Dott. Ignazio Madonia
Diete Speciali
Elenco degli argomenti trattati
Alimentazione del celiaco
Dieta nell'isufficienza renale cronica
Dieta per epatopatici
Alimentazione post intervento bariatrico
Dieta in bianco
Alimentazione del celiaco
Dieta nell'isufficienza renale cronica
Dieta per epatopatici
Alimentazione post intervento bariatrico
Dieta in bianco
Alimentazione del celiaco
Equilibrio moderazione e varietà rappresentano i principi cardine della dieta del celiaco. Analizziamo come approcciarsi alla dieta priva di glutine.
Una dieta completamente priva di glutine è considerata, ad oggi, il miglior trattamento per la celiachia;tale dietoterapia è essenzialmente un trattamento di esclusione. È necessario sottolineare come, in ogni caso, la dieta del soggetto celiaco non debba essere intesa in senso restrittivo e come sia importante associare a una corretta alimentazione un sano stile di vita. Il regime alimentare imposto non è in grado di causare squilibri nutrizionali, dal momento che negli alimenti esclusi dalla dieta non sono contenuti elementi essenziali per la sopravvivenza del soggetto celiaco. È molto importante, quindi, che la dieta sia seguita in maniera stretta e completa per evitare le note complicanze della celiachia, tra cui le neoplasie e l’osteopenia. Equilibrio, moderazione e varietà rappresentano i principi cardine della dieta del celiaco. Analogamente al soggetto sano, il paziente celiaco dovrebbe riferirsi alle nuove linee guida, che definiscono una “piramide alimentare”. Nella piramide alimentare, il fattore discriminante fra soggetti sani e pazienti celiaci è rappresentato dai cereali e dai loro derivati; questi alimenti, infatti, contengono il principale fattore ambientale responsabile della condizione celiaca: il glutine.
Che cos'è il glutine?
Il glutine è una miscela proteica non esistente in natura. La sua formazione si determina, infatti, mettendo a contatto la semola o la farina con l’acqua. In questo modo, due proteine presenti naturalmente nella cariosside, le gliadine, di natura globulare, e le glutenine, di natura filamentosa, si uniscono formando un reticolo tridimensionale all’interno del quale rimangono intrappolati i granuli di amido e i gas che vengono sprigionati nel corso della lievitazione. Questo fenomeno è in grado di definire la struttura tipica alveolare presente in una fetta di pane e di determinarne la fragranza.
Glutine e lattanti
Il glutine andrebbe introdotto nella dieta del lattante a partire dal sesto mese. Allo stato attuale, non è possibile individuare i soggetti predisposti alla celiachia prima che la malattia si manifesti: per questo motivo, si consiglia di provare l’assunzione di glutine verso i 6 mesi in tutti i bambini. I regolari controlli dal pediatra consentiranno di individuare i bambini che mostrano i primi segni di intolleranza.
Cereali e cereali minori
I cereali appartengono alla famiglia delle Graminacee e rappresentano le prime piante ad essere coltivate dall’uomo, che fin dalle epoche più antiche ha saputo coglierne l’importanza e la versatilità d’utilizzo. La parte della pianta utilizzata a scopo alimentare è il frutto secco indeiscente, noto anche come cariosside. Alle nostre latitudini il cereale maggiormente diffuso è rappresentato dal frumento, seguito da mais, orzo,riso e grano saraceno. Fra i cereali utilizzati prevalentemente per l’alimentazione del bestiame si ricordano avena, sorgo e miglio. L’avena, oltre che cereale la cui granella è la “biada” per eccellenza, viene consumata in vario modo anche dall’uomo ed è coltura foraggera molto importante sotto forma di erbaio. Il sorgo è il quarto cereale per importanza nell’economia agricola mondiale, dopo frumento, riso e mais. Nelle agricolture progredite la granella viene destinata all’alimentazione animale, in concorrenza con quella di mais, in quanto ha un analogo valore nutritivo. Il miglio riveste una notevole importanza nell’alimentazione di alcuni paesi africani e asiatici, mentre in Europa è conosciuto principalmente come becchime per pollame e uccelli da gabbia. Fra i cereali minori, definiti tali sia per l’esiguità delle superfici investite sia del mercato interessato, si ricordano il fonio, uno dei cereali di più antica coltivazione in Africa, l’eleusine coracana, base alimentare delle popolazioni delle zone tropicali semi-aride dell’Africa e dell’Asia, il teosinte, diffuso nell’America Latina e il teff, cereale proprio dell’Eritrea e dell’Etiopia. In particolare, la dimensione del seme di teff, il cui diametro è di circa un millimetro, per mette il suo utilizzo da parte delle popolazioni seminomadi, dal momento che un pugno di questo cereale è sufficiente per la coltivazione di un intero campo.
Quali cereali evitare?
La dieta di un paziente celiaco deve essere permanente e rigorosa. In par ticolare, è necessario escludere in toto dal regime alimentare, cereali quali frumento, farro, orzo, segale, seitan, spelta e kamut. Devono essere eliminati dalla dieta anche i prodotti alimentari di derivazione, quali pasta, pane, pizza e biscotti. Il glutine, inoltre, nonostante non possieda un valore biologico intrinseco, è in grado di conferire viscoelasticità ai prodotti che lo contengono; per questo motivo, tale miscela proteica trova largamente impiego come addensante nell’industria alimentare per la produzione di cibi precotti, formaggi spalmabili, conserve e succhi di frutta. La tossicità dell’avena appare, invece, controversa: gli studi al riguardo non hanno avuto valenza risolutiva ed è possibile affermare come, ad oggi, non siano realmente conosciute le conseguenze subite dalla mucosa intestinale e causate dall’ingestione di questo cereale.
Cereali permessi
Numerosi sono i cereali che possono far parte del regime alimentare di un paziente con celiachia; fra questi ricordiamo il riso in chicchi, una graminacea del genere Orzya, che rappresenta il cereale più diffuso al mondo e l’alimento base per miliardi di persone; il granoturco, chiamato anche mais, una pianta annuale delle graminacee, originaria dell’America centro-meridionale e coltivato da Aztechi, Maya e Incas; il grano saraceno, introdotto in Europa dai turchi nel medioevo e considerato solitamente un cereale pur non appartenendo alla famiglia delle Graminacee; il miglio, cereale molto antico, originario dell’Asia centro-orientale e coltivato anche dagli antichi egizi; la quinoa, coltivata da oltre 5000 anni sugli altipiani pietrosi delle Ande a 4000 metri sul livello del mare e il sorgo, coltivato in prevalenza nelle aree aride e semiaride del pianeta.
La contaminazione da glutine
L’attenzione alla contaminazione da glutine deve essere costante ed accurata, poiché le possibili fonti di “inquinamento” sono tante e spesso di difficile individuazione. Si rende necessario, quindi, seguire alcune regole fondamentali quali, non infarinare gli alimenti con farine vietate, non aggiungere farine vietate in salse e sughi di cottura, non utilizzare l’acqua di cottura già usata per la pasta comune, non inquinare il cibo con mani infarinate o con utensili sporchi di farina, non appoggiare il cibo direttamente su superfici contaminate, non utilizzare carta da forno o fogli di alluminio sui piani di lavoro, evitare l’uso di teglie infarinate e griglie dove si abbrustolisce il pane comune e di taglieri, forni o piastre utilizzati per la preparazione di pizze o prodotti da forno confezionati con farina comune. Numerosi alimenti potrebbero contenere glutine in quantità superiore a 20 ppm o potrebbero essere a rischio di contaminazione. Per questo motivo è necessario conoscere e controllare l’ingredientistica ed i processi di lavorazione. Fra questi prodotti si ricordano: le farine, le fecole e gli amidi dei cereali permessi, la farina utilizzata per la polenta pronta, precotta o istantanea, il malto o l’estratto di malto dei cereali per messi e vietati, la tapioca, i risotti pronti in busta o surgelati, i popcorn confezionati, i tacos, le tortillas e il couscous. Anche i salumi, le conserve di carne, gli omogeneizzati di carne, di pesce e di prosciutto, i piatti pronti o precotti a base di carne o pesce, le zuppe e le minestre confezionate con i cereali permessi, i piatti pronti a base di verdura surgelata precotta e le patatine fritte sono da considerarsi alimenti a rischio. Fra i latticini, occorre prestare particolare attenzione all’ingestione di formaggi a fette, fusi, light, spalmabili e alle bevande a base di latte, soia, riso e mandorle.
Medicinali ed integratori alimentari
Il ministero della Salute garantisce che l’allestimento dei farmaci segue quanto prescritto dalle norme europee in materia; allo stato attuale, tali norme permettono di considerare adatti ai soggetti affetti da celiachia anche i medicinali contenenti amido di frumento, ad eccezione di casi di ipersensibilità individuale. Gli integratori alimentari non sono considerati farmaci e perciò non seguono i dettami della Farmacopea Ufficiale Italiana. Per questo motivo, gli integratori risultano prodotti potenzialmente a rischio e la loro somministrazione ai pazienti celiaci dovrebbe essere valutata caso per caso.
Strappi alla regola: le conseguenze
L’esclusione nella dieta delle prolamine di grano, orzo, segale, farro ecc, condiziona inevitabilmente scelte alimentari ed abitudini quotidiane; per questo motivo i pazienti celiaci, soprattutto durante l’adolescenza, potrebbero allontanarsi da un regime alimentare compatibile con la patologia. Gli “strappi alla regola”, però, potrebbero causare una infiammazione cronica della mucosa intestinale anche in assenza di chiari disturbi o sintomi. Per questo motivo è auspicabile evitare il più possibile tale situazione.
L'alimentazione in viaggio
La celiachia può diventare un problema di difficile gestione quando l’alimentazione deve avvenire fuori dalle pareti domestiche. Attualmente, numerosi esercizi commerciali, hotel, ristoranti e bed&breakfast garantiscono un servizio idoneo alle esigenze alimentari dei pazienti celiaci. Per poter esporre il logo “alimentazione in viaggio” occorre avere partecipato ad un corso base organizzato dalle associazioni regionali sulla celiachia; avere ultimato la formazione con successivi incontri; consentire controlli periodici da parte dell’associazione celiaci regionale; utilizzare prodotti con notifica ministeriale, inseriti nel Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine del Ministero della Salute; garantire che i prodotti serviti in tavola non sono stati contaminati dal glutine durante il processo di lavorazione. Inoltre, dal 2005 i pazienti affetti da celiachia hanno il diritto di avere un pasto senza glutine nelle mense scolastiche ed ospedaliere e in tutte le mense pubbliche. Questo diritto, sancito dall’articolo 4 della legge 123/05, permette ai bambini e ai giovani celiaci di seguire le attività scolastiche, proprie della loro età, senza limitazioni, e garantisce la corretta dieta durante la degenza ospedaliera. L’applicazione di tale diritto è attualmente estesa anche alle mense universitarie e aziendali, spesso anche private.
