Dott. Ignazio Madonia
Morbo di Alzheimer e alimentazione
La malattia di Alzheimer è una forma di indebolimento mentale negli anziani ed è caratterizzata dal deterioramento del tessuto cerebrale nel corso di un lungo periodo di tempo.
Le parti del cervello che vengono colpite sono quelle che controllano il pensiero, la memoria e il linguaggio.
La malattia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per la prima volta nel 1907 ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici.
E’ opinione comune che l’aumento del colesterolo non solo si associa alla malattia di Alzheimer ma ne peggiora la prognosi espressa in anni di vita.
Il principale determinante della malattia è costituito dal gene della apoproteina E (APO E).
Infatti un gruppo di ricercatori finlandesi ha studiato per 21 anni 1449 soggetti in età compresa tra 65-79 anni, controllando il livello di APOE, la pressione arteriosa e la colesterolemia.
I ricercatori hanno scoperto che nei portatori di APOE si raddoppiava la probabilità di andare incontro ad Alzheimer e che in presenza di APOE il rischio saliva di 5 volte se era presente l’ipertensione arteriosa e a 8 volte se era presente anche l’ipercolesterolemia, dimostrando che vi è un nesso tra Alzheimer, ipertensione e ipercolesterolemia ma in presenza di APOE.
L’opinione corrente è che l’Alzheimer sia una malattia sostanzialmente incurabile e che i 600.000 italiani che ne soffrono abbiano un destino segnato con la condanna ad una vita deteriorata.
Per capire quanto sia devastante la malattia basta pensare alla trasformazione che subì Rita Hayworth, splendida donna, irriconoscibile dopo pochi anni di infermità.
Sintomi e decorso
All’inizio la demenza di Alzheimer si manifesta con lievi problemi di memoria fino ad arrivare nei casi avanzati alla perdita delle capacità intellettuali che rende l’individuo incapace di mantenere il lavoro e i rapporti sociali.
Sono presenti deficit del pensiero astratto, compromissione della capacità di giudizio, disturbi delle funzioni corticali più elevate.
Afasia con difficoltà nel ritrovare le parole, aprassia (incapacità di eseguire alcuni movimenti richiesti) o agnosia, ossia l’incapacità di riconoscere i famigliari, amici, oggetti e parti del proprio corpo. Sono infine presenti cambiamenti della personalità con introversione, egoismo, sentimenti di persecuzione, disturbi degli sfinteri, in particolare perdita delle urine.
Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia.
Gli studi hanno dimostrato che il rischio di Alzheimer è più elevato nelle persone che consumano diete ricche di grassi saturi, colesterolo, ipercaloriche e povere di fibre, frutta e verdura.
Diagnosi
Oggi l’unico modo di fare una diagnosi certa di demenza di Alzheimer è attraverso l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo con l’autopsia dopo la morte del paziente.
Questo significa che durante il decorso della malattia si può fare solo una diagnosi di Alzheimer probabile. Per questo i medici si avvalgono di diversi test:
Come in altre malattie neurodegenerative, la diagnosi precoce è molto importante sia perchè offre la possibilità di trattare alcuni sintomi della malattia, sia perchè permette al paziente di pianificare il suo futuro, quando ancora è in grado di prendere decisioni.
Dieta e malattia
Il momento dei pasti può diventare sempre più difficile: a volte il malato si sporca mentre mangia, altre volte deve essere aiutato con forchetta e coltello.
Può anche succedere che si dimentichi di mangiare o mangi più volte al giorno perchè non si ricorda quando l’ha fatto la volta precedente.
E’ quindi indispensabile aiutare il malato a mantenere una dieta sana.
Ecco alcuni consigli:
Le parti del cervello che vengono colpite sono quelle che controllano il pensiero, la memoria e il linguaggio.
La malattia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per la prima volta nel 1907 ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici.
E’ opinione comune che l’aumento del colesterolo non solo si associa alla malattia di Alzheimer ma ne peggiora la prognosi espressa in anni di vita.
Il principale determinante della malattia è costituito dal gene della apoproteina E (APO E).
Infatti un gruppo di ricercatori finlandesi ha studiato per 21 anni 1449 soggetti in età compresa tra 65-79 anni, controllando il livello di APOE, la pressione arteriosa e la colesterolemia.
