Dott. Ignazio Madonia
Infezioni urinarie

Sono quelle infezioni che causano un'infiammazione acuta o cronica che interessa la vescia urinaria e i relativi annessi, in presenza o meno di patologia urologica. Ne esistono un'ampia varietà in base all'eziologia (le cause) ed al tipo di danno arrecato. Le più comuni sono quelle causate dalla specie Gram negativa ed in particolare l'Escherichia Coli ed in minore percentuale altri entero-batteri come il Proteus, Klebisella, Pseudomonas. Anche alcuni batteri Gram positivi sono responsabili, in minore entità, d'infezioni urinarie e fra questi i più frequenti sono lo Staphylococcus saprophiticus e Staphylococcus aureus. Generalmente questi tipi di batteri sono facilmente rintracciabili tramite un semplice esame colturale delle urine. Ma esistono anche delle altre infezioni urinarie, con delle evidenze sintomatiche ben distinguibili, che tramite il semplice esame delle urine non vengono messi in evidenza. Sono solitamente dei batteri responsabili di infezioni trasmesse sessualmente, come quelle da Neisseria gonorrhoeae e Chlamydia trachomatis, o fungine da Candida albicans, capace di colonizzare le urine di soggetti diabetici o immunodepressi. In questi casi, l'accertamento dell'agente patogeno viene in genere effettuata mediante prelievo di uno striscio delle secrezioni delle vie urogenitali e indagine microscopica.
La cistite
Una delle infezioni urinaria cui nel linguaggio comune tutti facciamo riferimento è la cosiddetta cistite. Esistono diverse varietà di cistiti e diverse risposte immunologiche in relazione al ripresentarsi dello stesso "ospite" (tipo di batterio) in allocazioni differenti. Per fare una corretta distinzione tra le tipologie di cistiti è necessario uno studio istologico, a seguito di un esame bioptico, anche se tale indagine risulta improponibile ad ogni insorgenza di tali infezioni proprio a causa dell'elevata casistica. L'esame semmai deve essere effettuato in quei soggetti cui la malattia assume un andamento insidioso o che non rispondono ad alcun tipo di terapia. Quindi la cistite è un'infiammazione della vescica, generalmente provocata da un'infezione che può aver origine nell'uretra, nella vagina o, nei casi più complessi, nei reni. La cistite può essere favorita dalla congestione pelvica dovuta a eccessi alimentari o sessuali e da tutte le condizioni che sono d'ostacolo allo svuotamento della vescica, come l'ipertrofia della prostata. Le manifestazioni della cistite comprendono una minzione dolorosa e difficoltosa, stimolata, tuttavia, in modo continuo e pressante e, in alcuni casi, l'emissione di urina torbida o mista a sangue (ematuria). La terapia si basa sull'assunzione di grandi quantità di liquidi e sulla somministrazione di antisettici delle vie urinarie e di antibiotici. Le cistiti vengono classificate in seguito alle caratteristiche cliniche e alla presenza o meno di patologie di base, nel primo caso si parlerà di cistiti complicate e nel secondo non complicate. Le seconde, che sono quelle di maggiore interesse, si suddividono in:
Cistite semplice
E’ quella infiammazione acuta, occasionale e transitoria, di origine infettiva della vescica. E' la forma più comune ed ha in genere un decorso benigno colpisce maggiormente la popolazione sana femminile a tal punto che si è stimato almeno un episodio, di tale infezione, in tutte le donne entro i 40 anni di età. Il range d'età colpito sembrerebbe correlato con il periodo d'inizio dell'attività sessuale. L'incidenza della cistite nell'uomo è 100 volte inferiore a quella della donna. Ciò grazie alla particolare anatomia dell'uomo nel quale il meato urinario è situato in un distinto piano anatomico e grazie alla lunghezza dell'uretra.