Quali altri alimenti?
Latte e formaggi. Il latte fresco pastorizzato, a lunga conservazione e il latte per la prima infanzia, se non addizionati di vitamine, aromi o altre sostanze, possono essere considerati un alimento sicuro nel regime alimentare del paziente celiaco. È possibile anche introdurre nella dieta lo yogurt naturale magro o intero e diversi tipologie di formaggi. In particolare, questi ultimi possono essere normalmente assunti dai celiaci perché la tecnologia abitualmente adottata per la loro preparazione non comporta l’utilizzo di ingredienti contenenti glutine. Le eventuali aggiunte di grani di pepe, inoltre, non prevedono l’aggiunta di cereali. Sono da considerarsi idonei i formaggi molli, semiduri e duri. Carne e verdure. È possibile consumare tutti i tipi di carne bianca e rossa, il pesce conservato al naturale, affumicato o sott’olio, i molluschi e i crostacei freschi o congelati e non miscelati con altri ingredienti, il prosciutto crudo e le uova. Inoltre, il paziente celiaco può introdurre nella sua dieta tutti i tipi di verdura freschi o conservati, i funghi freschi, surgelati, essiccati o conservati e tutti i legumi in commercio. Frutta. È possibile consumare ogni genere di frutta fresca e surgelata, secca con e senza guscio, sciroppata o essiccata. Bevande. Il paziente celiaco può assumere nettari e succhi di frutta non addizionati di vitamine o altre sostanze, quali conservanti, additivi, aromi e coloranti, ad esclusione di acido ascorbico (E300) e acido citrico (E330). Può inoltre assumere bevande gassate e frizzanti, caffè con caffeina o decaffeinato, camomilla, tè con teina o deteinato, tisane, vini, spumanti e distillati. Dolciumi. Fra i dolciumi presenti nella dieta del celiaco si ricordano il miele, lo zucchero bianco o di canna, la radice di liquirizia grezza, le maltodestrine e gli sciroppi di glucosio, incluso il destrosio.
Alimenti esclusi dal regime alimentare dei pazienti celiaci
• Frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale, monococco
• Farine, amidi, semola, semolini, creme e fiocchi dei cereali vietati
• Paste, paste ripiene, gnocchi di patate, gnocchi alla romana, pizzoccheri preparati con i cereali vietati
• Pane, pancarré, pan grattato, focaccia, pizza, piadine, panzerotti, polenta taragna, grissini, cracker, fette biscottate, taralli, crostini, salatini, cracotte, crêpes preparati con i cereali vietati
• Germe di grano, lievito naturale
• Couscous (da cereali vietati), tabulè, bulgur (boulgour, burghul), seitan, frik, cracked grano, greunkern, greis
• Crusca e malto dei cereali vietati
• Muesli e porridge
• Carne o pesce impanati
• Surimi
• Piatti pronti a base di formaggio impanati con farine vietate
• Yogurt al malto, ai cereali, ai biscotti
• Latte ai cereali, ai biscotti, besciamella
• Verdure impanate, infarinate, in pastella con ingredienti vietati
• Frutta disidratata infarinata
• Caffè solubile o surrogati del caffè contenenti orzo o malto
• Bevande contenenti malto, orzo, segale
• Bevande all’avena
• Birra da malto d’orzo e/o di frumento
• Cioccolato con cereali, torte, biscotti e dolci
Una dieta completamente priva di glutine è considerata, ad oggi, il miglior trattamento per la celiachia;tale dietoterapia è essenzialmente un trattamento di esclusione. È necessario sottolineare come, in ogni caso, la dieta del soggetto celiaco non debba essere intesa in senso restrittivo e come sia importante associare a una corretta alimentazione un sano stile di vita. Il regime alimentare imposto non è in grado di causare squilibri nutrizionali, dal momento che negli alimenti esclusi dalla dieta non sono contenuti elementi essenziali per la sopravvivenza del soggetto celiaco. È molto importante, quindi, che la dieta sia seguita in maniera stretta e completa per evitare le note complicanze della celiachia, tra cui le neoplasie e l’osteopenia. Equilibrio, moderazione e varietà rappresentano i principi cardine della dieta del celiaco. Analogamente al soggetto sano, il paziente celiaco dovrebbe riferirsi alle nuove linee guida, che definiscono una “piramide alimentare”. Nella piramide alimentare, il fattore discriminante fra soggetti sani e pazienti celiaci è rappresentato dai cereali e dai loro derivati; questi alimenti, infatti, contengono il principale fattore ambientale responsabile della condizione celiaca: il glutine.
Che cos'è il glutine?
Il glutine è una miscela proteica non esistente in natura. La sua formazione si determina, infatti, mettendo a contatto la semola o la farina con l’acqua. In questo modo, due proteine presenti naturalmente nella cariosside, le gliadine, di natura globulare, e le glutenine, di natura filamentosa, si uniscono formando un reticolo tridimensionale all’interno del quale rimangono intrappolati i granuli di amido e i gas che vengono sprigionati nel corso della lievitazione. Questo fenomeno è in grado di definire la struttura tipica alveolare presente in una fetta di pane e di determinarne la fragranza.
Glutine e lattanti
Il glutine andrebbe introdotto nella dieta del lattante a partire dal sesto mese. Allo stato attuale, non è possibile individuare i soggetti predisposti alla celiachia prima che la malattia si manifesti: per questo motivo, si consiglia di provare l’assunzione di glutine verso i 6 mesi in tutti i bambini. I regolari controlli dal pediatra consentiranno di individuare i bambini che mostrano i primi segni di intolleranza.
Cereali e cereali minori
I cereali appartengono alla famiglia delle Graminacee e rappresentano le prime piante ad essere coltivate dall’uomo, che fin dalle epoche più antiche ha saputo coglierne l’importanza e la versatilità d’utilizzo. La parte della pianta utilizzata a scopo alimentare è il frutto secco indeiscente, noto anche come cariosside. Alle nostre latitudini il cereale maggiormente diffuso è rappresentato dal frumento, seguito da mais, orzo,riso e grano saraceno. Fra i cereali utilizzati prevalentemente per l’alimentazione del bestiame si ricordano avena, sorgo e miglio. L’avena, oltre che cereale la cui granella è la “biada” per eccellenza, viene consumata in vario modo anche dall’uomo ed è coltura foraggera molto importante sotto forma di erbaio. Il sorgo è il quarto cereale per importanza nell’economia agricola mondiale, dopo frumento, riso e mais. Nelle agricolture progredite la granella viene destinata all’alimentazione animale, in concorrenza con quella di mais, in quanto ha un analogo valore nutritivo. Il miglio riveste una notevole importanza nell’alimentazione di alcuni paesi africani e asiatici, mentre in Europa è conosciuto principalmente come becchime per pollame e uccelli da gabbia. Fra i cereali minori, definiti tali sia per l’esiguità delle superfici investite sia del mercato interessato, si ricordano il fonio, uno dei cereali di più antica coltivazione in Africa, l’eleusine coracana, base alimentare delle popolazioni delle zone tropicali semi-aride dell’Africa e dell’Asia, il teosinte, diffuso nell’America Latina e il teff, cereale proprio dell’Eritrea e dell’Etiopia. In particolare, la dimensione del seme di teff, il cui diametro è di circa un millimetro, per mette il suo utilizzo da parte delle popolazioni seminomadi, dal momento che un pugno di questo cereale è sufficiente per la coltivazione di un intero campo.
Quali cereali evitare?
La dieta di un paziente celiaco deve essere permanente e rigorosa. In par ticolare, è necessario escludere in toto dal regime alimentare, cereali quali frumento, farro, orzo, segale, seitan, spelta e kamut. Devono essere eliminati dalla dieta anche i prodotti alimentari di derivazione, quali pasta, pane, pizza e biscotti. Il glutine, inoltre, nonostante non possieda un valore biologico intrinseco, è in grado di conferire viscoelasticità ai prodotti che lo contengono; per questo motivo, tale miscela proteica trova largamente impiego come addensante nell’industria alimentare per la produzione di cibi precotti, formaggi spalmabili, conserve e succhi di frutta. La tossicità dell’avena appare, invece, controversa: gli studi al riguardo non hanno avuto valenza risolutiva ed è possibile affermare come, ad oggi, non siano realmente conosciute le conseguenze subite dalla mucosa intestinale e causate dall’ingestione di questo cereale.
Cereali permessi
Numerosi sono i cereali che possono far parte del regime alimentare di un paziente con celiachia; fra questi ricordiamo il riso in chicchi, una graminacea del genere Orzya, che rappresenta il cereale più diffuso al mondo e l’alimento base per miliardi di persone; il granoturco, chiamato anche mais, una pianta annuale delle graminacee, originaria dell’America centro-meridionale e coltivato da Aztechi, Maya e Incas; il grano saraceno, introdotto in Europa dai turchi nel medioevo e considerato solitamente un cereale pur non appartenendo alla famiglia delle Graminacee; il miglio, cereale molto antico, originario dell’Asia centro-orientale e coltivato anche dagli antichi egizi; la quinoa, coltivata da oltre 5000 anni sugli altipiani pietrosi delle Ande a 4000 metri sul livello del mare e il sorgo, coltivato in prevalenza nelle aree aride e semiaride del pianeta.
La contaminazione da glutine
L’attenzione alla contaminazione da glutine deve essere costante ed accurata, poiché le possibili fonti di “inquinamento” sono tante e spesso di difficile individuazione. Si rende necessario, quindi, seguire alcune regole fondamentali quali, non infarinare gli alimenti con farine vietate, non aggiungere farine vietate in salse e sughi di cottura, non utilizzare l’acqua di cottura già usata per la pasta comune, non inquinare il cibo con mani infarinate o con utensili sporchi di farina, non appoggiare il cibo direttamente su superfici contaminate, non utilizzare carta da forno o fogli di alluminio sui piani di lavoro, evitare l’uso di teglie infarinate e griglie dove si abbrustolisce il pane comune e di taglieri, forni o piastre utilizzati per la preparazione di pizze o prodotti da forno confezionati con farina comune. Numerosi alimenti potrebbero contenere glutine in quantità superiore a 20 ppm o potrebbero essere a rischio di contaminazione. Per questo motivo è necessario conoscere e controllare l’ingredientistica ed i processi di lavorazione. Fra questi prodotti si ricordano: le farine, le fecole e gli amidi dei cereali permessi, la farina utilizzata per la polenta pronta, precotta o istantanea, il malto o l’estratto di malto dei cereali per messi e vietati, la tapioca, i risotti pronti in busta o surgelati, i popcorn confezionati, i tacos, le tortillas e il couscous. Anche i salumi, le conserve di carne, gli omogeneizzati di carne, di pesce e di prosciutto, i piatti pronti o precotti a base di carne o pesce, le zuppe e le minestre confezionate con i cereali permessi, i piatti pronti a base di verdura surgelata precotta e le patatine fritte sono da considerarsi alimenti a rischio. Fra i latticini, occorre prestare particolare attenzione all’ingestione di formaggi a fette, fusi, light, spalmabili e alle bevande a base di latte, soia, riso e mandorle.
