Dott. Ignazio Madonia
Alimentazione e gravidanza
Quale dovrebbe essere l'aumento di peso in gravidanza della futura mamma? E come ottenere un aumento di peso corretto? L'eccessivo aumento di peso, infatti, favorito dalla vecchia credenza secondo la quale una donna in attesa dovrebbe "mangiare per due", può essere causa di complicazioni e disturbi di vario genere.
Linee guida
In merito, ci sono precise indicazioni nelle Linee Guida dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che fanno una distinzione in base al peso iniziale della donna, o meglio al suo IMC (Indice di Massa Corporea, un valore che mette in relazione peso e altezza, indicato anche come BMI, Body Mass Index):
Attenzione a quantità e qualità
È importante non limitarsi a contenere l'aumento di peso, ma anche assicurare un corretto apporto di nutrienti in relazione alle specifiche necessità della gestante e del feto: non si dovrà prestare cura solo all'aspetto quantitativo insomma, ma soprattutto a quello qualitativo. Ad esempio, l'apporto di calcio, di ferro, di folati, di alcune vitamine e di tipi particolari di grassi deve aumentare e una corretta alimentazione in gravidanza dovrà tenerne conto.
Attenzione anche ad evitare un'alimentazione insufficiente che non copra i bisogni del feto: in questo caso verranno intaccate le riserve materne di nutrienti rischiando di causare disturbi alla madre e problemi nello sviluppo del bambino.
In termini di calorie e grammi
Per quanto riguarda il mero apporto calorico in relazione ai diversi momenti della gravidanza, possiamo notare una differenza nei diversi trimestri:
- nel primo trimestre l'incremento calorico consigliato è inferiore (mediamente di 150 Kcal), poiché questo periodo non è caratterizzato da un grosso aumento delle dimensioni del feto; anzi, il peso del feto in questa fase non influisce sostanzialmente su quello materno e l'aumento ponderale (circa 500 g al mese) è essenzialmente dovuto al deposito di accumuli di grasso;
- nel secondo e terzo trimestre l'incremento calorico giornaliero dovrebbe essere maggiore (circa 350 Kcal) ma è importante considerare anche il livello di attività fisica: se è molto ridotto, anche l'apporto calorico consigliato sarà inferiore. Il maggiore incremento di peso si ha nel secondo trimestre (350-450 g a settimana), per la rapida crescita fetale, mentre nel terzo trimestre l'incremento di solito si fa meno rapido (200-300 g a settimana).
Se possibile, è consigliabile praticare una moderata ma costante attività fisica in gravidanza.
È ormai assodato che il corretto sviluppo del neonato è in relazione all'alimentazione materna prima e soprattutto durante la gravidanza. A tal fine sono stati compiuti degli studi sul bilancio azotato che hanno stabilito che circa la metà dell'azoto proteico trattenuto dalla donna in gravidanza viene utilizzato per la sintesi di tessuti del feto e dei suoi annessi.
Una quota proteica di 5-6 gr in più al giorno, a partire dal 2° trimestre, è sufficiente per garantire un corretto accrescimento del feto. Ulteriori incrementi non sembrano portare alcun beneficio, né alla madre né al bambino; al contrario, possono essere nocivi per il feto.
Il Ferro è uno dei minerali su cui, durante la gravidanza, è necessario porre attenzione, dal momento che l'espansione del volume ematico in gravidanza, la cessione del ferro al feto e la quota perduta nel parto, messe insieme, possono esporre la donna ad uno stato di carenza di ferro all'interno dei globuli rossi (anemia).
Vero è, tuttavia, che l'organismo ha la capacità (entro certi limiti) di incrementare l'assorbimento di ferro dai cibi quando le riserve sono basse. Nel primo trimestre di gravidanza il maggior fabbisogno di ferro è compensato dall'interruzione delle perdite dovute al flusso mestruale e, se la donna non presenta al concepimento uno stato di anemia da carenza di ferro, non è necessaria alcuna supplementazione in presenza di una dieta bilanciata. Nel secondo e terzo trimestre il fabbisogno sale fino a 30 milligrammi al giorno, che possono essere ottenuti con una dieta sana ed equilibrata oppure con una supplementazione farmacologica.