I ricercatori hanno scoperto che nei portatori di APOE si raddoppiava la probabilità di andare incontro ad Alzheimer e che in presenza di APOE il rischio saliva di 5 volte se era presente l’ipertensione arteriosa e a 8 volte se era presente anche l’ipercolesterolemia, dimostrando che vi è un nesso tra Alzheimer, ipertensione e ipercolesterolemia ma in presenza di APOE.
L’opinione corrente è che l’Alzheimer sia una malattia sostanzialmente incurabile e che i 600.000 italiani che ne soffrono abbiano un destino segnato con la condanna ad una vita deteriorata.
Per capire quanto sia devastante la malattia basta pensare alla trasformazione che subì Rita Hayworth, splendida donna, irriconoscibile dopo pochi anni di infermità.
Sintomi e decorso
All’inizio la demenza di Alzheimer si manifesta con lievi problemi di memoria fino ad arrivare nei casi avanzati alla perdita delle capacità intellettuali che rende l’individuo incapace di mantenere il lavoro e i rapporti sociali.
Sono presenti deficit del pensiero astratto, compromissione della capacità di giudizio, disturbi delle funzioni corticali più elevate.
Afasia con difficoltà nel ritrovare le parole, aprassia (incapacità di eseguire alcuni movimenti richiesti) o agnosia, ossia l’incapacità di riconoscere i famigliari, amici, oggetti e parti del proprio corpo. Sono infine presenti cambiamenti della personalità con introversione, egoismo, sentimenti di persecuzione, disturbi degli sfinteri, in particolare perdita delle urine.
Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia.
Gli studi hanno dimostrato che il rischio di Alzheimer è più elevato nelle persone che consumano diete ricche di grassi saturi, colesterolo, ipercaloriche e povere di fibre, frutta e verdura.
Diagnosi
Oggi l’unico modo di fare una diagnosi certa di demenza di Alzheimer è attraverso l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo con l’autopsia dopo la morte del paziente.
Questo significa che durante il decorso della malattia si può fare solo una diagnosi di Alzheimer probabile. Per questo i medici si avvalgono di diversi test:
- Esami clinici, come quello del sangue, delle urine o del liquido spinale;
- Test neuropsicologici per misurare la memoria, la capacità di risolvere problemi, il grado di attenzione, la capacità di contare e di dialogare;
- Tac cerebrali per identificare ogni possibile segno di anormalità;
Come in altre malattie neurodegenerative, la diagnosi precoce è molto importante sia perchè offre la possibilità di trattare alcuni sintomi della malattia, sia perchè permette al paziente di pianificare il suo futuro, quando ancora è in grado di prendere decisioni.
Dieta e malattia
Il momento dei pasti può diventare sempre più difficile: a volte il malato si sporca mentre mangia, altre volte deve essere aiutato con forchetta e coltello.
Può anche succedere che si dimentichi di mangiare o mangi più volte al giorno perchè non si ricorda quando l’ha fatto la volta precedente.
E’ quindi indispensabile aiutare il malato a mantenere una dieta sana.
Ecco alcuni consigli:
- Per quanto riguarda l’ambiente è importante che il luogo dove vengono consumati i pasti sia confortevole, promuova la percezione di stimoli di benessere psico-fisico con soluzioni funzionali, che contrastino con il declino cognitivo e favoriscano la padronanza dell’ambiente stesso.
- Cercare di trovare stoviglie speciali, piatti infrangibili e sotto bicchieri antiscivolo, usare una tazza per il cibo anzichè forchetta e coltello perchè è più facile.
- Utilizzare colori con contrasti semplici e netti, diversificare i piatti e la tovaglia.
- Preparare cibi che si possano prendere con le dita esempio spezzatino con patate.
- Cucinare cibo diluito, meglio che proporre un omogeneizzato, se il malato non può mangiare cibi solidi.
- Utilizzare cibi del territorio, appartenenti al vissuto gastronomico locale.
- Impiegare tecniche culinarie che esaltino le caratteristiche nutrizionali e organolettiche.
- Organizzare i pasti in base alle particolari esigenze del malato.
