l'occhio a riconoscere i pesi. Per ragioni pratiche non sempre è possibile pesare gli alimenti, quindi il diabetico dovrebbe acquisire la capacità di riconoscerli a occhio o usando unità di misura standard con gli attrezzi da cucina (per esempio: un mestolo di pasta corta a crudo quanti grammi sono?). Quindi il diabetico senza esperienza inizierà pesando l'alimento (o consultando attentamente le etichette), imparerà poi a fare una stima a occhio nudo, utilizzando sempre la bilancia per verificare se le stime sono corrette (esempio: prende una mela normale, la pesa ed è 150 gr, si eserciterà a indovinare il peso di mele di dimensioni diverse, oppure imparerà a confrontare i pesi delle paste e il loro aspetto a cotto e a crudo), e una volta che avrà acquisito l'arte potrà essere totalmente indipendente dalle bilancie, e imparerà con buona approssimazione a capire da solo il peso degli alimenti.
Una volta trasferite su un taccuino le quantità stimate, si potrà quindi moltiplicarle per il contenuto medio di carboidrati dell'alimento in questione e dividere il tutto diviso cento. Ecco che si avrà la quantità di carboidrati contenuta effettivamente in quella porzione.
COME CONTARE I CARBOIDRATI A TAVOLA
Peso alimento X percentuale in carboidrati : 100 = carboidrati contenuti nella porzione
(che andremo ad assumere) x (dell’alimento che troviamo nella tabella) : 100 = (quanti carboidrati stiamo assumendo)
Sommando i risultati di tutte le pietanze di un pasto si può avere quindi una stima attendibile del contenuto totale in carboidrati di un pasto ( ad esempio del pranzo).
Per chi preferisce semplificare è possibile arrotondare qualche numero, alla fine delle operazioni la differenza sarebbe dopotutto trascurabile. Un altro dubbio che si potrebbe avere riguardo la convenienza di questo metodo è dato dal fatto che non sempre si mangia esattamente quello che si aveva preventivato. Questa obiezione è corretta ma si deve tenere conto che con gli attuali analoghi di rapida è possibile posticipare la somministrazione insulinica, oppure - nel caso la quantità di carboidrati sia superiore a quella preventivata - si può aggiungere un piccolo bolo successivamente, "in corsa" (soprattutto se si dispone della praticità di un microinfusore insulinico).
Quarto passo: calcolare quanta insulina è necessaria.
Ora bisogna contare quante unità di insulina sono necessarie per il pasto, ed è necessario sapere quale è il proprio rapporto insulina/carboidrati, ovvero sapere quanti grammi di carboidrati vengono bruciati nel nostro organismo da una unità di insulina. E' un dato ovviamente soggettivo che va stabilito empericamente con il diabetologo, e si situa normalmente tra 8 e 20.
Prendendo quindi ad esempio un pasto (il pranzo) e ipotizzando un rapporto carboidrati/insulina di 12 (ogni unità di insulina brucia per ipotesi 12 grammi di carboidrati) avremo il risultato seguente:
COME CALCOLARE QUANTA INSULINA E’ NECESSARIA
(sapendo che 1 Ul di insulina è in grado di neutralizzare 8/20gr di carboidrati)
Quantità di carboidrati assunta : rapporto carboidrati/insulina = unità di insulina necessarie
Esempio: 165,6 gr : 14 (utilizzo una media) = 11,8 unità di insulina
Un'altra regola è quella del 500 modalità approssimativa, ma ampiamente usata e basata sulla dose totale di insulina giornaliera, sempre che, il paziente sia ben compensato.
Si divide 500 per la dose totale di insulina/die: il risultato ottenuto corrisponde alla quantità di carboidrati che una unità di insulina rapida o di analogo rapido può soddisfare portando la glicemia nel target circa tre o quattro ore dopo il pasto.
Esempio:
- dose totale di insulina giornaliera = 30 unità (se livelli glicemici nel target desiderato)
- 500 ÷ 30 = 16.6 (arrotondare a 17)
- rapporto insulina-carboidrati è 1:17
- 1unità di insulina tampona 17 grammi di carboidrati
In ultimo (ma non per importanza) Come effettuare le correzioni
Come tutti ben sappiamo, può accadere di trovare la glicemia troppo alta prima di un pasto e di dovere pertanto adeguare la dose di insulina anche a questa situazione imprevista, dovendo quindi aggiungere una quantità supplementare all'insulina già prevista.