Medicinali ed integratori alimentari
Il ministero della Salute garantisce che l’allestimento dei farmaci segue quanto prescritto dalle norme europee in materia; allo stato attuale, tali norme permettono di considerare adatti ai soggetti affetti da celiachia anche i medicinali contenenti amido di frumento, ad eccezione di casi di ipersensibilità individuale. Gli integratori alimentari non sono considerati farmaci e perciò non seguono i dettami della Farmacopea Ufficiale Italiana. Per questo motivo, gli integratori risultano prodotti potenzialmente a rischio e la loro somministrazione ai pazienti celiaci dovrebbe essere valutata caso per caso.
Strappi alla regola: le conseguenze
L’esclusione nella dieta delle prolamine di grano, orzo, segale, farro ecc, condiziona inevitabilmente scelte alimentari ed abitudini quotidiane; per questo motivo i pazienti celiaci, soprattutto durante l’adolescenza, potrebbero allontanarsi da un regime alimentare compatibile con la patologia. Gli “strappi alla regola”, però, potrebbero causare una infiammazione cronica della mucosa intestinale anche in assenza di chiari disturbi o sintomi. Per questo motivo è auspicabile evitare il più possibile tale situazione.
L'alimentazione in viaggio
La celiachia può diventare un problema di difficile gestione quando l’alimentazione deve avvenire fuori dalle pareti domestiche. Attualmente, numerosi esercizi commerciali, hotel, ristoranti e bed&breakfast garantiscono un servizio idoneo alle esigenze alimentari dei pazienti celiaci. Per poter esporre il logo “alimentazione in viaggio” occorre avere partecipato ad un corso base organizzato dalle associazioni regionali sulla celiachia; avere ultimato la formazione con successivi incontri; consentire controlli periodici da parte dell’associazione celiaci regionale; utilizzare prodotti con notifica ministeriale, inseriti nel Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine del Ministero della Salute; garantire che i prodotti serviti in tavola non sono stati contaminati dal glutine durante il processo di lavorazione. Inoltre, dal 2005 i pazienti affetti da celiachia hanno il diritto di avere un pasto senza glutine nelle mense scolastiche ed ospedaliere e in tutte le mense pubbliche. Questo diritto, sancito dall’articolo 4 della legge 123/05, permette ai bambini e ai giovani celiaci di seguire le attività scolastiche, proprie della loro età, senza limitazioni, e garantisce la corretta dieta durante la degenza ospedaliera. L’applicazione di tale diritto è attualmente estesa anche alle mense universitarie e aziendali, spesso anche private.
Quali altri alimenti?
Latte e formaggi. Il latte fresco pastorizzato, a lunga conservazione e il latte per la prima infanzia, se non addizionati di vitamine, aromi o altre sostanze, possono essere considerati un alimento sicuro nel regime alimentare del paziente celiaco. È possibile anche introdurre nella dieta lo yogurt naturale magro o intero e diversi tipologie di formaggi. In particolare, questi ultimi possono essere normalmente assunti dai celiaci perché la tecnologia abitualmente adottata per la loro preparazione non comporta l’utilizzo di ingredienti contenenti glutine. Le eventuali aggiunte di grani di pepe, inoltre, non prevedono l’aggiunta di cereali. Sono da considerarsi idonei i formaggi molli, semiduri e duri. Carne e verdure. È possibile consumare tutti i tipi di carne bianca e rossa, il pesce conservato al naturale, affumicato o sott’olio, i molluschi e i crostacei freschi o congelati e non miscelati con altri ingredienti, il prosciutto crudo e le uova. Inoltre, il paziente celiaco può introdurre nella sua dieta tutti i tipi di verdura freschi o conservati, i funghi freschi, surgelati, essiccati o conservati e tutti i legumi in commercio. Frutta. È possibile consumare ogni genere di frutta fresca e surgelata, secca con e senza guscio, sciroppata o essiccata. Bevande. Il paziente celiaco può assumere nettari e succhi di frutta non addizionati di vitamine o altre sostanze, quali conservanti, additivi, aromi e coloranti, ad esclusione di acido ascorbico (E300) e acido citrico (E330). Può inoltre assumere bevande gassate e frizzanti, caffè con caffeina o decaffeinato, camomilla, tè con teina o deteinato, tisane, vini, spumanti e distillati. Dolciumi. Fra i dolciumi presenti nella dieta del celiaco si ricordano il miele, lo zucchero bianco o di canna, la radice di liquirizia grezza, le maltodestrine e gli sciroppi di glucosio, incluso il destrosio.
Alimenti esclusi dal regime alimentare dei pazienti celiaci
• Frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale, monococco
• Farine, amidi, semola, semolini, creme e fiocchi dei cereali vietati
• Paste, paste ripiene, gnocchi di patate, gnocchi alla romana, pizzoccheri preparati con i cereali vietati
• Pane, pancarré, pan grattato, focaccia, pizza, piadine, panzerotti, polenta taragna, grissini, cracker, fette biscottate, taralli, crostini, salatini, cracotte, crêpes preparati con i cereali vietati
• Germe di grano, lievito naturale
• Couscous (da cereali vietati), tabulè, bulgur (boulgour, burghul), seitan, frik, cracked grano, greunkern, greis
• Crusca e malto dei cereali vietati
• Muesli e porridge
• Carne o pesce impanati
• Surimi
• Piatti pronti a base di formaggio impanati con farine vietate
• Yogurt al malto, ai cereali, ai biscotti
• Latte ai cereali, ai biscotti, besciamella
• Verdure impanate, infarinate, in pastella con ingredienti vietati
• Frutta disidratata infarinata
• Caffè solubile o surrogati del caffè contenenti orzo o malto
• Bevande contenenti malto, orzo, segale
• Bevande all’avena
• Birra da malto d’orzo e/o di frumento
• Cioccolato con cereali, torte, biscotti e dolci
Dieta nell’insufficienza renale cronica
Nei vari stadi dell’insufficienza renale cronica, secondo la ormai universalmente accettata classificazione NKF (National Kidney Foundation), la dieta ipoproteica è tutt’oggi il pilastro fondamentale della terapia conservativa , definita oggi come “dietetica e farmacologica”. Vediamo di chiarirne l’importanza.
Oltre dieci anni fa iniziò negli Stati Uniti lo studio MDRD ( the Modification of Diet in Renal Disease study) con lo scopo di valutare se la dieta ipoproteica era in grado di rallentare la progressione del danno renale nelle nefropatie croniche. Le analisi successive dei dati raccolti non hanno chiaramente dimostrato questo effetto. Tuttavia, tre elementi sono emersi. Il primo concerne la difficoltà di ottenere una adeguata “compliance” alle prescrizioni dietetiche negli U.S.A. Il secondo , di particolare rilievo, riguarda i pazienti con funzione renale più gravemente compromessa (stadio IV°-V° della classificazione NKF). Questi pazienti, che seguivano una dieta fortemente ipoproteica, supplementata con una miscela di Aminoacidi Essenziali e Chetoanaloghi, potevano ritardare l’end point, rappresentato dalla necessità di iniziare la terapia dialitica, di un periodo di tempo superiore ad un anno. Questo in assenza di molti dei sintomi caratteristici dello stato uremico. Terzo punto, le diete anche più severe, non provocavano malnutrizione se l’apporto calorico era elevato. Questa tende invece a presentarsi nei pazienti con IRC lasciati a dieta libera, per il semplice motivo che questi pazienti, spontaneamente, riducono l’apporto di nutrienti.
Quale dieta indicare ai pazienti, e come attuarla?
Il concetto di "dieta" nell’insufficienza renale cronica non deve essere inteso come riduzione della quantità di cibo da introdurre, bensì come riduzione (o totale eliminazione) di alcuni tipi di alimenti. Infatti, si deve raccomandare al paziente di introdurre in abbondanza i cibi consentiti allo scopo di garantire un apporto calorico superiore a quello di una dieta normale.
Il “segreto” della dieta ipoproteica, e gli effetti benefici che ne derivano, è tutto nell’assunzione dei prodotti “aproteici” (pasta, pane, ecc.) che devono garantire un apporto energetico molto elevato e mai inferiore a 28-30 Kcal/kg/die. E’ frequentissima l’osservazione clinica di pazienti che seguono diete ipoproteiche, ma ipocaloriche , e che vanno incontro a cali ponderali anche di parecchi Kg. I motivi di questo possono essere:
1. Prescrizione dietetica non corretta.
2. Scarso gradimento degli alimenti aproteici.
3. Problemi di ridotta tolleranza gastrica legati a patologia dell’apparato digerente.
Queste tre possibilità possono essere responsabili dello sviluppo di uno stato di malnutrizione, e delle sue ben note conseguenze. La dieta vegetariana con proteine complementari è, in parte, esente dai primi due rischi, in quanto non necessita di alimenti “artificiali”, e consente di mantenere uno stato di nutrizione eccellente.
Vale la pena, a questo proposito, ricordare che l’organismo dell’adulto non necessita di un elevato apporto giornaliero di proteine. Sono più che sufficienti 0.6 grammi di proteine ad alto valore biologico, o di proteine complementari, come nella dieta vegetariana, per soddisfare il fabbisogno in aminoacidi essenziali, anche nel soggetto normale. Purché l’apporto energetico sia elevato.
Altra considerazione che rende valida ancor oggi la riduzione dell’apporto proteico nei pazienti con IRC è la riduzione dell’iperfiltrazione nei nefroni residui. L’analisi dei risultati dello studio MDRD ha dimostrato chiaramente che nei primi due-tre mesi i pazienti trattati con la dieta ipoproteica avevano un significativo calo del GFR di tipo funzionale. Nei mesi successivi la curva del declino del GFR aveva una pendenza nettamente inferiore rispetto ai controlli a dieta libera.
Nella dieta Ipoproteica l’apporto calorico elevato è garantito da carboidrati e lipidi. I carboidrati sono forniti da pane e pasta aproteici, fette biscottate aproteiche, farina aproteica, riso e patate bolliti, frutta, zucchero, miele, marmellate. I lipidi sono forniti prevalentemente da oli vegetali (olio d'oliva), margarina, burro. Nella dieta vegetariana gli alimenti aproteici sono sostituiti dai corrispondenti alimenti normali a base di cereali, mentre i legumi sono fondamentalmente i fagioli, i ceci, la soia ecc.
Quale Dieta?
Nei diagrammi riportati di seguito sono riassunte le caratteristiche principali delle diete che si consigliano ai pazienti affetti da IRC.