Cistite emorragica
E’ quella infiammazione acuta di origine infettiva della vescica che coinvolge i capillari della sottomucosa. Viene considerata una forma di cistite semplice con lesioni caratteristiche proprie (più avanzate e profonde della forma semplice). Ha un range di età più ampio che va dai 15 agli 80 anni, costituisce il 10% delle infezioni urinarie totali. L'insorgenza di questa forma può essere causata anche tramite l'esposizione alle radiazioni ionizzanti e anche l'impiego di alcuni farmaci citotossici. A differenza della prima forma, in questa vi è la comparsa di ematuria.
Cistite ricorrente
Ha gli stessi aspetti caratteristici della cistite semplice con l'unica differenza della periodicità. Si è potuto stabilire che tre episodi nell'arco di un anno possono essere la manifestazione della cistite ricorrente. Queste possono ripresentarsi sottoforma di reinfezioni o come recidive, le prime si manifestano solitamente settimane o mesi dopo la terapia, mentre le seconde poco dopo la sospensione della terapia (entro alcuni giorni).
Infezioni Urinarie - Sintomi
Le infezioni delle vie urinarie possono manifestarsi con dolore bruciante durante la minzione e urine di colore scuro, contenenti sangue e di odore pungente. E’ comune avvertire lo stimolo a urinare frequentemente e nello stesso tempo emettere ogni volta soltanto una piccola quantità di urine. Altri sintomi possono essere dolore all’addome e alla schiena, febbre, vomito, diarrea, letargia e/o irritabilità.
Infezioni Urinarie - Diagnosi
Per stabilire se è presente o meno un’infezione, e quali specifici batteri ne siano responsabili, sono necessari un esame delle urine e un’urinocoltura. Gli esami possono essere ripetuti dopo il termine della terapia per essere certi di essere completamente guariti. Indipendentemente dal sesso è importante un trattamento accurato per evitare che l’infezione si diffonda al rene.
Infezioni Urinarie - Cure
Le infezioni urinarie vengono di solito trattate con antibiotici come la nitrofurantoina, il sulfametoxazolo trimetropin e l’amoxicillina. La maggior parte degli antibiotici viene eliminata attraverso le vie urinarie, per cui gli antibiotici raggiungono facilmente la sede dell’infezione. Il trattamento di una cistite semplice di solito consiste in un breve ciclo di antibiotici. Un’infezione persistente invece può necessitare di una terapia più lunga, in certi casi anche di dieci giorni. La fenazopiridina, un analgesico delle vie urinarie, viene talvolta prescritta per anestetizzare l’uretra. Ciò allevia il fastidioso senso di urgenza ad urinare e rende meno dolorosa la funzione. Una pielonefrite richiede un trattamento più aggressivo tramite antibiotici per via endovenosa, accompagnata da un’eventuale ospedalizzazione, una valutazione radiologica completa e/o un cateterismo.
La cistite
Una delle infezioni urinaria cui nel linguaggio comune tutti facciamo riferimento è la cosiddetta cistite. Esistono diverse varietà di cistiti e diverse risposte immunologiche in relazione al ripresentarsi dello stesso "ospite" (tipo di batterio) in allocazioni differenti. Per fare una corretta distinzione tra le tipologie di cistiti è necessario uno studio istologico, a seguito di un esame bioptico, anche se tale indagine risulta improponibile ad ogni insorgenza di tali infezioni proprio a causa dell'elevata casistica. L'esame semmai deve essere effettuato in quei soggetti cui la malattia assume un andamento insidioso o che non rispondono ad alcun tipo di terapia. Quindi la cistite è un'infiammazione della vescica, generalmente provocata da un'infezione che può aver origine nell'uretra, nella vagina o, nei casi più complessi, nei reni. La cistite può essere favorita dalla congestione pelvica dovuta a eccessi alimentari o sessuali e da tutte le condizioni che sono d'ostacolo allo svuotamento della vescica, come l'ipertrofia della prostata. Le manifestazioni della cistite comprendono una minzione dolorosa e difficoltosa, stimolata, tuttavia, in modo continuo e pressante e, in alcuni casi, l'emissione di urina torbida o mista a sangue (ematuria). La terapia si basa sull'assunzione di grandi quantità di liquidi e sulla somministrazione di antisettici delle vie urinarie e di antibiotici. Le cistiti vengono classificate in seguito alle caratteristiche cliniche e alla presenza o meno di patologie di base, nel primo caso si parlerà di cistiti complicate e nel secondo non complicate. Le seconde, che sono quelle di maggiore interesse, si suddividono in:
- Semplici
- Emorragiche
- Ricorrenti
Cistite semplice
E’ quella infiammazione acuta, occasionale e transitoria, di origine infettiva della vescica. E' la forma più comune ed ha in genere un decorso benigno colpisce maggiormente la popolazione sana femminile a tal punto che si è stimato almeno un episodio, di tale infezione, in tutte le donne entro i 40 anni di età. Il range d'età colpito sembrerebbe correlato con il periodo d'inizio dell'attività sessuale. L'incidenza della cistite nell'uomo è 100 volte inferiore a quella della donna. Ciò grazie alla particolare anatomia dell'uomo nel quale il meato urinario è situato in un distinto piano anatomico e grazie alla lunghezza dell'uretra.