- Assicurare un’adeguata idratazione (almeno un litro e mezzo di acqua).
L’acqua viene assunta soprattutto con le bevande, in minore quantità con alimenti (vedi tabella 1) e svolge un ruolo essenziale nella digestione, nell’assorbimento, nel trasporto e nell’utilizzazione dei nutrienti: è indispensabile per l’eliminazione delle scorie e per la regolazione della temperatura corporea.
Le persone ammalate di Alzheimer e gli anziani in genere rischiano di andare incontro a fenomeni di disidratazione perchè con il passare degli anni la sensazione della sete tende a diminuire.
Si consiglia di fare bere almeno un litro e mezzo di liquidi al giorno. L’acqua, specie se minerale, è la migliore bevanda, ma possono essere assunti altri liquidi come tè lungo, caffè d’orzo, succhi di frutta, spremute, brodi).
Tabella 1 Percentuale di acqua presente nei più comuni alimenti
(Fonte INN 1997)
ALIMENTO PERCENTUALE
Frutta 95-90%
Latte 90-80%
Verdura 90-80%
Pesci 75-50%
Patate 75-65%
Uova 74%
Carni crude 70-65%
Pane 40-35%
Emmental, parmigiano 35-30%
Burro 17-15%
Pasta, riso, fagioli secchi 12-10%
Zucchero e olio 0%
La dieta migliore per questi pazienti resta la dieta mediterranea ricca di frutta e verdura, cereali, pesce, legumi e olio extravergine di oliva.
E’ importante consentire un consumo frequente di alimenti che contengono antiossidanti come gli agrumi, le verdure a foglia verde, i pomodori, le patate, formaggio magro, pesce e carni.
Tra le sostanze che sembra possano avere effetti positivi troviamo la vitamina C, la vitamina E e B12, i polifenoli (contenuti in tè, uva, cioccolato), lo zinco e il selenio.
Frutta 95-90%
Latte 90-80%
Verdura 90-80%
Pesci 75-50%
Patate 75-65%
Uova 74%
Carni crude 70-65%
Pane 40-35%
Emmental, parmigiano 35-30%
Burro 17-15%
Pasta, riso, fagioli secchi 12-10%
Zucchero e olio 0%
La dieta migliore per questi pazienti resta la dieta mediterranea ricca di frutta e verdura, cereali, pesce, legumi e olio extravergine di oliva.
E’ importante consentire un consumo frequente di alimenti che contengono antiossidanti come gli agrumi, le verdure a foglia verde, i pomodori, le patate, formaggio magro, pesce e carni.
Tra le sostanze che sembra possano avere effetti positivi troviamo la vitamina C, la vitamina E e B12, i polifenoli (contenuti in tè, uva, cioccolato), lo zinco e il selenio.
Tabella 2 Alimenti che contengono Vit. C, Vit. E, Zinco, Vit. B12 e Selenio
NUTRIENTE ALIMENTO
Vitamina C Agrumi, kiwi, pomodori, peperoni, ribes nero, fragole, broccoli, cavolfiori
Vitamina E Mandorle, nocciole, semi e olio di girasole, il germe e l’olio di grano, avocado
Zinco Frutti di mare, carni rosse, fegato, uova, germi di grano, cereali integrali e pane integrale
B12 Fonti preferenziali sono gli organi animali e i molluschi; tuorlo d'uova, nella carne e nel pollame, nel pesce nei formaggi fermentati e nel latte in polvere
Selenio Noci del Brasile, semi di girasole, molluschi, tonno sott’olio
NUTRIENTE ALIMENTO
Vitamina C Agrumi, kiwi, pomodori, peperoni, ribes nero, fragole, broccoli, cavolfiori
Vitamina E Mandorle, nocciole, semi e olio di girasole, il germe e l’olio di grano, avocado
Zinco Frutti di mare, carni rosse, fegato, uova, germi di grano, cereali integrali e pane integrale
B12 Fonti preferenziali sono gli organi animali e i molluschi; tuorlo d'uova, nella carne e nel pollame, nel pesce nei formaggi fermentati e nel latte in polvere
Selenio Noci del Brasile, semi di girasole, molluschi, tonno sott’olio
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