IRC LIEVE – MEDIA (Stadio II-III)
Dieta ipoproteica ipofosforica
Valore energetico: 30-34 Kcal/Kg/die
Proteine: 0.6 g/kg/die, di cui 0.4 g/Kg/die di origine animale (carni, pesce, albume d’uovo)
Glucidi: prodotti artificiali aproteici, frutta, zucchero
Lipidi: abbondanti, preferibilmente di origine vegetale
Fosforo: 600-700 mg, esclusione dei latticini
Sale: 2-3 g/die, o secondo necessità
Supplementazione: 1-2 g/die di CaCO3
Una valida alternativa alla dieta ipoproteica-ipofosforica qui sopra succintamente riportata è rappresentata dalla dieta “vegetariana con proteine complementari”. Come accennato in precedenza, per molti pazienti la dieta basata sul continuo consumo di pane e pasta aproteici è difficile da seguire per lunghi periodi di tempo. Poiché entrambe le diete sono indirizzate a pazienti con IRC stadio II°-III° la dieta qui di seguito riportata viene consigliata, in sostituzione o alternandola alla precedente, per periodi di tempo più o meno lunghi.
In questo modo si risolve il problema della monotonia della dieta, con un indubbio miglioramento della “compliance”.
La dieta vegetariana con proteine complementari è sintetizzata nella Tabella seguente:
DIETA VEGETARIANA CON PROTEINE COMPLEMENTARI
Valore energetico: 28-32 Kcal/Kg/die
Proteine: 0.7 g/kg/die esclusivamente vegetali, combinando cereali e legumi
Glicidi: pane, pasta, cereali, frutta e zucchero
Lipidi: mono e polinsaturi
Fosforo: 600-700 mg
Supplementazione: Calcio Carbonato, Ferro e Vitamina B12
Nei pazienti con IRC stadio IV°-V° la dieta diventa più difficile da seguire, perché impegna molto il paziente, l’ambiente familiare, il dietologo ed il nefrologo. Se ben seguita, la dieta fortemente ipoproteica supplementata con Aminoacidi Essenziali (AAE) e Chetoanaloghi (KA), schematizzata nella tabella che segue, può consentire di rinviare l’inizio della terapia sostitutiva per mesi o per anni, mantenendo condizioni generali e stato nutrizionale ottimi, come dimostrato anche da altri studi oltre quello MDRD. Il dato più clamoroso è rappresentato dal calo dell’urea plasmatica fino a valori di poco superiori alla norma, e l’assenza di sintomi. Altro dato importante è la significativa riduzione dei valori del PTH , come ampiamente dimostrato in letteratura.
Voglio, adesso, sottolineare quanto sia importante, per avere i risultati miglior i, la forte motivazione del paziente a ritardare l’inizio della terapia sostitutiva, cosa che si ottiene sicuramente senza rischi quando la “compliance” sia totale. Voglio anche aggiungere che non è assolutamente dimostrato che l’outcome dei pazienti trattati per lunghi periodi di tempo con la dieta ipoproteica supplementata con AAE e KA e passati successivamente in dialisi sia peggiore rispetto a quello dei pazienti che non hanno fatto dieta, o sono stati inseriti precocemente in dialisi. Anzi, secondo le più recenti analisi in merito, sembra che si verifichi esattamente il contrario.
Il compito del nefrologo è fondamentale, perché questi pazienti devono essere seguiti con estrema attenzione, interrompendo il trattamento quando compaiano sintomi uremici, o vi sia scarsa compliance, o una ipertensione arteriosa non adeguatamente corretta, o iperpotassiemia, o segni evidenti di ritenzione idrosodica, e soprattutto un apporto calorico insufficiente, segnalato dal calo del peso corporeo.
La supplementazione con AAE e KA è fondamentale, e la composizione della miscela in compresse è riportata di seguito. Gli AAE sono utilizzati dall’organismo come tali, mentre i KA vengono trasformati a livello epatico e muscolare nei corrispondenti aminoacidi essenziali. Il gruppo aminico necessario per questa conversione è tratto dall’ammonio derivante dal metabolismo epatico dell’urea. Questa trasformazione riduce, pertanto, la risintesi di urea, mentre gli aminoacidi a catena ramificata originati dai rispettivi chetoacidi hanno un effetto tendenzialmente anabolizzante sul metabolismo proteico. Si comprende quindi quale sia la loro fondamentale importanza, e come essi non siano sostituibili nella miscela dai meno costosi, e più facili da reperire, aminoacidi a catena ramificata.
DIETA FORTEMENTE IPOPROTEICA SUPPLEMENTATA CON KA PER IRC AVANZATA (Stadio IV°-V°)
Calorie: 30-35 Kcal/Kg di pc.
Proteine: 0.3 g/kg/die, esclusivamente vegetali.
Glucidi: pane, pasta, ed altri prodotti aproteici, miele, marmellate, zucchero.
Lipidi: quasi esclusivamente vegetali (burro e panna in quantità limitate).
Fosforo: 300 - 400 mg
Supplementazione: AA essenziali e chetoanaloghi in compresse: 1 compressa per 6/7 Kg di peso corporeo, da suddividere il più possibile nei pasti.
Calcio carbonato, Vitamina B12, ferro
Come e dove reperire le compresse di aminoacidi essenziali e chetoanaloghi?
Le compresse di aminoacidi essenziali e chetoanaloghi sono fornite gratuitamente dal SSN.
Altro aspetto importante della dieta ipoproteica - ipofosforica e della dieta fortemente ipoproteica supplementata con AAE e KA è la possibilità di avere gratuitamente gli alimenti aproteici, nelle loro varie forme (pane, pasta, fette biscottate, farina, dolci, ecc.) in quantitativi adeguati al fabbisogno dei pazienti. In molte Regioni tuttavia tale quantitativo è limitato e del tutto insufficiente. Questo obbliga i pazienti all’acquisto di tali prodotti. Il motivo addotto a giustificazione è la necessità di limitare la spesa sanitaria, ignorando che la fornitura per un anno di prodotti aproteici e supplementi è inferiore al costo di due mesi di dialisi.
Importanza dei supplementi
Tutte le diete sono supplementate con Calcio Carbonato che, se pur dissociandosi solo in parte a livello gastrico ed intestinale, contribuisce a mantenere costante la calcemia, al tempo stesso riducendo la fosforemia.
Giova ricordare che l’ipercalcemia, con dosi adeguate e personalizzate di calcio carbonato, è un fenomeno assolutamente sporadico.
Le diete vegetariane sono prive di Vitamina B12, che deve pertanto essere somministrata. Analogo ragionamento vale per la supplementazione con ferro.
Per quanto riguarda le bevande, si sconsigliano quelle confezionate, quali succhi di frutta, Coca Cola, ecc. Modeste quantità di alcool sono invece consentite, in particolare di vino (1 bicchiere a pasto).
Quando iniziare la dieta?
Le nefropatie croniche con GFR allo stadio II°, ed a maggior ragione negli stadi successivi, possono trarre beneficio dalla dieta ipoproteica-ipofosforica e dalla dieta vegetariana con proteine complementari. Al di là del sacrificio che comportano pei i pazienti, se questi sono adeguatamente informati sull’importanza che riveste una corretta terapia dietetica, la loro accettazione è ottima.
Anche le nefropatie proteinuriche con IRC possono essere trattate con diete ipoproteiche, purché si aumenti l’apporto di proteine animali (o della soia, nel caso della dieta vegetariana) di tanti grammi quanti siano i grammi di proteine perse con le urine.
Vi sono rischi a seguire una dieta ipoproteica, anche per lunghi periodi di tempo?
Le diete ipoproteiche non comportano alcun rischio per i pazienti che le seguono anche per lunghi periodi di tempo. Il segreto della riuscita di qualsiasi terapia dietetica, lo ripeto, sta nel prescriverla correttamente e nel seguirla altrettanto correttamente. La riduzione dell’apporto proteico, nell’adulto, non ha come conseguenza una malnutrizione proteica, essendo il fabbisogno minimo, stabilito dall’OMS (RDA = Recommended Daily Allowance), largamente coperto da tutti e tre i regimi dietetici illustrati, anche da quello supplementato con aminoacidi essenziali e chetoanaloghi. Il problema principale è garantire un apporto calorico adeguato, soprattutto con gli alimenti aproteici. La monotonia, la necessità di alimentarsi “in modo diverso”, la difficoltà a rinunciare ai piaceri della tavola, la discontinuità nell’applicare quotidianamente alla lettera le prescrizioni dietetiche, la rinuncia al “ristorante”, le piccole aggiunte o “assaggi” di questo o quell’alimento particolarmente gradito, ma non previsto dalla dieta, sono tutte motivazioni molto “umane”, come è facilmente comprensibile. Ma il rischio per il paziente si annida proprio in questo.
Come riportato più avanti, è necessaria una forte motivazione da parte del paziente, ma altrettanto forte deve essere l’interazione con il nefrologo ed il dietologo. Al nefrologo spetta la selezione dei pazienti e la definizione della dieta più idonea, a seconda della gravità della riduzione funzionale, oltre che il controllo dei parametri clinici e nutrizionali. Al tempo stesso egli deve provvedere alla formazione del dietologo e all’informazione del paziente. Il dietologo deve essere assegnato alla Nefrologia, anche part-time, e deve preoccuparsi di personalizzare al massimo la dieta, senza snaturarne i principi fondamentali. L’informazione al paziente, da parte del Nefrologo, deve mirare a far comprendere quale sia l’importanza del trattamento, spiegarne con chiarezza le basi teoriche, i risultati che si possono ottenere, e, soprattutto quale sia l’importanza di una corretta alimentazione per la sua patologia.
Non è in alcun modo sufficiente fornire al paziente schemi, tabelle, se pur accurati e ben chiari, per ottenere una buona “compliance”alla dieta proposta. E’ un impegno notevole per neurologo e dietista, ma indispensabile per ottenere buoni risultati.
Oltre dieci anni fa iniziò negli Stati Uniti lo studio MDRD ( the Modification of Diet in Renal Disease study) con lo scopo di valutare se la dieta ipoproteica era in grado di rallentare la progressione del danno renale nelle nefropatie croniche. Le analisi successive dei dati raccolti non hanno chiaramente dimostrato questo effetto. Tuttavia, tre elementi sono emersi. Il primo concerne la difficoltà di ottenere una adeguata “compliance” alle prescrizioni dietetiche negli U.S.A. Il secondo , di particolare rilievo, riguarda i pazienti con funzione renale più gravemente compromessa (stadio IV°-V° della classificazione NKF). Questi pazienti, che seguivano una dieta fortemente ipoproteica, supplementata con una miscela di Aminoacidi Essenziali e Chetoanaloghi, potevano ritardare l’end point, rappresentato dalla necessità di iniziare la terapia dialitica, di un periodo di tempo superiore ad un anno. Questo in assenza di molti dei sintomi caratteristici dello stato uremico. Terzo punto, le diete anche più severe, non provocavano malnutrizione se l’apporto calorico era elevato. Questa tende invece a presentarsi nei pazienti con IRC lasciati a dieta libera, per il semplice motivo che questi pazienti, spontaneamente, riducono l’apporto di nutrienti.