Cistite emorragica
E’ quella infiammazione acuta di origine infettiva della vescica che coinvolge i capillari della sottomucosa. Viene considerata una forma di cistite semplice con lesioni caratteristiche proprie (più avanzate e profonde della forma semplice). Ha un range di età più ampio che va dai 15 agli 80 anni, costituisce il 10% delle infezioni urinarie totali. L'insorgenza di questa forma può essere causata anche tramite l'esposizione alle radiazioni ionizzanti e anche l'impiego di alcuni farmaci citotossici. A differenza della prima forma, in questa vi è la comparsa di ematuria.
Cistite ricorrente
Ha gli stessi aspetti caratteristici della cistite semplice con l'unica differenza della periodicità. Si è potuto stabilire che tre episodi nell'arco di un anno possono essere la manifestazione della cistite ricorrente. Queste possono ripresentarsi sottoforma di reinfezioni o come recidive, le prime si manifestano solitamente settimane o mesi dopo la terapia, mentre le seconde poco dopo la sospensione della terapia (entro alcuni giorni).
Infezioni Urinarie - Sintomi
Le infezioni delle vie urinarie possono manifestarsi con dolore bruciante durante la minzione e urine di colore scuro, contenenti sangue e di odore pungente. E’ comune avvertire lo stimolo a urinare frequentemente e nello stesso tempo emettere ogni volta soltanto una piccola quantità di urine. Altri sintomi possono essere dolore all’addome e alla schiena, febbre, vomito, diarrea, letargia e/o irritabilità.
Infezioni Urinarie - Diagnosi
Per stabilire se è presente o meno un’infezione, e quali specifici batteri ne siano responsabili, sono necessari un esame delle urine e un’urinocoltura. Gli esami possono essere ripetuti dopo il termine della terapia per essere certi di essere completamente guariti. Indipendentemente dal sesso è importante un trattamento accurato per evitare che l’infezione si diffonda al rene.
Infezioni Urinarie - Cure
Le infezioni urinarie vengono di solito trattate con antibiotici come la nitrofurantoina, il sulfametoxazolo trimetropin e l’amoxicillina. La maggior parte degli antibiotici viene eliminata attraverso le vie urinarie, per cui gli antibiotici raggiungono facilmente la sede dell’infezione. Il trattamento di una cistite semplice di solito consiste in un breve ciclo di antibiotici. Un’infezione persistente invece può necessitare di una terapia più lunga, in certi casi anche di dieci giorni. La fenazopiridina, un analgesico delle vie urinarie, viene talvolta prescritta per anestetizzare l’uretra. Ciò allevia il fastidioso senso di urgenza ad urinare e rende meno dolorosa la funzione. Una pielonefrite richiede un trattamento più aggressivo tramite antibiotici per via endovenosa, accompagnata da un’eventuale ospedalizzazione, una valutazione radiologica completa e/o un cateterismo.