Il feto umano alla nascita contiene circa 25-35 g di Calcio e 15-20 g di Fosforo sotto forma di sali, di questi circa la metà vengono depositati nel nuovo organismo durante gli ultimi due mesi di gestazione. Per questo motivo è importante che la gestante si assicuri un apporto quotidiano di 1000-1200 mg di Calcio soprattutto attraverso il consumo di latte e latticini che assicurano anche un ottimo apporto di Fosforo.
Dopo tante raccomandazioni sull'eventuale maggior consumo di sostanze alimentari durante la gravidanza, mi sembra utile ricordare come l'abuso di alcool da parte della gestante sia stato messo in relazione con malformazioni congenite e con basso peso alla nascita.
Quando preoccuparsi?
Un incremento troppo rapido dovrà essere segnalato al medico, soprattutto se accompagnato da gonfiori agli arti, per il rischio di gestosi.
Per contro, anche un aumento insufficiente di peso richiederà degli accertamenti poiché possibile indice di qualche patologia o di scarsa crescita fetale.
Quanto pesa...
Vediamo infine, per curiosità, a cosa è dovuto l'incremento di peso durante la gravidanza:
Linee guida
In merito, ci sono precise indicazioni nelle Linee Guida dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che fanno una distinzione in base al peso iniziale della donna, o meglio al suo IMC (Indice di Massa Corporea, un valore che mette in relazione peso e altezza, indicato anche come BMI, Body Mass Index):
- per una donna sottopeso (IMC inferiore a 18,5) l'aumento di peso auspicabile è fra i 12,5 e i 18 Kg;
- per una donna normopeso (IMC fra 18,5 e 25) fra gli 11,4 e i 16 Kg:
- per una donna sovrappeso (IMC superiore a 25) l'aumento di peso dovrebbe essere contenuto fra i 7 e gli 11,5 Kg;
- in caso di obesità (IMC superiore a 30) si consiglia un aumento intorno ai 7 Kg.
Attenzione a quantità e qualità
È importante non limitarsi a contenere l'aumento di peso, ma anche assicurare un corretto apporto di nutrienti in relazione alle specifiche necessità della gestante e del feto: non si dovrà prestare cura solo all'aspetto quantitativo insomma, ma soprattutto a quello qualitativo. Ad esempio, l'apporto di calcio, di ferro, di folati, di alcune vitamine e di tipi particolari di grassi deve aumentare e una corretta alimentazione in gravidanza dovrà tenerne conto.
Attenzione anche ad evitare un'alimentazione insufficiente che non copra i bisogni del feto: in questo caso verranno intaccate le riserve materne di nutrienti rischiando di causare disturbi alla madre e problemi nello sviluppo del bambino.
In termini di calorie e grammi
Per quanto riguarda il mero apporto calorico in relazione ai diversi momenti della gravidanza, possiamo notare una differenza nei diversi trimestri:
- nel primo trimestre l'incremento calorico consigliato è inferiore (mediamente di 150 Kcal), poiché questo periodo non è caratterizzato da un grosso aumento delle dimensioni del feto; anzi, il peso del feto in questa fase non influisce sostanzialmente su quello materno e l'aumento ponderale (circa 500 g al mese) è essenzialmente dovuto al deposito di accumuli di grasso;
- nel secondo e terzo trimestre l'incremento calorico giornaliero dovrebbe essere maggiore (circa 350 Kcal) ma è importante considerare anche il livello di attività fisica: se è molto ridotto, anche l'apporto calorico consigliato sarà inferiore. Il maggiore incremento di peso si ha nel secondo trimestre (350-450 g a settimana), per la rapida crescita fetale, mentre nel terzo trimestre l'incremento di solito si fa meno rapido (200-300 g a settimana).
Se possibile, è consigliabile praticare una moderata ma costante attività fisica in gravidanza.
È ormai assodato che il corretto sviluppo del neonato è in relazione all'alimentazione materna prima e soprattutto durante la gravidanza. A tal fine sono stati compiuti degli studi sul bilancio azotato che hanno stabilito che circa la metà dell'azoto proteico trattenuto dalla donna in gravidanza viene utilizzato per la sintesi di tessuti del feto e dei suoi annessi.
Una quota proteica di 5-6 gr in più al giorno, a partire dal 2° trimestre, è sufficiente per garantire un corretto accrescimento del feto. Ulteriori incrementi non sembrano portare alcun beneficio, né alla madre né al bambino; al contrario, possono essere nocivi per il feto.