Quale dieta indicare ai pazienti, e come attuarla?
Il concetto di "dieta" nell’insufficienza renale cronica non deve essere inteso come riduzione della quantità di cibo da introdurre, bensì come riduzione (o totale eliminazione) di alcuni tipi di alimenti. Infatti, si deve raccomandare al paziente di introdurre in abbondanza i cibi consentiti allo scopo di garantire un apporto calorico superiore a quello di una dieta normale.
Il “segreto” della dieta ipoproteica, e gli effetti benefici che ne derivano, è tutto nell’assunzione dei prodotti “aproteici” (pasta, pane, ecc.) che devono garantire un apporto energetico molto elevato e mai inferiore a 28-30 Kcal/kg/die. E’ frequentissima l’osservazione clinica di pazienti che seguono diete ipoproteiche, ma ipocaloriche , e che vanno incontro a cali ponderali anche di parecchi Kg. I motivi di questo possono essere:
1. Prescrizione dietetica non corretta.
2. Scarso gradimento degli alimenti aproteici.
3. Problemi di ridotta tolleranza gastrica legati a patologia dell’apparato digerente.
Queste tre possibilità possono essere responsabili dello sviluppo di uno stato di malnutrizione, e delle sue ben note conseguenze. La dieta vegetariana con proteine complementari è, in parte, esente dai primi due rischi, in quanto non necessita di alimenti “artificiali”, e consente di mantenere uno stato di nutrizione eccellente.
Vale la pena, a questo proposito, ricordare che l’organismo dell’adulto non necessita di un elevato apporto giornaliero di proteine. Sono più che sufficienti 0.6 grammi di proteine ad alto valore biologico, o di proteine complementari, come nella dieta vegetariana, per soddisfare il fabbisogno in aminoacidi essenziali, anche nel soggetto normale. Purché l’apporto energetico sia elevato.
Altra considerazione che rende valida ancor oggi la riduzione dell’apporto proteico nei pazienti con IRC è la riduzione dell’iperfiltrazione nei nefroni residui. L’analisi dei risultati dello studio MDRD ha dimostrato chiaramente che nei primi due-tre mesi i pazienti trattati con la dieta ipoproteica avevano un significativo calo del GFR di tipo funzionale. Nei mesi successivi la curva del declino del GFR aveva una pendenza nettamente inferiore rispetto ai controlli a dieta libera.
Nella dieta Ipoproteica l’apporto calorico elevato è garantito da carboidrati e lipidi. I carboidrati sono forniti da pane e pasta aproteici, fette biscottate aproteiche, farina aproteica, riso e patate bolliti, frutta, zucchero, miele, marmellate. I lipidi sono forniti prevalentemente da oli vegetali (olio d'oliva), margarina, burro. Nella dieta vegetariana gli alimenti aproteici sono sostituiti dai corrispondenti alimenti normali a base di cereali, mentre i legumi sono fondamentalmente i fagioli, i ceci, la soia ecc.
Quale Dieta?
Nei diagrammi riportati di seguito sono riassunte le caratteristiche principali delle diete che si consigliano ai pazienti affetti da IRC.
IRC LIEVE – MEDIA (Stadio II-III)
Dieta ipoproteica ipofosforica
Valore energetico: 30-34 Kcal/Kg/die
Proteine: 0.6 g/kg/die, di cui 0.4 g/Kg/die di origine animale (carni, pesce, albume d’uovo)
Glucidi: prodotti artificiali aproteici, frutta, zucchero
Lipidi: abbondanti, preferibilmente di origine vegetale
Fosforo: 600-700 mg, esclusione dei latticini
Sale: 2-3 g/die, o secondo necessità
Supplementazione: 1-2 g/die di CaCO3
Una valida alternativa alla dieta ipoproteica-ipofosforica qui sopra succintamente riportata è rappresentata dalla dieta “vegetariana con proteine complementari”. Come accennato in precedenza, per molti pazienti la dieta basata sul continuo consumo di pane e pasta aproteici è difficile da seguire per lunghi periodi di tempo. Poiché entrambe le diete sono indirizzate a pazienti con IRC stadio II°-III° la dieta qui di seguito riportata viene consigliata, in sostituzione o alternandola alla precedente, per periodi di tempo più o meno lunghi.
In questo modo si risolve il problema della monotonia della dieta, con un indubbio miglioramento della “compliance”.
La dieta vegetariana con proteine complementari è sintetizzata nella Tabella seguente:
DIETA VEGETARIANA CON PROTEINE COMPLEMENTARI
Valore energetico: 28-32 Kcal/Kg/die
Proteine: 0.7 g/kg/die esclusivamente vegetali, combinando cereali e legumi
Glicidi: pane, pasta, cereali, frutta e zucchero
Lipidi: mono e polinsaturi
Fosforo: 600-700 mg
Supplementazione: Calcio Carbonato, Ferro e Vitamina B12
Nei pazienti con IRC stadio IV°-V° la dieta diventa più difficile da seguire, perché impegna molto il paziente, l’ambiente familiare, il dietologo ed il nefrologo. Se ben seguita, la dieta fortemente ipoproteica supplementata con Aminoacidi Essenziali (AAE) e Chetoanaloghi (KA), schematizzata nella tabella che segue, può consentire di rinviare l’inizio della terapia sostitutiva per mesi o per anni, mantenendo condizioni generali e stato nutrizionale ottimi, come dimostrato anche da altri studi oltre quello MDRD. Il dato più clamoroso è rappresentato dal calo dell’urea plasmatica fino a valori di poco superiori alla norma, e l’assenza di sintomi. Altro dato importante è la significativa riduzione dei valori del PTH , come ampiamente dimostrato in letteratura.
Voglio, adesso, sottolineare quanto sia importante, per avere i risultati miglior i, la forte motivazione del paziente a ritardare l’inizio della terapia sostitutiva, cosa che si ottiene sicuramente senza rischi quando la “compliance” sia totale. Voglio anche aggiungere che non è assolutamente dimostrato che l’outcome dei pazienti trattati per lunghi periodi di tempo con la dieta ipoproteica supplementata con AAE e KA e passati successivamente in dialisi sia peggiore rispetto a quello dei pazienti che non hanno fatto dieta, o sono stati inseriti precocemente in dialisi. Anzi, secondo le più recenti analisi in merito, sembra che si verifichi esattamente il contrario.
Il compito del nefrologo è fondamentale, perché questi pazienti devono essere seguiti con estrema attenzione, interrompendo il trattamento quando compaiano sintomi uremici, o vi sia scarsa compliance, o una ipertensione arteriosa non adeguatamente corretta, o iperpotassiemia, o segni evidenti di ritenzione idrosodica, e soprattutto un apporto calorico insufficiente, segnalato dal calo del peso corporeo.
La supplementazione con AAE e KA è fondamentale, e la composizione della miscela in compresse è riportata di seguito. Gli AAE sono utilizzati dall’organismo come tali, mentre i KA vengono trasformati a livello epatico e muscolare nei corrispondenti aminoacidi essenziali. Il gruppo aminico necessario per questa conversione è tratto dall’ammonio derivante dal metabolismo epatico dell’urea. Questa trasformazione riduce, pertanto, la risintesi di urea, mentre gli aminoacidi a catena ramificata originati dai rispettivi chetoacidi hanno un effetto tendenzialmente anabolizzante sul metabolismo proteico. Si comprende quindi quale sia la loro fondamentale importanza, e come essi non siano sostituibili nella miscela dai meno costosi, e più facili da reperire, aminoacidi a catena ramificata.
DIETA FORTEMENTE IPOPROTEICA SUPPLEMENTATA CON KA PER IRC AVANZATA (Stadio IV°-V°)
Calorie: 30-35 Kcal/Kg di pc.
Proteine: 0.3 g/kg/die, esclusivamente vegetali.
Glucidi: pane, pasta, ed altri prodotti aproteici, miele, marmellate, zucchero.
Lipidi: quasi esclusivamente vegetali (burro e panna in quantità limitate).
Fosforo: 300 - 400 mg
Supplementazione: AA essenziali e chetoanaloghi in compresse: 1 compressa per 6/7 Kg di peso corporeo, da suddividere il più possibile nei pasti.
Calcio carbonato, Vitamina B12, ferro
Come e dove reperire le compresse di aminoacidi essenziali e chetoanaloghi?
Le compresse di aminoacidi essenziali e chetoanaloghi sono fornite gratuitamente dal SSN.
Altro aspetto importante della dieta ipoproteica - ipofosforica e della dieta fortemente ipoproteica supplementata con AAE e KA è la possibilità di avere gratuitamente gli alimenti aproteici, nelle loro varie forme (pane, pasta, fette biscottate, farina, dolci, ecc.) in quantitativi adeguati al fabbisogno dei pazienti. In molte Regioni tuttavia tale quantitativo è limitato e del tutto insufficiente. Questo obbliga i pazienti all’acquisto di tali prodotti. Il motivo addotto a giustificazione è la necessità di limitare la spesa sanitaria, ignorando che la fornitura per un anno di prodotti aproteici e supplementi è inferiore al costo di due mesi di dialisi.
Importanza dei supplementi
Tutte le diete sono supplementate con Calcio Carbonato che, se pur dissociandosi solo in parte a livello gastrico ed intestinale, contribuisce a mantenere costante la calcemia, al tempo stesso riducendo la fosforemia.
Giova ricordare che l’ipercalcemia, con dosi adeguate e personalizzate di calcio carbonato, è un fenomeno assolutamente sporadico.
Le diete vegetariane sono prive di Vitamina B12, che deve pertanto essere somministrata. Analogo ragionamento vale per la supplementazione con ferro.
Per quanto riguarda le bevande, si sconsigliano quelle confezionate, quali succhi di frutta, Coca Cola, ecc. Modeste quantità di alcool sono invece consentite, in particolare di vino (1 bicchiere a pasto).
Quando iniziare la dieta?
Le nefropatie croniche con GFR allo stadio II°, ed a maggior ragione negli stadi successivi, possono trarre beneficio dalla dieta ipoproteica-ipofosforica e dalla dieta vegetariana con proteine complementari. Al di là del sacrificio che comportano pei i pazienti, se questi sono adeguatamente informati sull’importanza che riveste una corretta terapia dietetica, la loro accettazione è ottima.
Anche le nefropatie proteinuriche con IRC possono essere trattate con diete ipoproteiche, purché si aumenti l’apporto di proteine animali (o della soia, nel caso della dieta vegetariana) di tanti grammi quanti siano i grammi di proteine perse con le urine.