Esiste un metodo semplice ed efficace per arrivare alla soluzione: basta dividere un numero fisso (1500 per chi usa la rapida, 1800 per chi usa l'analogo) per il numero totale di unità giornaliere (la media).Il risultato rappresenterà con buona approssimazione la quantità in mg/dl di calo glicemico ottenibile aggiungendo una unità, chiamato comunemente fattore di sensibilità.
FATTORE DI CORREZIONE O SENSIBILITA’ INSULINICA
1800 (numero fisso per insulina rapida) : Totale unità giornaliere = Calo previsto in mg/dl per Unità aggiunta
Esempio: 1800 : 35 = 51,4 ovvero di quanto scende la glicemia (espressa in mg/dl) dopo la somministrazione di una unità di insulina.
Dividendo quindi l'eccedenza rispetto al valore ottimale per il risultato di cui sopra otterremo quante unità dovrò fare in più per correggere e, per coprire i mg/dl in eccesso.
Esempio la mia glicemia è 265 mg/dl la voglio abbassare di circa 155 mg/dl allora in base all’esempio di cui sopra dovrò fare 3 unità di insulina, infatti:
mg in eccedenza : calo previsto per ogni unità aggiunta = unità da aggiungere al fabbisogno stimato
155 : 51,4 = 3,02 (arrotondabile a 3 unità)
A questo punto bisogna fare una precisazione, questa correzione è valida in questi termini solo qualora venga effettuata prima di pranzo. Qualora fosse invece un bolo supplementare che vogliamo dare ad esempio per correggere un valore alto al di fuori dei pasti, si dovrà tenere in dovuto conto il fatto di avere già in corpo insulina in circolo dall'apporto basale (ad esempio con microinfusore) o da un bolo precedente. Verrà applicato allora lo schema seguente:
Cos'è il calcolo dei carboidrati nel diabete
Il calcolo dei carboidrati è centrato sull'ottimizzazione della glicemia e nel diabete di tipo I viene fatto per regolare il dosaggio insulinico pre-prandiale a seconda della richiesta derivante dagli alimenti.
Nei pazienti in terapia insulinica, le dosi possono essere fisse o variabili a seconda di fattori clinici e individuali.
La terapia insulinica a dosi fisse richiede che il paziente mantenga un'alimentazione costante per ottenere un ragionevole controllo glicemico. In parole povere, il diabetico deve assumere una quantità più o meno definita di carboidrati ad ogni pasto, associata alla quantità di insulina prescritta. Ovviamente questo tipo di approccio è piuttosto limitativo poiché costringe il paziente a sottostare a un regime dietetico piuttosto rigido.
I protocolli invece che prevedono variazioni del dosaggio insulinico in risposta a circostanze variabili, consentono una maggiore flessibilità nelle scelte e nelle razioni alimentari: più la terapia insulinica è simile all'azione fisiologica dell'insulina, quando è prodotta regolarmente, più è probabile il raggiungimento degli obiettivi prefissati per un controllo glicemico e per uno stile di vita flessibile.
Il fondamento alla base del counting dei carboidrati
I carboidrati sono il macronutriente maggiormente responsabile dell'andamento glicemico: è infatti stimato che più del 90% dei carboidrati penetri nel circolo ematico sottoforma di glucosio poche ore dopo il pasto. Sebbene parte delle proteine e dei grassi alimentari vengano metabolizzate a glucosio, producono molto meno glucosio rispetto ad una uguale quantità di carboidrati ed inoltre il glucosio rilasciato dal metabolismo lipidico e proteico non appare nella circolazione ematica nell'immediato periodo post-prandiale. Per queste ragioni si ritiene che le proteine e i grassi contribuiscano relativamente poco al fabbisogno insulinico dipendente dai pasti in presenza di una buona concentrazione di insulina nel sangue. I carboidrati ingeriti sono idrolizzati in zuccheri semplici nel corso dell'assorbimento intestinale: questo determina un rialzo nella glicemia post-prandiale che raggiunge il picco 90-120 minuti dopo il pasto. La rapidità con la quale la glicemia raggiunge il picco e la sua ampiezza sono determinate da molteplici fattori quali l'abbondanza del pasto, lo stato fisico degli alimenti (solido, liquido, cotto o crudo) e la presenza di altri componenti: i grassi e le fibre, ad esempio, rallentano il processo digestivo. Generalmente questi fattori hanno più importanza, nel determinare la glicemia post-prandiale, piuttosto che la forma sotto la quale i carboidrati sono assunti, ovvero semplici o complessi, o del relativo indice glicemico. Infatti, quantità sovrapponibili di zuccheri semplici o complessi hanno dimostrato di avere gli stessi effetti sulla glicemia post-prandiale.