Il Ferro è uno dei minerali su cui, durante la gravidanza, è necessario porre attenzione, dal momento che l'espansione del volume ematico in gravidanza, la cessione del ferro al feto e la quota perduta nel parto, messe insieme, possono esporre la donna ad uno stato di carenza di ferro all'interno dei globuli rossi (anemia).
Vero è, tuttavia, che l'organismo ha la capacità (entro certi limiti) di incrementare l'assorbimento di ferro dai cibi quando le riserve sono basse. Nel primo trimestre di gravidanza il maggior fabbisogno di ferro è compensato dall'interruzione delle perdite dovute al flusso mestruale e, se la donna non presenta al concepimento uno stato di anemia da carenza di ferro, non è necessaria alcuna supplementazione in presenza di una dieta bilanciata. Nel secondo e terzo trimestre il fabbisogno sale fino a 30 milligrammi al giorno, che possono essere ottenuti con una dieta sana ed equilibrata oppure con una supplementazione farmacologica.
Il feto umano alla nascita contiene circa 25-35 g di Calcio e 15-20 g di Fosforo sotto forma di sali, di questi circa la metà vengono depositati nel nuovo organismo durante gli ultimi due mesi di gestazione. Per questo motivo è importante che la gestante si assicuri un apporto quotidiano di 1000-1200 mg di Calcio soprattutto attraverso il consumo di latte e latticini che assicurano anche un ottimo apporto di Fosforo.
Dopo tante raccomandazioni sull'eventuale maggior consumo di sostanze alimentari durante la gravidanza, mi sembra utile ricordare come l'abuso di alcool da parte della gestante sia stato messo in relazione con malformazioni congenite e con basso peso alla nascita.
Quando preoccuparsi?
Un incremento troppo rapido dovrà essere segnalato al medico, soprattutto se accompagnato da gonfiori agli arti, per il rischio di gestosi.
Per contro, anche un aumento insufficiente di peso richiederà degli accertamenti poiché possibile indice di qualche patologia o di scarsa crescita fetale.
Quanto pesa...
Vediamo infine, per curiosità, a cosa è dovuto l'incremento di peso durante la gravidanza:
- peso del bambino (circa 3,5 Kg)
- placenta (circa 600 g)
- liquido amniotico (circa 1 Kg)
- aumento di dimensioni dell'utero (circa 1 Kg)
- aumento di volume del seno (circa 500 g)
- aumento del volume sanguigno materno (circa 500 g)
- ritenzione idrica (circa 2 Kg)
- depositi adiposi.
Gestosi in Gravidanza : sintomi , cause e prevenzione
Avere un'alimentazione corretta ed equilibrata in gravidanza è necessario non soltanto per migliorare l'aspetto e non aumentare eccessivamente di peso, ma anche per prevenire e curare la gestosi. Essa si manifesta come una forma di ipertensione, ma può essere molto rischiosa per il feto se si trasforma in eclampsia.
I termini gestosi ed eclampsia sono oggi abbastanza comuni e si riferiscono, generalmente, a un aumento della pressione sanguigna durante la gravidanza. Si tratta, tuttavia, di fenomeni per cui la scienza non ha ancora trovato una spiegazione valida e univoca. La causa della gestosi e dell'eclampsia, infatti, resta sconosciuta, nonostante i cento anni di ricerca dedicati a questo fenomeno. La gestosi si verifica con la seguente incidenza:
Il problema principale è che, all'inizio di una gravidanza, molte donne possono non accorgersi di nulla. Il periodo di gestazione, infatti, è talmente complicato che spesso ci si sente energiche e ipertese senza un preciso motivo. Finchè, in una delle prove di routine, la pressione sanguigna, improvvisamente, sembra impazzire.
Preeclampsia e gestosi: le anomalie comuni
Alla base della gestosi e dell' eclampsia si riscontra una anormale funzione metabolica, tra cui:
Sintomatologia
Il termine preeclampsia significa "prima dei crampi" e si riferisce al caso estremamente raro, ma pericoloso per la vita del bambino, di convulsioni e perdita di coscienza improvvisa della madre. Se si verifica durante l'ultimo trimestre di gravidanza, la gestosi è caratterizzata oltre che da ipertensione, anche da ritenzione di liquidi e proteinuria (eliminazione di proteine nelle urine). Accanto a questi sintomi, molto importante è la comparsa in più parti del corpo della gestante di edema. La misurazione di tutti questi indicatori è di vitale importanza.