Vi sono rischi a seguire una dieta ipoproteica, anche per lunghi periodi di tempo?
Le diete ipoproteiche non comportano alcun rischio per i pazienti che le seguono anche per lunghi periodi di tempo. Il segreto della riuscita di qualsiasi terapia dietetica, lo ripeto, sta nel prescriverla correttamente e nel seguirla altrettanto correttamente. La riduzione dell’apporto proteico, nell’adulto, non ha come conseguenza una malnutrizione proteica, essendo il fabbisogno minimo, stabilito dall’OMS (RDA = Recommended Daily Allowance), largamente coperto da tutti e tre i regimi dietetici illustrati, anche da quello supplementato con aminoacidi essenziali e chetoanaloghi. Il problema principale è garantire un apporto calorico adeguato, soprattutto con gli alimenti aproteici. La monotonia, la necessità di alimentarsi “in modo diverso”, la difficoltà a rinunciare ai piaceri della tavola, la discontinuità nell’applicare quotidianamente alla lettera le prescrizioni dietetiche, la rinuncia al “ristorante”, le piccole aggiunte o “assaggi” di questo o quell’alimento particolarmente gradito, ma non previsto dalla dieta, sono tutte motivazioni molto “umane”, come è facilmente comprensibile. Ma il rischio per il paziente si annida proprio in questo.
Come riportato più avanti, è necessaria una forte motivazione da parte del paziente, ma altrettanto forte deve essere l’interazione con il nefrologo ed il dietologo. Al nefrologo spetta la selezione dei pazienti e la definizione della dieta più idonea, a seconda della gravità della riduzione funzionale, oltre che il controllo dei parametri clinici e nutrizionali. Al tempo stesso egli deve provvedere alla formazione del dietologo e all’informazione del paziente. Il dietologo deve essere assegnato alla Nefrologia, anche part-time, e deve preoccuparsi di personalizzare al massimo la dieta, senza snaturarne i principi fondamentali. L’informazione al paziente, da parte del Nefrologo, deve mirare a far comprendere quale sia l’importanza del trattamento, spiegarne con chiarezza le basi teoriche, i risultati che si possono ottenere, e, soprattutto quale sia l’importanza di una corretta alimentazione per la sua patologia.
Non è in alcun modo sufficiente fornire al paziente schemi, tabelle, se pur accurati e ben chiari, per ottenere una buona “compliance”alla dieta proposta. E’ un impegno notevole per neurologo e dietista, ma indispensabile per ottenere buoni risultati.
- SELEZIONE DEI PAZIENTI
- DEFINIZIONE DELLA DIETA
- CONTROLLO DEI PARAMETRI NUTRIZIONALI E CLINICI
- EDUCAZIONE ALIMENTARE
- PERSONALIZZAZIONE DELLA DIETA
Formazione
Nefrologo Dietista
Informazione
Paziente
MOTIVAZIONI ADERENZA ALLE PRESCRIZIONI
Infine, la dieta non deve essere prescritta indiscriminatamente a tutti i pazienti con insufficienza renale cronica. Le controindicazioni sono rappresentate da patologie del tubo digerente, da repulsione verso gli alimenti aproteici, da intolleranza agli alimenti di origine vegetale, o ai supplementi, in particolare alle compresse di AAE e KA. Ai soggetti di età avanzata che non hanno un supporto familiare adeguato, a mio avviso, ma trovo d’accordo i nefrologi, non dovrebbero essere consigliati regimi dietetici molto rigorosi. Il partner, infatti, è di importanza fondamentale. Egli deve essere istruito ed informato dal dietologo e dal nefrologo non solo sull’importanza della dieta, ma soprattutto sulla selezione degli alimenti, su come cucinarli, ecc. In altre parole, deve essere preparato a tradurre in pratica la dieta stessa.
Nei pazienti con insufficienza renale al IV°-V° stadio, o in quelli con IRC stadio II°-III° che seguono una dieta totalmente vegetariana, deve essere accuratamente controllata la potassiemia. Il rischio di iperpotassiemia può essere aggravato dalla contemporanea somministrazione di ACE inibitori e/o sartani.
Gli alimenti particolarmente ricchi di potassio (frutta) non sono vietati, ma devono essere assunti in quantità controllate. Anche la verdura deve essere cotta per ebollizione, in quanto gran parte del potassio in essa contenuto passa così nell’acqua di cottura.
Talvolta, in alcuni pazienti, può manifestarsi la cosiddetta “sindrome da iperdietismo”, un atteggiamento psicologico che può sfociare addirittura in comportamenti di tipo maniacale, che condizionano pesantemente la qualità della vita. Questo eccesso deve essere evitato, soprattutto quando ci si rende conto che gli sforzi che il paziente si impone per seguire la dieta sono immani, e che provocano uno stato di stress continuo e assai pericoloso. Sta alla sensibilità e all’attenzione del Nefrologo e del Dietista affrontare e, se possibile, correggere questi eccessi. Perché se sedersi a tavola finisce per diventare una sorta di condanna o viene visto come una punizione tale da interferire con la vita di relazione, la dieta non ha grosse speranze di successo, e può addirittura avere effetti negativi. L’intervento del dietista che consiglia eventuali aggiustamenti selezionando fra gli alimenti consentiti quelli preferiti dal paziente, sono elementi indispensabili per il successo della terapia dietetica proposta.
E’ compito del Nefrologo assicurarsi personalmente dello stato nutrizionale del paziente, utilizzando misure antropometriche, strumentali (impedenziometria) e valutando periodicamente, assieme al dietista, l’SGA (Subjective Global Assessment).
Per concludere, ritengo che l’esatta comprensione del valore nutrizionale della terapia dietetica nei pazienti con IRC sia il modo migliore per diffonderne l’uso. Quando sarà caduta ogni prevenzione nei confronti della dieta, in primis quella che vede nella riduzione dell’apporto proteico una causa di malnutrizione, e quando si affermerà il concetto che “non si vive per mangiare ma ci si alimenta per vivere meglio”, specie in alcune patologie croniche, compresa l’insufficienza renale, la terapia nutrizionale si affiancherà definitivamente alla terapia farmacologica. Agendo in sinergia con questa, potrà essere considerata un vero “pilastro” della terapia conservativa dell’insufficienza renale cronica.
Diete per epatopatici
EPATITI ACUTE E CRONICHE
Alimenti permessi nella dieta quotidiana
Prosciutto crudo o cotto, purché magro e poco salato.
Riso o pasta, condita con olio extra vergine di oliva o sugo di pomodoro poco condito e poco cotto.
Carni magre cotte preferibilmente arrosto o alla griglia (manzo, vitello e coniglio ).
Pesci magri preferibilmente lessati (sogliola, nasello, trota).
Verdure e legumi, preferibilmente cotti e conditi con olio e limone; le patate solo se lessate.
Latte e yogurt magri e i formaggi magri (esempi: mozzarella, scamorza, ricotta di latte vaccino, quartirolo).
Tutta la frutta fresca matura.
I dolci da forno tipo crostate, le marmellate, il miele e le gelatine di frutta.
Alimenti permessi con moderazione (1 - 2 volte la settimana)
Brodo di carne sgrassato. Carne di maiale magro ai ferri o arrostita, trippa lessata.
Formaggi tipo caciotte, grana o parmigiano-reggiano, provolone.
Uova, purché fresche, crude (per es. lo zabaione) oppure sode. Caffè leggero. Cioccolato e gelati in genere.
Grissini , crackers e fette biscottate a basso contenuto di grassi.
Alimenti da escludere:
Tutti gli antipasti molto grassi o molto conditi.
Pasta ripiena come tortellini, ravioli, ecc.
Carni grasse (anatra, oca, maiale grasso, gallina, agnello), assolutamente controindicati sono il cervello e le interiora. Condimenti grassi quali burro e margarina, specie se cotti, spezie quali senape, mostarda, salse piccanti ed estratti concentrati di brodo.
Cavolfiore , cavoli, melanzane, piselli, fave, peperoni,ravanelli e tutti i tipi di funghi.
Pesci grassi (cefali, sardine), vongole, ostriche e caviale.
Uova in frittata, al burro, con salse piccanti o maionese.
Frutta secca, specie quella oleosa (mandorle, noci, arachidi e nocciole).
Dolci di pasticceria, bibite gassate, vino, birra, liquori e aperitivi, tè e caffè forti.
CONSIGLI PER IL PAZIENTE EPATOPATICO
Il fegato sano tollera in pratica quasi tutte le sostanze alimentari. Dannosi sono invece le aggressioni chimiche dovute all' assunzione di alcuni farmaci, l' alcool, ed un eccesso di grassi. Si instaurano quindi delle patologie a carico del fegato, che possono essere di differente gravità.
LIEVE PATOLOGIA EPATICA
La dieta in questo caso sarà limitata alla riduzione degli alcolici e dei grassi.
EPATITE ACUTA
Provocata da virus, da eccesso di alcool, da farmaci, con frequente mancanza di appetito.
E' raccomandata l' astensione assoluta dall' alcool;
la dieta fornirà proteine ben digeribili in quantità di 1,2-2g/Kg di peso teorico, di grassi (anche il burro), in quantità di 0,5-0,8g/Kg di peso teorico; di glucidi (frutta zuccherata, gelatina di frutta, ecc.), in quantità sufficiente a raggiungere le 35/40 Kcal/Kg nell' adulto.
EPATITE A LENTA RISOLUZIONE (o cronica)
Nei primi 6 mesi da un' epatite acuta.
La dieta consiglia l' abolizione dell' alcool.
EPATITE CRONICA ATTIVA
Conseguente in genere ad una epatite acuta di tipo B o C, è
caratterizzata da astenia (forte stanchezza).
La dieta tenderà ad eliminare l' astenia, a migliorare l' appetito ed a bloccare l' evoluzione del processo morboso con una alimentazione varia, ben digeribile, gradevole che prevede
l' astensione dagli alcolici e del vino.
CIRROSI EPATICA
E' obbligatoria l' astensione del consumo di vino e alcool in genere. Non è necessario applicare una dieta troppo rigida, ma si dovranno fare delle esclusioni alimentari come i grassi animali cotti, carni grasse e insaccate, frattaglie, pesci grassi, formaggi fermentati e piccanti, fritture, salse grasse, pasticceria.
I pasti dovranno essere piccoli e frequenti.
In tutti i casi, la dieta se appropriata dal punto di vista qualitativo e quantitativo (calorico) fornirà gli elementi necessari non solo alle esigenze energetiche generali, ma anche alla rigenerazione delle cellule epatiche.
DIETA CONSIGLIABILE NELLE EPATITI ACUTE DI MODERATA GRAVITA'
Approssimativamente : gr. 110 proteine, gr. 440 carboidrati, gr. 50 grassi, Cal 2.500 .