Prevenzione e precauzione

Le infezioni urinarie colpiscono più frequentemente le donne. Infatti, l’uretra, il sottile tubo che drena l’urina dalla vescica verso l’esterno, nelle femmine è situata vicino al retto e alla vagina e i batteri provenienti da questi due organi possono migrare facilmente e attraverso l’uretra raggiungere la vescica. Tra le cause di infezione vi possono essere stipsi, malnutrizione e rapporti sessuali, specialmente se viene usato il diaframma come contraccettivo. Anche le sostanze chimiche contenute nei bagnoschiuma, i profumi e i coloranti presenti in alcuni prodotti per l’igiene intima possono causare irritazione locale e quindi infezione. Le infezioni ricorrenti possono essere il segno di un problema strutturale delle vie urinarie che causa un reflusso di urina dalla vescica nell’uretere, ed eventualmente nel rene, anziché la sua completa emissione. Negli uomini i sintomi di irritazione locale causati da grattamento, masturbazione o trauma, possono spesso essere simili a quelli di un’infezione. Per verificare l’eventuale presenza di un’infezione è dunque necessario un esame approfondito, che comprenda anche un’ecografia e un esame radiologico per evidenziare la presenza di anomalie anatomiche. Nelle donne, le infezioni urinarie sono relativamente comuni e spesso non sono la manifestazione di alcun disturbo serio. Tuttavia, se una donna presenta due o tre episodi infettivi nello spazio di pochi mesi, devono essere eseguiti esami accurati per verificare che non vi siano anomalie anatomiche o altre cause serie.
Oltre alla classica terapia antibiotica esistono delle semplici accortezze comportamentali che possono ridurre sia l'insorgenza di tali infezioni che l'attenuazione dei caratteristici segni clinici. Ciò che spesso viene sottovalutato, ma di provata efficacia, è la normale igiene-sanitaria. Tali norme da sole sono responsabili della scomparsa delle infezioni e sono anche in grado di ridurre il numero degli episodi infettivi. Come per esempio:
Un'accurata e quotidiana igiene perineale, utilizzando dei detergenti neutri, con movimenti che vanno dalla vagina l'ano e mai il contrario poiché si rischierebbe di trasportare materiale fecale all'interno e quindi l'innesco di un infezione urinaria.
L'utilizzo ripetuto di biancheria intima costituita da materiale sintetico o pantaloni troppo aderenti evitano la normale traspirazione dei tessuti e quindi facilitano la proliferazione dei stafilococchi cutanei che da "commensali" (cioè organismi normalmente presenti nel corpo umano) diventano patogeni.
L'utilizzo di contraccettivi meccanici (diaframmi, creme spermicide, spirali, ecc.) possono essere dei facili veicoli d'infezioni, per esempio il posizionamento con le mani non perfettamente pulite. Anche l'utilizzo dei contraccettivi orali ad alti dosaggi può aiutare l'insorgenza e la proliferazione di un'infezione. Un altro dispositivo veicolo d'infezione, ampiamente diffuso, è l'assorbente interno che deve essere cambiato frequentemente e sempre rimosso durante la notte.
L'impiego diffuso di lavande vaginali deve essere ridotto a non più di una a settimana. Si è dimostrato che un utilizzo eccessivo di lavande interne determina un abbassamento dell'acidità naturale della vagina rendendo la via più facile ad eventuali batteri patogeni.
In quei soggetti sessualmente attivi è opportuno urinare prima e soprattutto dopo il rapporto sessuale, poiché il flusso urinario facilita il trasporto verso l'esterno di eventuali batteri depositati durante il rapporto.
Nelle donne, durante il ciclo mestruale è opportuno intensificare l'igiene personale in modo da evitare la proliferazione batterica ed una eventuale risalita facilitata in questo periodo.