I motivi di rischio per il feto
La contrazione generale del sistema vascolare sanguigno può provocare la carenza di afflusso di sangue alla placenta con conseguente carenza di ossigeno. Ciò provoca a sua volta danni funzionali agli organi e ai tessuti. La ritenzione di sali di sodio e di acqua porta, invece, ad edema.
Trattamento
Cruciale per il successo del trattamento medico di preeclampsia è la cura della gestante con
Il medico potrà anche prescrivere dei calmanti per tranquillizzare la paziente che potrà essere particolarmente nervosa, allo scopo di prevenire le convulsioni eclamptiche. Si è visto, inoltre, che ci sono dei comportamenti da evitare. Tra di essi particolarmente controproducente è quello d'ingerire prodotti drenanti come diuretico a base di erbe che può provocare disidratazione.
I termini gestosi ed eclampsia sono oggi abbastanza comuni e si riferiscono, generalmente, a un aumento della pressione sanguigna durante la gravidanza. Si tratta, tuttavia, di fenomeni per cui la scienza non ha ancora trovato una spiegazione valida e univoca. La causa della gestosi e dell'eclampsia, infatti, resta sconosciuta, nonostante i cento anni di ricerca dedicati a questo fenomeno. La gestosi si verifica con la seguente incidenza:
- 5% - 7% delle gravidanze
- più spesso nella prima gravidanza
- è più comune in alcune aree del mondo rispetto ad altre
- aumenta con l'aumentare dell'età gestazionale
- è più solita nei casi di gravidanza multipla
Il problema principale è che, all'inizio di una gravidanza, molte donne possono non accorgersi di nulla. Il periodo di gestazione, infatti, è talmente complicato che spesso ci si sente energiche e ipertese senza un preciso motivo. Finchè, in una delle prove di routine, la pressione sanguigna, improvvisamente, sembra impazzire.
Preeclampsia e gestosi: le anomalie comuni
Alla base della gestosi e dell' eclampsia si riscontra una anormale funzione metabolica, tra cui:
- bilancio negativo dell'azoto
- maggiore irritabilità del sistema nervoso centrale
- compromissione della funzione renale
- aumento della concentrazione dei globuli bianchi e globuli rossi
- alterazioni del bilancio idro-elettrolitico
Sintomatologia
Il termine preeclampsia significa "prima dei crampi" e si riferisce al caso estremamente raro, ma pericoloso per la vita del bambino, di convulsioni e perdita di coscienza improvvisa della madre. Se si verifica durante l'ultimo trimestre di gravidanza, la gestosi è caratterizzata oltre che da ipertensione, anche da ritenzione di liquidi e proteinuria (eliminazione di proteine nelle urine). Accanto a questi sintomi, molto importante è la comparsa in più parti del corpo della gestante di edema. La misurazione di tutti questi indicatori è di vitale importanza.
I motivi di rischio per il feto
La contrazione generale del sistema vascolare sanguigno può provocare la carenza di afflusso di sangue alla placenta con conseguente carenza di ossigeno. Ciò provoca a sua volta danni funzionali agli organi e ai tessuti. La ritenzione di sali di sodio e di acqua porta, invece, ad edema.
Trattamento
Cruciale per il successo del trattamento medico di preeclampsia è la cura della gestante con
- Riposo a letto
- Cessazione dell'attività lavorativa
- Dieta
- Farmaci contro l'ipertensione sotto prescrizione medica
Il medico potrà anche prescrivere dei calmanti per tranquillizzare la paziente che potrà essere particolarmente nervosa, allo scopo di prevenire le convulsioni eclamptiche. Si è visto, inoltre, che ci sono dei comportamenti da evitare. Tra di essi particolarmente controproducente è quello d'ingerire prodotti drenanti come diuretico a base di erbe che può provocare disidratazione.
L'alimentazione in Gravidanza: come mangiare e cosa evitare
L'alimentazione corretta in gravidanza è molto importante, poiché deve soddisfare le esigenze del feto in crescita, oltre che quelle della madre.
Questo deve accadere limitando l'apporto calorico, che non aumenta in modo significativo, considerando che spesso l'attività fisica si riduce. Vediamo dunque cosa preferire e cosa evitare e perché.