Primo mattino : Succo di frutta con zucchero o glucosio
Prima colazione: Fiocchi d' avena o cereali con latte, o frutta cotta, o succhi di frutta. Due fettine di pane (anche tostato). Marmellata o miele. Tè o caffè leggero, con latte, zucchero se desiderato.
Verso le 11 (tarda mattina) : Un bicchiere di succo di frutta o caffè con latte, zucchero se si vuole, un biscotto.
Pranzo: Una porzione di carne molto magra, pollame, pesce in bianco o affumicato. Un passato di verdura, o del cavolfiore, o del pomodoro pelato, o delle punte di asparagi. Patate.
Schiacciata di cereali con latte. Frutta fresca, cotta o sciroppata.
Verso le 17 (merenda): Due fettine di pane, anche tostato, o biscotti fatti in casa. Marmellata, gelatina di frutta o miele.
Tè con latte, zucchero se desiderato.
Cena: Una porzione di carne o pesce come a pranzo.
Passato di verdura, se desiderato, due fettine di pane (anche tostato). Marmellata, gelatina di frutta o miele.
Tè o caffè con latte, zucchero se desiderato.
Prima di coricarsi: poco latte oppure un succo di frutta con zucchero o glucosio.
NB : razione giornaliera : latte fresco intero da usarsi nel tè, 300cc; latte scremato in polvere gr.60 in 600cc; burro o margarina gr.15; zucchero gr.60 o più se desiderato.
Alimenti permessi nella dieta quotidiana
Prosciutto crudo o cotto, purché magro e poco salato.
Riso o pasta, condita con olio extra vergine di oliva o sugo di pomodoro poco condito e poco cotto.
Carni magre cotte preferibilmente arrosto o alla griglia (manzo, vitello e coniglio ).
Pesci magri preferibilmente lessati (sogliola, nasello, trota).
Verdure e legumi, preferibilmente cotti e conditi con olio e limone; le patate solo se lessate.
Latte e yogurt magri e i formaggi magri (esempi: mozzarella, scamorza, ricotta di latte vaccino, quartirolo).
Tutta la frutta fresca matura.
I dolci da forno tipo crostate, le marmellate, il miele e le gelatine di frutta.
Alimenti permessi con moderazione (1 - 2 volte la settimana)
Brodo di carne sgrassato. Carne di maiale magro ai ferri o arrostita, trippa lessata.
Formaggi tipo caciotte, grana o parmigiano-reggiano, provolone.
Uova, purché fresche, crude (per es. lo zabaione) oppure sode. Caffè leggero. Cioccolato e gelati in genere.
Grissini , crackers e fette biscottate a basso contenuto di grassi.
Alimenti da escludere:
Tutti gli antipasti molto grassi o molto conditi.
Pasta ripiena come tortellini, ravioli, ecc.
Carni grasse (anatra, oca, maiale grasso, gallina, agnello), assolutamente controindicati sono il cervello e le interiora. Condimenti grassi quali burro e margarina, specie se cotti, spezie quali senape, mostarda, salse piccanti ed estratti concentrati di brodo.
Cavolfiore , cavoli, melanzane, piselli, fave, peperoni,ravanelli e tutti i tipi di funghi.
Pesci grassi (cefali, sardine), vongole, ostriche e caviale.
Uova in frittata, al burro, con salse piccanti o maionese.
Frutta secca, specie quella oleosa (mandorle, noci, arachidi e nocciole).
Dolci di pasticceria, bibite gassate, vino, birra, liquori e aperitivi, tè e caffè forti.
CONSIGLI PER IL PAZIENTE EPATOPATICO
Il fegato sano tollera in pratica quasi tutte le sostanze alimentari. Dannosi sono invece le aggressioni chimiche dovute all' assunzione di alcuni farmaci, l' alcool, ed un eccesso di grassi. Si instaurano quindi delle patologie a carico del fegato, che possono essere di differente gravità.
LIEVE PATOLOGIA EPATICA
La dieta in questo caso sarà limitata alla riduzione degli alcolici e dei grassi.
EPATITE ACUTA
Provocata da virus, da eccesso di alcool, da farmaci, con frequente mancanza di appetito.
E' raccomandata l' astensione assoluta dall' alcool;
la dieta fornirà proteine ben digeribili in quantità di 1,2-2g/Kg di peso teorico, di grassi (anche il burro), in quantità di 0,5-0,8g/Kg di peso teorico; di glucidi (frutta zuccherata, gelatina di frutta, ecc.), in quantità sufficiente a raggiungere le 35/40 Kcal/Kg nell' adulto.
EPATITE A LENTA RISOLUZIONE (o cronica)
Nei primi 6 mesi da un' epatite acuta.
La dieta consiglia l' abolizione dell' alcool.
EPATITE CRONICA ATTIVA
Conseguente in genere ad una epatite acuta di tipo B o C, è
caratterizzata da astenia (forte stanchezza).
La dieta tenderà ad eliminare l' astenia, a migliorare l' appetito ed a bloccare l' evoluzione del processo morboso con una alimentazione varia, ben digeribile, gradevole che prevede
l' astensione dagli alcolici e del vino.
CIRROSI EPATICA
E' obbligatoria l' astensione del consumo di vino e alcool in genere. Non è necessario applicare una dieta troppo rigida, ma si dovranno fare delle esclusioni alimentari come i grassi animali cotti, carni grasse e insaccate, frattaglie, pesci grassi, formaggi fermentati e piccanti, fritture, salse grasse, pasticceria.
I pasti dovranno essere piccoli e frequenti.
In tutti i casi, la dieta se appropriata dal punto di vista qualitativo e quantitativo (calorico) fornirà gli elementi necessari non solo alle esigenze energetiche generali, ma anche alla rigenerazione delle cellule epatiche.
DIETA CONSIGLIABILE NELLE EPATITI ACUTE DI MODERATA GRAVITA'
Approssimativamente : gr. 110 proteine, gr. 440 carboidrati, gr. 50 grassi, Cal 2.500 .
Primo mattino : Succo di frutta con zucchero o glucosio
Prima colazione: Fiocchi d' avena o cereali con latte, o frutta cotta, o succhi di frutta. Due fettine di pane (anche tostato). Marmellata o miele. Tè o caffè leggero, con latte, zucchero se desiderato.
Verso le 11 (tarda mattina) : Un bicchiere di succo di frutta o caffè con latte, zucchero se si vuole, un biscotto.
Pranzo: Una porzione di carne molto magra, pollame, pesce in bianco o affumicato. Un passato di verdura, o del cavolfiore, o del pomodoro pelato, o delle punte di asparagi. Patate.
Schiacciata di cereali con latte. Frutta fresca, cotta o sciroppata.
Verso le 17 (merenda): Due fettine di pane, anche tostato, o biscotti fatti in casa. Marmellata, gelatina di frutta o miele.
Tè con latte, zucchero se desiderato.
Cena: Una porzione di carne o pesce come a pranzo.
Passato di verdura, se desiderato, due fettine di pane (anche tostato). Marmellata, gelatina di frutta o miele.
Tè o caffè con latte, zucchero se desiderato.
Prima di coricarsi: poco latte oppure un succo di frutta con zucchero o glucosio.
NB : razione giornaliera : latte fresco intero da usarsi nel tè, 300cc; latte scremato in polvere gr.60 in 600cc; burro o margarina gr.15; zucchero gr.60 o più se desiderato.
Alimentazione post intervento bariatrico
Le indicazioni alimentari riportate di seguito non vogliono e non devono sostituire gli schemi alimentari e il programma dietetico che verrà dato dopo l'intervento, sono state inserite al solo scopo di aiutare coloro che devono ancora scegliere il proprio percorso terapeutico, a farsi un'idea più precisa in merito al periodo post-intervento e a come cambia (sul piano alimentare) la routine della propria vita dopo un intervento bariatrico.
Per gli interventi gastrorestrittivi (i palloncini intragastrici, il bendaggio gastrico regolabile, le gastroplastiche, i bypass gastrici) valgono poche regole di base essenziali per convivere al meglio con il proprio "aiuto chirurgico":
· masticare accuratamente il cibo preparato in piccoli bocconi
· mangiare lentamente facendo delle piccole pause tra un boccone e l'altro
· fermarsi non appena si avverte la sensazione di ripienezza gastrica, anche se non si è terminato il cibo
· non bere durante il pasto e per almeno 1 ora dal termine
· evitare di coricarsi a breve distanza di tempo dalla fine dal pasto
· fare 3 pasti e 2 spuntini al giorno
· non usare condimenti troppo elaborati (grassi, spezie piccanti o acidule, salse ecc.)
· limitare l'assunzione di bevande eccitanti come thè e caffè
· evitare o comunque limitare l'assunzione di bevande alcoliche
· limitare l'assunzione di latte
· non bere bevande e acqua gasata
· attenzione ai cibi che si gonfiano all'interno dello stomaco come il farro
· attenzione ai cibi che si solidificano raffreddandosi come la polenta
· attenzione alle temperature dei cibi e delle bevande perché possono favorire infiammazioni dello stomaco, è bene quindi evitare di assumere i cibi quando sono troppo freddi (acqua ghiacciata, ghiaccio, ghiaccioli, gelati ecc..), o troppo caldi (tisane, the, caffè, minestre ecc.)
· attenzione ai cibi contenenti aria, tipo la panna, tutto ciò che viene frullato con i robot da cucina va lasciato riposare per qualhe minuto prima dell'assunzione.
· se durante il pasto o subito dopo sentite che un boccone si è "inceppato" e vi tiene in tensione lo stomaco provocando dolore, bevete lentamente qualche sorso di acqua calda o thè per rilassare lo stomaco, slacciate i pantaloni, reggiseno (per le donne) o qualunque cosa che possa stringere il torace e l'addome, passeggiate nella stanza e non fatevi prendere dal panico, in questi casi è possibile che subentri un episodio di vomito, non spaventatevi è del tutto normale. Se nonostante questi accorgimenti la sensazione di "inceppamento" non migliora contattate la struttura o il vostro chirurgo.
Con la dimissione e quindi il ritorno alle consuete abitudini di vita ha inizio un periodo di adattamento dell'organismo alla nuova condizione dopo l'intervento chirurgico. Durante tale periodo sarà opportuno attenersi scrupolosamente alle indicazioni dietetiche ricevute.
Nei primi giorni (il numero di gg. varia in base al tipo di intervento) l'alimentazione sarà liquida, composta da acqua, brodo vegetale o di carne, liofilizzato di carne sciolto nel brodo, latte scremato o parzialmente scremato, the, succhi di frutta senza zucchero, centrifugati di verdura, frullati di frutta non troppo densi ecc...
Si passa poi ad un periodo di alimentazione semiliquida integrando omogeneizzati di carne e frutta, formaggini morbidi, purea di patate, creme e passati di verdura, prosciutto cotto e carne finemente tritati, semolino, pastina per la prima infanzia ecc..