Oltre alla classica terapia antibiotica esistono delle semplici accortezze comportamentali che possono ridurre sia l'insorgenza di tali infezioni che l'attenuazione dei caratteristici segni clinici. Ciò che spesso viene sottovalutato, ma di provata efficacia, è la normale igiene-sanitaria. Tali norme da sole sono responsabili della scomparsa delle infezioni e sono anche in grado di ridurre il numero degli episodi infettivi. Come per esempio:
Un'accurata e quotidiana igiene perineale, utilizzando dei detergenti neutri, con movimenti che vanno dalla vagina l'ano e mai il contrario poiché si rischierebbe di trasportare materiale fecale all'interno e quindi l'innesco di un infezione urinaria.
L'utilizzo ripetuto di biancheria intima costituita da materiale sintetico o pantaloni troppo aderenti evitano la normale traspirazione dei tessuti e quindi facilitano la proliferazione dei stafilococchi cutanei che da "commensali" (cioè organismi normalmente presenti nel corpo umano) diventano patogeni.
L'utilizzo di contraccettivi meccanici (diaframmi, creme spermicide, spirali, ecc.) possono essere dei facili veicoli d'infezioni, per esempio il posizionamento con le mani non perfettamente pulite. Anche l'utilizzo dei contraccettivi orali ad alti dosaggi può aiutare l'insorgenza e la proliferazione di un'infezione. Un altro dispositivo veicolo d'infezione, ampiamente diffuso, è l'assorbente interno che deve essere cambiato frequentemente e sempre rimosso durante la notte.
L'impiego diffuso di lavande vaginali deve essere ridotto a non più di una a settimana. Si è dimostrato che un utilizzo eccessivo di lavande interne determina un abbassamento dell'acidità naturale della vagina rendendo la via più facile ad eventuali batteri patogeni.
In quei soggetti sessualmente attivi è opportuno urinare prima e soprattutto dopo il rapporto sessuale, poiché il flusso urinario facilita il trasporto verso l'esterno di eventuali batteri depositati durante il rapporto.
Nelle donne, durante il ciclo mestruale è opportuno intensificare l'igiene personale in modo da evitare la proliferazione batterica ed una eventuale risalita facilitata in questo periodo.
Dieta e infezioni urinarie

La correlazione fra l'alimentazione e le infezioni urinarie è sicuramente correlabile a due fattori che sono l'idratazione e l'acidificazione.
L'idratazione
L'idratazione, inoltre, garantisce anche un corretto funzionamento dell'organo imputato al riassorbimento cioè il colon. Infatti, un intestino regolare difficilmente favorisce la proliferazione dei batteri fecali. Quindi è indicato in questi casi l'introduzione di adeguati apporti di cibi ricchi di fibre e nei casi più resistenti l'associazione di eventuali integratori di fibre, che si comportano come i comuni lassativi ma a differenza di questi non impediscono l'assorbimento delle vitamine liposolubili.
L'acidificazione
Si è potuto notare che ciò che influenza la non-proliferazione dei batteri urinari è l'impiego di diete ad elevato residuo acido. Infatti queste abbassano il Ph urinario e di conseguenza il non attecchimento alle pareti dei batteri. Il nostro organismo da solo provvede ad attuare tale difesa, infatti leggeri stati catabolici, quale il digiuno notturno, acidificano le urine, ma talvolta può non essere sufficiente.
Uno dei prodotti acidificanti, suggeriti dalle credenze popolari, è il succo di mirtillo. Questo se assunto sicuramente fornisce un buon apporto di liquidi e vitamine, la sua efficacia è stata dimostrata di recente.
Uno studio condotto in Inghilterra da Avorn et al, ha dimostrato che l'assunzione giornaliera di 300 ml di succo di mirtillo riduce di circa il 50% l'insorgenza di recidive. Sono tuttora in corso studi per dimostrare nello specifico quale componente del succo di mirtillo sia il responsabile di ciò, ma il più attendibile sembra essere il quantitativo di vitamina C. Il razionale sull'impiego di diete ad elevato quantitativo acido trova anche il suo riscontro nelle infezioni determinate da calcolosi. Nell'ottica di un adeguato apporto di alimenti a residuo acido è opportuno tenere in mente anche gli alimenti che hanno l'effetto contrario, cioè alcalinizzante. Infatti, quest'ultimi, fanno da "tampone", cioè compensano l'acidità, annullando gli effetti finora descritti. Quindi è opportuno aumentare gli alimenti a residuo acido e diminuire quelli a residuo alcalino.