Come funziona il calcolo dei carboidrati nel diabete
L'approccio dietetico tradizionale nel diabete prevede rigidi schemi, con computo della percentuale di glucidi da considerare insieme al totale delle calorie giornaliere ed al frazionamento dei pasti. Tale approccio è sicuramente fondamentale ma, nell'intensificazione della terapia insulinica, male si adegua alle abitudini di vita del paziente affetto da diabete e soprattutto, nel bilancio di contrattazione necessario per raggiungere gli obiettivi comuni, viene mal accettata dal paziente per le pesanti interferenze con lo stile di vita.
D'altro canto la terapia insulinica multidose e la somministrazione sottocutanea continua mediante microinfusori, che sono le opzioni terapeutiche d'elezione quando si voglia stabilizzare il controllo glicemico attraverso un trattamento intensivo, sono sicuramente operazioni più complesse rispetto alle normali iniezioni sottocutanee post-prandiali; inoltre questo approccio richiede anche un aumento dei controlli glicemici giornalieri. Tuttavia, la letteratura più recente documenta come, soprattutto nei pazienti in terapia con microinfusori e somministrazioni multiple, ciò non sia più vero; questi soggetti infatti, suppliscono all'aumentato numero di iniezioni e controlli glicemici giornalieri ed alla dipendenza di un "device" esterno con un importante aumento della flessibilità nello stile di vita e conseguente possibile migliore qualità di vita.
La flessibilità nello stile di vita è molto condizionato dalla libertà nella scelte dietetiche del paziente in trattamento intensivo. La possibilità di liberalizzare completamente la dieta del paziente diabetico è sempre stata professata ma, in verità, poco praticata. Sono pochi i pazienti in grado di modificare con sicurezza la dose d'insulina in funzione di ciò che intendono introdurre con l'alimentazione. L'atteggiamento più frequente dei pazienti è quello di utilizzare liste di scambio per la modifica della dieta o supplementazioni insuliniche valutate spesso empiricamente, con un elevato rischio di iper o di ipoglicemie. Molto spesso tendono a modificare completamente la normale dieta, implementando quali-quantitativamente i pasti, senza alcuna modifica della terapia insulinica e senza alcun successivo controllo glicemico.
Il calcolo dei carboidrati si basa sulla constatazione che l'aumento della glicemia post-prandiale, dopo un pasto misto, è fondamentalmente dovuto al quantitativo di carboidrati nel cibo introdotto e che il fabbisogno insulinico preprandiale è proporzionale al contenuto di CHO del pasto stesso.
Il counting dei CHO consiste nell'educare il paziente alla conoscenza del contenuto di carboidrati dei cibi più comunemente utilizzati, alla stima del peso della razione di cibo che si desidera introdurre ed al calcolo dell'adeguato bolo insulinico pre-pasto secondo il rapporto Insulina/Carboidrati calcolato su base individuale.
Il calcolo dei carboidrati: la pratica
Rispetto ad un programma dietetico tradizionale per la gestione del diabete basato su liste di scambio o equivalenti il calcolo dei carboidrati è più flessibile, preciso, facile da trasmettere e verosimilmente consente di ottenere un miglior controllo metabolico anche se prevede un training di formazione del paziente differenziato per livelli di apprendimento, inoltre è necessaria una interazione tra dietista, medico diabetologo e infermiere professionale nel verificare le abilità nella gestione del rapporto Insulina/Carboidrati. In ogni caso però questo metodo permette di rispettare il livello individuale del bilancio fame/sazietà che a volte in un'alimentazione più controllata può subire modifiche non accettabili nel tempo.
Affinché la terapia insulinica sia efficace è necessario realizzare un programma educativo basato non solo sul CHO counting, ma anche sullo sviluppo di algoritmi specifici di aggiustamento della dose insulinica a compensazione di eventuali episodi iper o ipoglicemici.
L'esperienza clinica insegna come sia relativamente semplice trattare episodi ipoglicemici attraverso l'assunzione di zuccheri semplici e come sia invece particolarmente difficile il trasmettere al paziente e ai suoi familiari come normalizzare con adeguati supplementi insulinici elevati valori glicemici.
In molti pazienti persiste la convinzione che la correzione della terapia insulinica, anche se transitoria, debba essere affrontata esclusivamente dal medico diabetologo.