Successivamente si procede ad integrare gradualmente i cibi solidi, preferendo alimenti digeribili facendo attenzione ai condimenti.
Si può mangiare di tutto, pasta, riso, carne, verdura (cotta o cruda), legumi, formaggio, yogurt magro, latte, crakers, grissini, fette biscottate, biscotti secchi, uova, pesce, affettati magri, frutta, pane ecc... ovviamente in quantità limitate.
E' importante alimentarsi in modo equilibrato, non eccedere con i carboidrati e i formaggi, le uova una volta la settimana, la carne almeno una volta al giorno, frutta e verdura ad ogni pasto, una quota di carboidrati a pasto scegliendo tra pasta, riso, pane, grissini, crackers o patate, i legumi due volte a settimana in sostituzione della carne. Non eccedere con le quantità, evitare l'assunzione di dolciumi, evitare i cibi fritti, i sughi e i condimenti troppo grassi, la maionese e le salse ipercaloriche.
Con gli interventi gastrorestrittivi è abbastanza normale avere episodi di vomito sia nel primo periodo post-intervento ed anche in seguito, è bene evitare il più possibile di vomitare, ma non spaventatevi se succede. Cercate di capire se avete vomitato perché avete esagerato con la quantità di cibo, o se è dipeso da intolleranza ad un determinato alimento, o ancora dalla cattiva masticazione, questo vi aiuterà ad evitare le situazioni che portano all'episodio di vomito.
Se la causa del vomito è l'intolleranza ad un determinato alimento non deve essere assolutamente evitato, ma come per lo svezzamento dei bambini, il cibo che vi ha dato problemi va reinserito gradualmente nell'alimentazione a piccole dosi dopo un paio di giorni di pausa dal momento in cui lo avete vomitato. Se doveste avere episodi di vomito più volte al giorno e per più di tre o quattro giorni di fila è meglio contattare il proprio chirurgo o la struttura in cui siete stati operati per valutare la situazione.
Compilare quotidianamente il diario alimentare indicando tutti i cibi realmente consumati (qualità e quantità), gli episodi di vomito, la causa che ha portato a tale episodio ed ogni eventuale problema riscontrato con l'alimentazione, il diario va portato ad ogni visita di controllo.
In conclusione necessario capire che la vita subirà dei cambiamenti, occorre quindi essere disposti ad adattarsi a tali cambiamenti se si vogliono ottenere dei buoni risultati e soprattutto duraturi nel tempo ed evitare complicanze. La terapia chirurgica della obesità non è una scorciatoia ma un mezzo che se ben utilizzato dal paziente con una attiva collaborazione potrà permettere di raggiungere ottimi risultati.
Per gli interventi gastrorestrittivi (i palloncini intragastrici, il bendaggio gastrico regolabile, le gastroplastiche, i bypass gastrici) valgono poche regole di base essenziali per convivere al meglio con il proprio "aiuto chirurgico":
· masticare accuratamente il cibo preparato in piccoli bocconi
· mangiare lentamente facendo delle piccole pause tra un boccone e l'altro
· fermarsi non appena si avverte la sensazione di ripienezza gastrica, anche se non si è terminato il cibo
· non bere durante il pasto e per almeno 1 ora dal termine
· evitare di coricarsi a breve distanza di tempo dalla fine dal pasto
· fare 3 pasti e 2 spuntini al giorno
· non usare condimenti troppo elaborati (grassi, spezie piccanti o acidule, salse ecc.)
· limitare l'assunzione di bevande eccitanti come thè e caffè
· evitare o comunque limitare l'assunzione di bevande alcoliche
· limitare l'assunzione di latte
· non bere bevande e acqua gasata
· attenzione ai cibi che si gonfiano all'interno dello stomaco come il farro
· attenzione ai cibi che si solidificano raffreddandosi come la polenta
· attenzione alle temperature dei cibi e delle bevande perché possono favorire infiammazioni dello stomaco, è bene quindi evitare di assumere i cibi quando sono troppo freddi (acqua ghiacciata, ghiaccio, ghiaccioli, gelati ecc..), o troppo caldi (tisane, the, caffè, minestre ecc.)
· attenzione ai cibi contenenti aria, tipo la panna, tutto ciò che viene frullato con i robot da cucina va lasciato riposare per qualhe minuto prima dell'assunzione.
· se durante il pasto o subito dopo sentite che un boccone si è "inceppato" e vi tiene in tensione lo stomaco provocando dolore, bevete lentamente qualche sorso di acqua calda o thè per rilassare lo stomaco, slacciate i pantaloni, reggiseno (per le donne) o qualunque cosa che possa stringere il torace e l'addome, passeggiate nella stanza e non fatevi prendere dal panico, in questi casi è possibile che subentri un episodio di vomito, non spaventatevi è del tutto normale. Se nonostante questi accorgimenti la sensazione di "inceppamento" non migliora contattate la struttura o il vostro chirurgo.
Con la dimissione e quindi il ritorno alle consuete abitudini di vita ha inizio un periodo di adattamento dell'organismo alla nuova condizione dopo l'intervento chirurgico. Durante tale periodo sarà opportuno attenersi scrupolosamente alle indicazioni dietetiche ricevute.
Nei primi giorni (il numero di gg. varia in base al tipo di intervento) l'alimentazione sarà liquida, composta da acqua, brodo vegetale o di carne, liofilizzato di carne sciolto nel brodo, latte scremato o parzialmente scremato, the, succhi di frutta senza zucchero, centrifugati di verdura, frullati di frutta non troppo densi ecc...
Si passa poi ad un periodo di alimentazione semiliquida integrando omogeneizzati di carne e frutta, formaggini morbidi, purea di patate, creme e passati di verdura, prosciutto cotto e carne finemente tritati, semolino, pastina per la prima infanzia ecc..
Successivamente si procede ad integrare gradualmente i cibi solidi, preferendo alimenti digeribili facendo attenzione ai condimenti.
Si può mangiare di tutto, pasta, riso, carne, verdura (cotta o cruda), legumi, formaggio, yogurt magro, latte, crakers, grissini, fette biscottate, biscotti secchi, uova, pesce, affettati magri, frutta, pane ecc... ovviamente in quantità limitate.
E' importante alimentarsi in modo equilibrato, non eccedere con i carboidrati e i formaggi, le uova una volta la settimana, la carne almeno una volta al giorno, frutta e verdura ad ogni pasto, una quota di carboidrati a pasto scegliendo tra pasta, riso, pane, grissini, crackers o patate, i legumi due volte a settimana in sostituzione della carne. Non eccedere con le quantità, evitare l'assunzione di dolciumi, evitare i cibi fritti, i sughi e i condimenti troppo grassi, la maionese e le salse ipercaloriche.
Con gli interventi gastrorestrittivi è abbastanza normale avere episodi di vomito sia nel primo periodo post-intervento ed anche in seguito, è bene evitare il più possibile di vomitare, ma non spaventatevi se succede. Cercate di capire se avete vomitato perché avete esagerato con la quantità di cibo, o se è dipeso da intolleranza ad un determinato alimento, o ancora dalla cattiva masticazione, questo vi aiuterà ad evitare le situazioni che portano all'episodio di vomito.
Se la causa del vomito è l'intolleranza ad un determinato alimento non deve essere assolutamente evitato, ma come per lo svezzamento dei bambini, il cibo che vi ha dato problemi va reinserito gradualmente nell'alimentazione a piccole dosi dopo un paio di giorni di pausa dal momento in cui lo avete vomitato. Se doveste avere episodi di vomito più volte al giorno e per più di tre o quattro giorni di fila è meglio contattare il proprio chirurgo o la struttura in cui siete stati operati per valutare la situazione.
Compilare quotidianamente il diario alimentare indicando tutti i cibi realmente consumati (qualità e quantità), gli episodi di vomito, la causa che ha portato a tale episodio ed ogni eventuale problema riscontrato con l'alimentazione, il diario va portato ad ogni visita di controllo.
In conclusione necessario capire che la vita subirà dei cambiamenti, occorre quindi essere disposti ad adattarsi a tali cambiamenti se si vogliono ottenere dei buoni risultati e soprattutto duraturi nel tempo ed evitare complicanze. La terapia chirurgica della obesità non è una scorciatoia ma un mezzo che se ben utilizzato dal paziente con una attiva collaborazione potrà permettere di raggiungere ottimi risultati.
Dieta in bianco
La dieta in bianco generalmente è rivolta a coloro che soffrono di stati di chetosi (acetone), gastriti o gastroduodeniti, di enteriti in via di risoluzione (non deve essere più presente diarrea) o stati post influenzali che richiedono un periodo di cautela nella rialimentazione.
Generalmente si tratta di confezionare una dieta quasi priva di grassi animali (vanno eliminati burro, uova, latte intero e latticini ad esclusione di Parmigiano Reggiano e ricotta magra di vacca),salumi, carni grasse, dolci come budini, creme, gelati, panna, cioccolato, ecc.
Utilizzare condimenti quali olio extra vergine d’oliva od olio mono seme (arachide, girasole, mais) da consumare CRUDI per evitare la scarsa digeribilità dei grassi sottoposti a cottura.
Primi piatti
Pasta o riso asciutti conditi con olio o salsa di pomodoro
oppure
Polenta condita con salsa di pomodoro ed eventualmente poco Parmigiano Reggiano ben stagionato
Secondi piatti
Pesce al vapore, lessato, alla piastra
oppure
Carne magra al vapore, alla piastra, lessata
oppure
Ricotta magra di vacca (con una percentuale di grasso uguale od inferiore all’8%)
Contorni
Verdura cruda o cotta, lessata o stufata, condita con olio extra vergine d’oliva crudo, poco sale ed eventualmente limone
Frutta
Libera a parte nei casi in cui viene consigliata la mela o la pera cotta
Generalmente si tratta di confezionare una dieta quasi priva di grassi animali (vanno eliminati burro, uova, latte intero e latticini ad esclusione di Parmigiano Reggiano e ricotta magra di vacca),salumi, carni grasse, dolci come budini, creme, gelati, panna, cioccolato, ecc.
Utilizzare condimenti quali olio extra vergine d’oliva od olio mono seme (arachide, girasole, mais) da consumare CRUDI per evitare la scarsa digeribilità dei grassi sottoposti a cottura.
Primi piatti
Pasta o riso asciutti conditi con olio o salsa di pomodoro
oppure
Polenta condita con salsa di pomodoro ed eventualmente poco Parmigiano Reggiano ben stagionato
Secondi piatti
Pesce al vapore, lessato, alla piastra
oppure
Carne magra al vapore, alla piastra, lessata
oppure
Ricotta magra di vacca (con una percentuale di grasso uguale od inferiore all’8%)
Contorni
Verdura cruda o cotta, lessata o stufata, condita con olio extra vergine d’oliva crudo, poco sale ed eventualmente limone
Frutta
Libera a parte nei casi in cui viene consigliata la mela o la pera cotta
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