Cibi a residuo acido:
Carne: carni rosse, pesce, carni bianche, uova, arachidi, molluschi e tutti i tipi di formaggi, pancetta e le noci
Amidi: tutti i tipi di pane, soprattutto integrale, cereali in genere, crackers, pasta e riso
Legumi: lenticchie
Frutta: mirtilli e prugne
Cibi a residuo basico o alcalino:
Latte: latte e suoi derivati
Grassi: mandorle, castagne e cocco
Verdure: tutti i tipi soprattutto il cavolo, il dente di leone e gli spinaci
Frutta: tutti i tipi tranne quella descritti prima
Bisogna, infine, sottolineare che queste raccomandazioni coadiuvano la terapia medica consigliata e non la sostituiscono, l'impiego però può aiutarci a prevenire.
Di seguito trovate una pratica tabella che riporta i cibi suddivisi a seconda del loro effetto acidificante o alcalinizzante.
Cibi acidificanti Cibi alcalinizzanti
Pane bianco e di farina di grano duro Carote
Pane di segale e di farina di segale Cavolfiore
Corn flakes Sedano
Pasta all'uovo Cicoria
Fiocchi di avena Melanzane
Riso Lattuga
Spaghetti Patate
Lenticchie secche Rape
Fagioli Spinaci
Arachidi non trattate Salsa di pomodoro
Noci Mela
Trota (arrosto o bollita) Albicocca
Filetto di merluzzo Fragole
Acciughe Anguria
Manzo magro Succo di pompelmo
Pollo Kiwi
Salsiccia Succo d'arancia
Maiale magro Pesche
Bistecca magra o mista Uva
Salame Vino rosso
Tacchino Pomodori
Vitello Peperoni
Camembert Zucchine
Cheddar Piselli
Gouda Banane
Grana Succo di limone
Latticini Ananas
Tuorlo
Consiglio generale
Ogni patologia minore può essere decisamente meglio gestita se il soggetto ha un buon stile di vita. L'alimentazione quindi è un'arma in più che è tanto più potente quanto più si vive meglio. Per esempio, è decisamente inutile occuparsi di mangiare bene se poi si fuma, si ha una vita totalmente sedentaria, ci si concede troppo spesso agli alcolici ecc.
AVVERTENZA: Questo sito ha carattere di divulgazione culturale e informativa, necessariamente generale. Le informazioni contenute, pur basate sugli studi scientifici citati, non sostituiscono il consulto personalizzato del professionista pratico, dietologo o medico. Il lettore non è autorizzato a considerare gli articoli qui contenuti come consulti medici, né a prenderli a pretesto per curarsi da sé.
L'idratazione
- Ridurre l'azione irritativa causata da eventuali urine troppo concentrate
- Assicurare una continua eliminazione di batteri presenti nelle vie escretrici.
L'idratazione, inoltre, garantisce anche un corretto funzionamento dell'organo imputato al riassorbimento cioè il colon. Infatti, un intestino regolare difficilmente favorisce la proliferazione dei batteri fecali. Quindi è indicato in questi casi l'introduzione di adeguati apporti di cibi ricchi di fibre e nei casi più resistenti l'associazione di eventuali integratori di fibre, che si comportano come i comuni lassativi ma a differenza di questi non impediscono l'assorbimento delle vitamine liposolubili.
L'acidificazione
Si è potuto notare che ciò che influenza la non-proliferazione dei batteri urinari è l'impiego di diete ad elevato residuo acido. Infatti queste abbassano il Ph urinario e di conseguenza il non attecchimento alle pareti dei batteri. Il nostro organismo da solo provvede ad attuare tale difesa, infatti leggeri stati catabolici, quale il digiuno notturno, acidificano le urine, ma talvolta può non essere sufficiente.