L'utilizzo di algoritmi per la valutazione di una eventuale supplementazione insulinica vengono valutati attraverso il Factor of Insulin Sensitivity. Tale fattore permette di stimare di quanto una unità di insulina regolare modificherà la glicemia. Può essere ottenuto con una prova in vivo, ovvero con la somministrazione in condizioni di digiuno e con glicemia superiore al 180 mg/dl, di una unità di insulina e l'osservazione; due ore dopo, di quanto la glicemia si sia modificata; il risultato deve essere successivamente confermato da una nuova prova.
Primo passo: riconoscere i carboidrati.
I nutrienti come abbiamo visto si suddividono in tre categorie, ovvero carboidrati, lipidi o grassi, e proteine. C'è in più una quarta categoria costituita dall'alcool, il quale non è un nutriente vero e proprio ma fa parte della culturale alimentare dell'uomo da millenni.
Secondo passo: imparare a conoscere quali elementi considerare.
Il dato che più ci interessa è quello relativo ai carboidrati. Individuati gli elementi da prendere in cosiderazione ci resta da sapere quanto "valgono", cioè qual'è il loro contenuto percentuale di carboidrati. A questo proposito riporto di seguito una tabella apposita ricca di tutti gli alimenti, che evidenzia il contenuto in carboidrati di ciascun elemento.
Clicca qui per aprire la tabella
Terzo passo: contare i carboidrati a tavola.
Una volta individuati gli alimenti su cui focalizzare la nostra attenzione, dovremo procedere con il fare due calcoli.
Per calcolare i carboidrati bisogna prima stimare e saper calcolare in modo il maggior preciso possibile la quantità degli alimenti. All'inizio può venire utile pesare con una bilancia gli alimenti, ma solo nella finalità di raffrontare e impratichire l'occhio a riconoscere i pesi. Per ragioni pratiche non sempre è possibile pesare gli alimenti, quindi il diabetico dovrebbe acquisire la capacità di riconoscerli a occhio o usando unità di misura standard con gli attrezzi da cucina (per esempio: un mestolo di pasta corta a crudo quanti grammi sono?). Quindi il diabetico senza esperienza inizierà pesando l'alimento (o consultando attentamente le etichette), imparerà poi a fare una stima a occhio nudo, utilizzando sempre la bilancia per verificare se le stime sono corrette (esempio: prende una mela normale, la pesa ed è 150 gr, si eserciterà a indovinare il peso di mele di dimensioni diverse, oppure imparerà a confrontare i pesi delle paste e il loro aspetto a cotto e a crudo), e una volta che avrà acquisito l'arte potrà essere totalmente indipendente dalle bilancie, e imparerà con buona approssimazione a capire da solo il peso degli alimenti.
Una volta trasferite su un taccuino le quantità stimate, si potrà quindi moltiplicarle per il contenuto medio di carboidrati dell'alimento in questione e dividere il tutto diviso cento. Ecco che si avrà la quantità di carboidrati contenuta effettivamente in quella porzione.
COME CONTARE I CARBOIDRATI A TAVOLA
Peso alimento X percentuale in carboidrati : 100 = carboidrati contenuti nella porzione
(che andremo ad assumere) x (dell’alimento che troviamo nella tabella) : 100 = (quanti carboidrati stiamo assumendo)
Sommando i risultati di tutte le pietanze di un pasto si può avere quindi una stima attendibile del contenuto totale in carboidrati di un pasto ( ad esempio del pranzo).
Per chi preferisce semplificare è possibile arrotondare qualche numero, alla fine delle operazioni la differenza sarebbe dopotutto trascurabile. Un altro dubbio che si potrebbe avere riguardo la convenienza di questo metodo è dato dal fatto che non sempre si mangia esattamente quello che si aveva preventivato. Questa obiezione è corretta ma si deve tenere conto che con gli attuali analoghi di rapida è possibile posticipare la somministrazione insulinica, oppure - nel caso la quantità di carboidrati sia superiore a quella preventivata - si può aggiungere un piccolo bolo successivamente, "in corsa" (soprattutto se si dispone della praticità di un microinfusore insulinico).
Quarto passo: calcolare quanta insulina è necessaria.
Ora bisogna contare quante unità di insulina sono necessarie per il pasto, ed è necessario sapere quale è il proprio rapporto insulina/carboidrati, ovvero sapere quanti grammi di carboidrati vengono bruciati nel nostro organismo da una unità di insulina. E' un dato ovviamente soggettivo che va stabilito empericamente con il diabetologo, e si situa normalmente tra 8 e 20.