I fattori da considerare
Ecco quindi i consigli per l'alimentazione in gravidanza:
Questo deve accadere limitando l'apporto calorico, che non aumenta in modo significativo, considerando che spesso l'attività fisica si riduce. Vediamo dunque cosa preferire e cosa evitare e perché.
I fattori da considerare
- Garantire un corretto apporto nutrizionale. L'alimentazione in gravidanza deve essere ben bilanciata, contenendo carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali in quantità adeguate. In particolare, in gravidanza aumenta il fabbisogno di calcio, ferro, acido folico, vitamina D. Molti ginecologi, per sicurezza, prescrivono integratori appositi.
- Controllare l'aumento di peso. Uno degli aspetti da considerare è il corretto aumento di peso durante la gravidanza.La donna che inizia la gravidanza sottopeso dovrà aver cura di mangiare in modo regolare e completo, poiché una scarsa alimentazione potrebbe causare un rallentamento della crescita del feto e scarso peso alla nascita, oltre a carenze nutrizionali di vario genere. L'aumento eccessivo di peso predispone, al contrario, al diabete gestazionale e alla gestosi, oltre a comportare un eccessivo affaticamento scheletrico e muscolare per la madre.
- Nausee, acidità, stitichezza. Con opportune precauzioni alimentari è possibile attenuare la nausea e altri fastidi tipici della gravidanza.
- Allergie e malattie infettive. È preferibile limitare i cibi che costituiscono una possibile fonte di allergia e evitare quelli che espongono al rischi di contrarre malattie infettive, come l'epatite nel caso dei molluschi non ben cotti. Toxoplasmosi e listeriosi sono malattie che si contraggono prevalentemente per via alimentare e che possono comportare rischi particolari. Ecco perché certi alimenti sono sconsigliati.
Ecco quindi i consigli per l'alimentazione in gravidanza:
- È importante fare pasti regolari ma non troppo abbondanti, preferibilmente cinque al giorno di cui due spuntini.
- Se soffrite di nausea mattutina, mangiate qualcosa di secco, come le fette biscottate, prima ancora di alzarvi dal letto.
- Per non ingrassare eccessivamente e per aiutare la funzionalità intestinale, preferire i carboidrati complessi e integrali (pane e pasta integrali ad esempio) a quelli semplici (dolci).
- Assicurare un regolare apporto proteico tramite carni (preferibilmente bianche), pesce, uova, latte e latticini, soia, piatti unici costituiti da cereali e legumi.
- Assicurare un regolare apporto di fibra tramite l'utilizzo di alimenti integrali, frutta e verdura.
- Limitare i grassi, evitando i cibi fritti e elaborati e togliendo il grasso visibile dagli alimenti. Usare l'olio extravergine di oliva come condimento, senza esagerare. Se non amate il pesce, alternatelo con olio di semi di lino.
- Il ferro, oltre che dalla carne e dal pesce, si può ottenere da cavoli, cereali
- integrali, frutta secca e legumi. È importante la contemporanea assunzione di vitamina C, che ne facilita l'assorbimento (frutta fresca e verdure crude). Attenzione perché alcuni alimenti e bevande, come vino rosso, the, latticini, caffè, cioccolato, ne riducono l'assorbimento. Può essere comunque necessaria un'integrazione.
- Il calcio, oltre che da latte e latticini, si può ottenere da alcuni tipi di acqua, verdure a foglia verde, legumi, frutta secca (mandorle in particolare), soia, alimenti fortificati (ad esempio succhi di frutta o "latti" vegetali con aggiunta di calcio).
- Acido folico: è preferibile assumere un'integrazione fin da prima della gravidanza.
- Per vitamine e minerali, in genere, è importante il consumo di frutta e verdura, che aiuta anche in caso di stitichezza e nel limitare l'apporto calorico.
- Limitare il sale
- Evitare molluschi e crostacei, specialmente se poco cotti, per il rischio allergie e malattie infettive
- In caso di negatività al toxo-test, evitare frutta e verdura cruda non correttamente lavata (in particolare quelle che crescono a contatto col terreno), insaccati (escluso prosciutto cotto e mortadella), carni poco cotte.
- Evitare formaggi a pasta molle (Brie, Camambert, Roquefort, Gorgonzola) e in particolare la crosta per la possibile presenza del batterio che causa la listeriosi .