Uno dei prodotti acidificanti, suggeriti dalle credenze popolari, è il succo di mirtillo. Questo se assunto sicuramente fornisce un buon apporto di liquidi e vitamine, la sua efficacia è stata dimostrata di recente.
Uno studio condotto in Inghilterra da Avorn et al, ha dimostrato che l'assunzione giornaliera di 300 ml di succo di mirtillo riduce di circa il 50% l'insorgenza di recidive. Sono tuttora in corso studi per dimostrare nello specifico quale componente del succo di mirtillo sia il responsabile di ciò, ma il più attendibile sembra essere il quantitativo di vitamina C. Il razionale sull'impiego di diete ad elevato quantitativo acido trova anche il suo riscontro nelle infezioni determinate da calcolosi. Nell'ottica di un adeguato apporto di alimenti a residuo acido è opportuno tenere in mente anche gli alimenti che hanno l'effetto contrario, cioè alcalinizzante. Infatti, quest'ultimi, fanno da "tampone", cioè compensano l'acidità, annullando gli effetti finora descritti. Quindi è opportuno aumentare gli alimenti a residuo acido e diminuire quelli a residuo alcalino.
Cibi a residuo acido:
Carne: carni rosse, pesce, carni bianche, uova, arachidi, molluschi e tutti i tipi di formaggi, pancetta e le noci
Amidi: tutti i tipi di pane, soprattutto integrale, cereali in genere, crackers, pasta e riso
Legumi: lenticchie
Frutta: mirtilli e prugne
Cibi a residuo basico o alcalino:
Latte: latte e suoi derivati
Grassi: mandorle, castagne e cocco
Verdure: tutti i tipi soprattutto il cavolo, il dente di leone e gli spinaci
Frutta: tutti i tipi tranne quella descritti prima
Bisogna, infine, sottolineare che queste raccomandazioni coadiuvano la terapia medica consigliata e non la sostituiscono, l'impiego però può aiutarci a prevenire.
Di seguito trovate una pratica tabella che riporta i cibi suddivisi a seconda del loro effetto acidificante o alcalinizzante.
Cibi acidificanti Cibi alcalinizzanti
Pane bianco e di farina di grano duro Carote
Pane di segale e di farina di segale Cavolfiore
Corn flakes Sedano
Pasta all'uovo Cicoria
Fiocchi di avena Melanzane
Riso Lattuga
Spaghetti Patate
Lenticchie secche Rape
Fagioli Spinaci
Arachidi non trattate Salsa di pomodoro
Noci Mela
Trota (arrosto o bollita) Albicocca
Filetto di merluzzo Fragole
Acciughe Anguria
Manzo magro Succo di pompelmo
Pollo Kiwi
Salsiccia Succo d'arancia
Maiale magro Pesche
Bistecca magra o mista Uva
Salame Vino rosso
Tacchino Pomodori
Vitello Peperoni
Camembert Zucchine
Cheddar Piselli
Gouda Banane
Grana Succo di limone
Latticini Ananas
Tuorlo
Consiglio generale
Ogni patologia minore può essere decisamente meglio gestita se il soggetto ha un buon stile di vita. L'alimentazione quindi è un'arma in più che è tanto più potente quanto più si vive meglio. Per esempio, è decisamente inutile occuparsi di mangiare bene se poi si fuma, si ha una vita totalmente sedentaria, ci si concede troppo spesso agli alcolici ecc.
AVVERTENZA: Questo sito ha carattere di divulgazione culturale e informativa, necessariamente generale. Le informazioni contenute, pur basate sugli studi scientifici citati, non sostituiscono il consulto personalizzato del professionista pratico, dietologo o medico. Il lettore non è autorizzato a considerare gli articoli qui contenuti come consulti medici, né a prenderli a pretesto per curarsi da sé.