Prendendo quindi ad esempio un pasto (il pranzo) e ipotizzando un rapporto carboidrati/insulina di 12 (ogni unità di insulina brucia per ipotesi 12 grammi di carboidrati) avremo il risultato seguente:
COME CALCOLARE QUANTA INSULINA E’ NECESSARIA
(sapendo che 1 Ul di insulina è in grado di neutralizzare 8/20gr di carboidrati)
Quantità di carboidrati assunta : rapporto carboidrati/insulina = unità di insulina necessarie
Esempio: 165,6 gr : 14 (utilizzo una media) = 11,8 unità di insulina
Un'altra regola è quella del 500 modalità approssimativa, ma ampiamente usata e basata sulla dose totale di insulina giornaliera, sempre che, il paziente sia ben compensato.
Si divide 500 per la dose totale di insulina/die: il risultato ottenuto corrisponde alla quantità di carboidrati che una unità di insulina rapida o di analogo rapido può soddisfare portando la glicemia nel target circa tre o quattro ore dopo il pasto.
Esempio:
- dose totale di insulina giornaliera = 30 unità (se livelli glicemici nel target desiderato)
- 500 ÷ 30 = 16.6 (arrotondare a 17)
- rapporto insulina-carboidrati è 1:17
- 1unità di insulina tampona 17 grammi di carboidrati
In ultimo (ma non per importanza) Come effettuare le correzioni
Come tutti ben sappiamo, può accadere di trovare la glicemia troppo alta prima di un pasto e di dovere pertanto adeguare la dose di insulina anche a questa situazione imprevista, dovendo quindi aggiungere una quantità supplementare all'insulina già prevista.
Esiste un metodo semplice ed efficace per arrivare alla soluzione: basta dividere un numero fisso (1500 per chi usa la rapida, 1800 per chi usa l'analogo) per il numero totale di unità giornaliere (la media).Il risultato rappresenterà con buona approssimazione la quantità in mg/dl di calo glicemico ottenibile aggiungendo una unità, chiamato comunemente fattore di sensibilità.
FATTORE DI CORREZIONE O SENSIBILITA’ INSULINICA
1800 (numero fisso per insulina rapida) : Totale unità giornaliere = Calo previsto in mg/dl per Unità aggiunta
Esempio: 1800 : 35 = 51,4 ovvero di quanto scende la glicemia (espressa in mg/dl) dopo la somministrazione di una unità di insulina.
Dividendo quindi l'eccedenza rispetto al valore ottimale per il risultato di cui sopra otterremo quante unità dovrò fare in più per correggere e, per coprire i mg/dl in eccesso.
Esempio la mia glicemia è 265 mg/dl la voglio abbassare di circa 155 mg/dl allora in base all’esempio di cui sopra dovrò fare 3 unità di insulina, infatti:
mg in eccedenza : calo previsto per ogni unità aggiunta = unità da aggiungere al fabbisogno stimato
155 : 51,4 = 3,02 (arrotondabile a 3 unità)
A questo punto bisogna fare una precisazione, questa correzione è valida in questi termini solo qualora venga effettuata prima di pranzo. Qualora fosse invece un bolo supplementare che vogliamo dare ad esempio per correggere un valore alto al di fuori dei pasti, si dovrà tenere in dovuto conto il fatto di avere già in corpo insulina in circolo dall'apporto basale (ad esempio con microinfusore) o da un bolo precedente. Verrà applicato allora lo schema seguente:
Attenzione: e' opportuno far leggere al proprio medico i consigli inseriti in queste pagine. Essi hanno carattere generale ed è importante che il medico curante o il proprio Diabetologo, ne sia a conoscenza per valutarne la congruità con i suoi indirizzi terapeutici.
AVVERTENZA: Questo sito ha carattere di divulgazione culturale e informativa, necessariamente generale. Le informazioni contenute, pur basate sugli studi scientifici citati, non sostituiscono il consulto personalizzato del professionista pratico, dietologo o medico. Il lettore non è autorizzato a considerare gli articoli qui contenuti come consulti medici, né a prenderli a pretesto per curarsi da sé.
AVVERTENZA: Questo sito ha carattere di divulgazione culturale e informativa, necessariamente generale. Le informazioni contenute, pur basate sugli studi scientifici citati, non sostituiscono il consulto personalizzato del professionista pratico, dietologo o medico. Il lettore non è autorizzato a considerare gli articoli qui contenuti come consulti medici, né a prenderli a pretesto per curarsi da sé.