- Limitare le possibili sostanze tossiche, ad esempio il mercurio, contenuto nei pesci di grosse dimensioni (preferire pesci piccoli), le sostanze che si formano in seguito all'eccessiva cottura degli alimenti (togliere le parti bruciacchiate), le sostanze chimiche utilizzate per la coltivazione di frutta e verdura, preferendo alimenti biologici o lavando bene la verdura. Evitare i dolcificanti di sintesi.
- Evitare i superalcolici e limitare vino, birra, the e caffè.
Gravidanza rischiosa per le donne celiache
Che cosa comporta essere celiache in gravidanza? Che rischi si corrono? L'aborto è davvero più frequente? Come si può diminuire il rischio di aborto?
La celiachia è un'intolleranza alimentare molto diffusa ma purtroppo anche insidiosa perché i sintomi possono essere facilmente confusi con altre patologie meno dannose. Una ricerca ha dimostrato che le donne che soffrono di celiachia hanno una incidenza tre volte maggiore di avere aborti spontanei, questo però solo se la celiachia non è curata, una volta ristabilito l'equilibrio, non si corrono rischi in più.
La celiachia è una grave intolleranza alimentare al glutine (la proteina del grano) e agli alimenti che lo contengono, comporta malessere, problemi allo stomaco e alla digestione, una debilitazione generale e costante. La celiachia non ha una cura, bisogna solo eliminare dalla dieta tutti gli alimenti che contegono il glutine, in questo modo lo stato di salute viene ripristinato ed in pratica non ci sono più sintomi di alcun tipo.
Ormai la celiachia è ben conosciuta e quindi una volta individuata e diagnosticata è facile conviverci, sul mercato sono disponibili tantissimi prodotti per rimpiazzare la farina ma anche alimenti già pronti creati apposta per chi ha questa patologia, pizza, gelato, panettoni, c'è di tutto.
La gravidanza davvero rischiosa interessa le donne che hanno la celiachia ma non ne sono consapevoli, in questo caso il rischio di aborto spontaneo è molto probabile e purtroppo anche ricorrente, è quindi una cosa da controllare nel caso in cui non si riesca a portare a termine una gravidanza.
Ma perché la celiachia provoca gli aborti ? La dottoressa Nicoletta Di Simone, Direttore del Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente del policlinico Gemelli, ed il suo team hanno condotto una ricerca durante la quale è emerso che durante la gestazione gli anticorpi anti-glutine si attivano nell'utero e distruggono la placenta, questo accade perché la celiachia è una malattia autoimmune.
La soluzione migliore per evitare questi aborti, è accertarsi di non essere celiaci e nel caso in cui l'intolleranza venisse riscontrata, non servono medicine, cure e trattamenti, basta semplicemente una stretta dieta senza glutine per almeno sei mesi prima del concepimento, così da eliminare i distruttivi anticorpi in circolo nel sangue che sono i responsabili degli aborti.
La celiachia è un'intolleranza alimentare molto diffusa ma purtroppo anche insidiosa perché i sintomi possono essere facilmente confusi con altre patologie meno dannose. Una ricerca ha dimostrato che le donne che soffrono di celiachia hanno una incidenza tre volte maggiore di avere aborti spontanei, questo però solo se la celiachia non è curata, una volta ristabilito l'equilibrio, non si corrono rischi in più.
La celiachia è una grave intolleranza alimentare al glutine (la proteina del grano) e agli alimenti che lo contengono, comporta malessere, problemi allo stomaco e alla digestione, una debilitazione generale e costante. La celiachia non ha una cura, bisogna solo eliminare dalla dieta tutti gli alimenti che contegono il glutine, in questo modo lo stato di salute viene ripristinato ed in pratica non ci sono più sintomi di alcun tipo.
Ormai la celiachia è ben conosciuta e quindi una volta individuata e diagnosticata è facile conviverci, sul mercato sono disponibili tantissimi prodotti per rimpiazzare la farina ma anche alimenti già pronti creati apposta per chi ha questa patologia, pizza, gelato, panettoni, c'è di tutto.
La gravidanza davvero rischiosa interessa le donne che hanno la celiachia ma non ne sono consapevoli, in questo caso il rischio di aborto spontaneo è molto probabile e purtroppo anche ricorrente, è quindi una cosa da controllare nel caso in cui non si riesca a portare a termine una gravidanza.
Ma perché la celiachia provoca gli aborti ? La dottoressa Nicoletta Di Simone, Direttore del Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente del policlinico Gemelli, ed il suo team hanno condotto una ricerca durante la quale è emerso che durante la gestazione gli anticorpi anti-glutine si attivano nell'utero e distruggono la placenta, questo accade perché la celiachia è una malattia autoimmune.
La soluzione migliore per evitare questi aborti, è accertarsi di non essere celiaci e nel caso in cui l'intolleranza venisse riscontrata, non servono medicine, cure e trattamenti, basta semplicemente una stretta dieta senza glutine per almeno sei mesi prima del concepimento, così da eliminare i distruttivi anticorpi in circolo nel sangue che sono i responsabili degli aborti.
Alimentazione durante l'allattamento
Perchè allattare al seno?
E’ ormai noto che l’allattamento al seno, quando possibile, sia la scelta migliore per mamma e bambino: oltre a rappresentare il miglior alimento possibile da un punto di vista nutrizionale, il latte materno fornisce un’efficace protezione dal pericolo di infezioni compensando l’ancora imperfetto funzionamento del sistema immunitario del neonato e rafforza enormemente il legame affettivo tra la mamma ed il piccolo cucciolo di uomo.
L’allattamento al seno soddisfa inoltre bisogni diversi dalla fame, quali la sete (grazie all’alta percentuale di acqua presente), il bisogno di consolazione, di contatto e di contenimento e non necessita di preparazioni preliminari: è pronto per essere succhiato dal seno della madre in qualunque momento e istantaneamente e si presenta sempre rispondente alle esigenze del bambino: composizione, temperatura, quantità e densità sono sempre esattamente quelle necessarie.
L’OMS suggerisce il ricorso al latte materno come unico alimento fino ai sei mesi d’età, ma sottolinea la possibilità e l’utilità di affiancarlo ad un’alimentazione tradizionale anche fino ai due anni.
Una corretta alimentazione durante il periodo dell’allattamento consente di preparare l’organismo della mamma a fornire il miglior alimento possibile al neonato, oltre a mantenere una buona condizione fisica e mentale essenziale per affrontare i primi mesi della nuova vita.
Dopo il parto è molto probabile che il peso della mamma sia superiore di almeno 3-4 Kg al peso precedente alla gravidanza: questa condizione non deve rappresentare un problema e non deve indurre a voler seguire diete dimagranti durante questo delicato periodo. Allattare è un impegno faticoso ed energicamente dispendioso per l’organismo femminile ed al momento è più che sufficiente per smaltire i chili in eccesso: si è calcolato infatti che, in media, una donna che allatta produce 700-800 ml di latte al giorno che corrispondono a un costo energetico di circa 500 calorie, in parte prodotte dalla scorta di grassi, in parte dalla dieta adottata.
Alimenti da evitare
Linee guida
Conclusione
L’alimentazione deve fondamentalmente rispecchiare quindi un normale regime alimentare equilibrato, ricco di verdura e frutta, ma in cui siano presenti tutti i nutrienti nelle giuste proporzioni (pasta, pane, carne, …): particolare risalto viene dato al consumo di pesce che, in quanto ricco di DHA, risulta particolarmente utile nello sviluppo del sistema nervoso del neonato. Particolarmente importante sarebbe il consumo di latte e latticini, anche se in realtà sono sospettati di essere causa di colichine; in questo caso il consiglio migliore è valutare con il proprio pediatra come procedere per evitare sofferenze al neonato ed eccessive perdite di calcio alla mamma.
AVVERTENZA: Questo sito ha carattere di divulgazione culturale e informativa, necessariamente generale. Le informazioni contenute, pur basate sugli studi scientifici citati, non sostituiscono il consulto personalizzato del professionista pratico, dietologo o medico. Il lettore non è autorizzato a considerare gli articoli qui contenuti come consulti medici, né a prenderli a pretesto per curarsi da sé.
E’ ormai noto che l’allattamento al seno, quando possibile, sia la scelta migliore per mamma e bambino: oltre a rappresentare il miglior alimento possibile da un punto di vista nutrizionale, il latte materno fornisce un’efficace protezione dal pericolo di infezioni compensando l’ancora imperfetto funzionamento del sistema immunitario del neonato e rafforza enormemente il legame affettivo tra la mamma ed il piccolo cucciolo di uomo.
L’allattamento al seno soddisfa inoltre bisogni diversi dalla fame, quali la sete (grazie all’alta percentuale di acqua presente), il bisogno di consolazione, di contatto e di contenimento e non necessita di preparazioni preliminari: è pronto per essere succhiato dal seno della madre in qualunque momento e istantaneamente e si presenta sempre rispondente alle esigenze del bambino: composizione, temperatura, quantità e densità sono sempre esattamente quelle necessarie.
L’OMS suggerisce il ricorso al latte materno come unico alimento fino ai sei mesi d’età, ma sottolinea la possibilità e l’utilità di affiancarlo ad un’alimentazione tradizionale anche fino ai due anni.
Una corretta alimentazione durante il periodo dell’allattamento consente di preparare l’organismo della mamma a fornire il miglior alimento possibile al neonato, oltre a mantenere una buona condizione fisica e mentale essenziale per affrontare i primi mesi della nuova vita.
Dopo il parto è molto probabile che il peso della mamma sia superiore di almeno 3-4 Kg al peso precedente alla gravidanza: questa condizione non deve rappresentare un problema e non deve indurre a voler seguire diete dimagranti durante questo delicato periodo. Allattare è un impegno faticoso ed energicamente dispendioso per l’organismo femminile ed al momento è più che sufficiente per smaltire i chili in eccesso: si è calcolato infatti che, in media, una donna che allatta produce 700-800 ml di latte al giorno che corrispondono a un costo energetico di circa 500 calorie, in parte prodotte dalla scorta di grassi, in parte dalla dieta adottata.
Alimenti da evitare
- L’alcol, oltre a non possedere alcuna proprietà di stimolazione della secrezione, può passare nel latte materno e quindi il consumo dev’essere tassativamente limitato o, meglio, evitato del tutto.
- Fumare diminuisce la produzione di latte e lo impoverisce della preziosa vitamina C contenuta: è inoltre fortemente dannoso per il neonato il fumo passivo.
- La caffeina viene secreta nel latte materno, causando iperattività e difficoltà di riposo: si raccomanda quindi di limitarne l’assunzione diminuendo la quantità di caffè, the, bibite come Coca-Cola o drink energetici (Red Bull, …)
- Molti farmaci possono essere secreti nel latte: chiedere sempre al proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco.
- Sono rischiosi perché veicolo di batteri o potenzialmente allergenici: selvaggina, cacciagione, carni conservate, insaccati, mitili, molluschi, polpa di granchio, pesche, fragole…
- Conferiscono un cattivo gusto al latte: cavoli, cavolfiori, broccoli, cardi,asparagi, verza, cicoria, rape, radicchio, carciofi, pomodori acerbi, patate inverdite, funghi, aglio crudo, cipolla cruda, porro, erba cipollina, camerbert, cheddar, gorgonzola, pecorino, brie, provola affumicata, roquefort, strutto,lardo, panna, maionese, insalata russa, dado da brodo, ketchup, noce moscata, curry, peperoncino.
Linee guida
- La carne dev’essere consumata ben cotta.
- Lavare accuratamente frutta e verdura.
- Per non depauperare la quantità di vitamine naturalmente presenti in frutta e verdura preferire una cottura al vapore o nel forno a microonde.
- Non saltare mai i pasti e preferire diversi piccoli spuntini durante la giornata a pochi pasti troppo abbondanti.
- Assumere molta acqua e liquidi in genere come succhi, spremute e brodi.
Conclusione
L’alimentazione deve fondamentalmente rispecchiare quindi un normale regime alimentare equilibrato, ricco di verdura e frutta, ma in cui siano presenti tutti i nutrienti nelle giuste proporzioni (pasta, pane, carne, …): particolare risalto viene dato al consumo di pesce che, in quanto ricco di DHA, risulta particolarmente utile nello sviluppo del sistema nervoso del neonato. Particolarmente importante sarebbe il consumo di latte e latticini, anche se in realtà sono sospettati di essere causa di colichine; in questo caso il consiglio migliore è valutare con il proprio pediatra come procedere per evitare sofferenze al neonato ed eccessive perdite di calcio alla mamma.
AVVERTENZA: Questo sito ha carattere di divulgazione culturale e informativa, necessariamente generale. Le informazioni contenute, pur basate sugli studi scientifici citati, non sostituiscono il consulto personalizzato del professionista pratico, dietologo o medico. Il lettore non è autorizzato a considerare gli articoli qui contenuti come consulti medici, né a prenderli a pretesto per curarsi da sé.