Dott. Ignazio Madonia
Alimentazione nello sport
Come mangia lo sportivo
L'alimentazione dello sportivo non è molto diversa dall'alimentazione bilanciata seguita da un soggetto sedentario. La differenza riguarda principalmente la quantità di calorie, ossia il carburante che deve essere introdotto quotidianamente per soddisfare la maggior richiesta di energia determinata dall'aumento del lavoro muscolare. Alimentazione bilanciata significa introdurre ogni giorno una buona varietà di alimenti - cereali, legumi, carne, latte, frutta e verdura - per essere certi di assumere tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno.
Il fabbisogno calorico di uno sportivo può oscillare dalle 2.000 alle 5.000 kcal al giorno a seconda del sesso, dell'età e dell'intensità e durata dello sforzo sostenuto. Consumando più alimenti aumenta anche la quantità di sali minerali e vitamine introdotte. Spesso, quindi, è superfluo ricorrere agli integratori; basta solo rispettare, come in tutte le diete bilanciate e armoniche, la giusta ripartizione tra i nutrienti.
In specifico:
RICORDATI CHE
Il regime alimentare
Le Proteine
I Carboidrati
I grassi
le vitamine
I minerali
l'acqua
Il "carburante" dello sportivo
Gli alimenti che introduciamo servono sia a fornire energia che a fornire materiale per i processi metabolici, per la costruzione e la riparazione dei tessuti, ecc. I processi che avvengono nell'organismo per produrre energia richiedono ossigeno (ossidazione).
L'utilizzazione degli alimenti per la costruzione e il mantenimento dei tessuti e dei depositi corporei viene definita anabolismo. La completa ossidazione degli alimenti porta a prodotti finali che vengono eliminati attraverso le feci, le urine, la sudorazione e la respirazione. Questa sequenza di trasformazioni costituisce il catabolismo.
É importante che gli alimenti vengano assunti in quantità sufficienti a bilanciare le perdite, affinchè sia i depositi di energia che i tessuti corporei rimangano costanti nell'adulto. Ma quali sono i depositi di energia del corpo?
I DEPOSITI CORPOREI DI ENERGIA
Le tre principali classi di nutrienti - proteine, carboidrati, grassi - possono costituire nel corpo depositi di energia; ma attenzione: il loro comportamento è differente. Il deposito di proteine è predefinito, e una loro esagerata assunzione non ne provoca l'accumulo, ma viene smaltito come surplus. Insomma la massa muscolare non aumenta mangiando tante proteine, anzi l'eccesso viene smaltito, obbligando l'apparato renale a svolgere un grosso lavoro.
Anche i depositi di zucchero (glicogeno epatico e muscolare) sono predefiniti nel corpo e non si estendono a dismisura. Troppi zuccheri, se non vengono bruciati con l'attività fisica, si tramutano in grasso.
La prima quota di energia viene prelevata dagli zuccheri presenti nel sangue (glicemia). Il deposito di grasso, pur essendo quantitativamente il più importante e ricco in calorie, viene rilasciato lentamente per produrre energia.
Contrariamente a quanto si pensa, solo in determinate condizioni esso fornisce il maggior contributo di energia.
Occorre infatti che vi sia una grande disponibilità di ossigeno, che il soggetto sia ben allenato, e che l'attività sia moderata e di lunga durata, condizioni tipiche di un'attività di tipo aerobico (corsa, ciclismo, sci da fondo, maratona ...).
Chi vuole bruciare soprattutto grasso deve svolgere un'attività aerobica!
Normalmente le proteine dei tessuti (muscoli ad es.) non vengono intaccate dalla richiesta energetica. Ma attenzione: se lo stress fisico è intenso e duraturo e non adeguatamente sostenuto dai depositi di zucchero e di grassi, anche esse vengono utilizzate per produrre energia. Questo comporta problemi per l'organismo.
RICORDATI CHE
Le proteine: i mattoni dei nostri muscoli
Le proteine sono le costituenti fondamentali delle nostre cellule e per questo si dice che hanno una funzione strutturale o plastica. Esse sono formate da piccole unità dette aminoacidi. Gli aminoacidi necessari sono 22 ma di questi solo 8 sono considerati essenziali perchè l'organismo umano non è in grado di sintetizzarli (produrli) ma deve prenderli dal cibo. Se uno di questi aminoacidi essenziali non viene assunto con l'alimentazione si preclude automaticamente la formazione delle proteine o dei tessuti contenenti quel particolare aminoacido. Le proteine che contengono tutti e 8 gli aminoacidi essenziali sono complete e vengono definite ad alto valore biologico. Le proteine che si trovano nei prodotti animali come uova, latte o derivati, pesce, carne e salumi sono proteine ad alto valore biologico. Le proteine vegetali, presenti ad esempio nei legumi e nei cereali, hanno invece un valore biologico soltanto discreto perchè carenti di alcuni aminoacidi essenziali. Però, consumati insieme, si completano a vicenda.
IL FABBISOGNO DI PROTEINE NELLO SPORT
Il fabbisogno di proteine varia in funzione dell'età e del tipo di attività fisica. É infatti proporzionalmente maggiore nella crescita, nei bambini rispetto agli adulti, e nello sport per la manutenzione dei tessuti muscolari sottoposti a carichi di lavoro continui. Per la popolazione generale si raccomandano circa 0.9 g/kg di peso corporeo pari a circa il 10-12% dell'introito calorico giornaliero. L'atleta che necessita di incrementare le masse muscolari può arrivare ad assumere proteine fino a 1.5-1.8g/kg di peso, per un breve periodo. Per mantenere il livello di massa muscolare già acquisito, sono invece sufficienti gli 0.9 g/kg di peso corporeo.
RICORDATI CHE
I carboidrati: l'energia di pronto uso
La principale funzione dei carboidrati o glucidi o zuccheri è quella di fornire energia all'organismo. Negli alimenti troviamo carboidrati con diversa struttura chimica. Schematicamente possiamo distinguerli in zuccheri semplici e complessi.
Gli zuccheri semplici, quali fruttosio, glucosio e saccarosio, sono presenti nello zucchero da cucina, nel latte, nel miele, nella frutta, negli ortaggi, nelle marmellate e nei dolciumi in genere. Essi vengono rapidamente assorbiti dall'organismo e la loro energia si rende disponibile in pochi minuti. Nella dieta non dovrebbero superare il 15% delle calorie totali.
Gli zuccheri complessi sono rappresentati da amido e maltodestrine e si trovano soprattutto in riso, pasta, pane, legumi. Essi vengono assorbiti più lentamente e pertanto la loro energia si rende disponibile in modo graduale. Almeno il 45% delle calorie della dieta abituale di uno sportivo dovrebbe derivare dagli zuccheri complessi.
IL FABBISOGNO DI CARBOIDRATI NELLO SPORT
Le riserve energetiche corporee da carboidrati si aggirano attorno alle 2.000 calorie, di cui circa 1.500 (corrispondenti a circa 4 etti di zucchero) sono immagazzinate sottoforma di glicogeno muscolare. La restante riserva di glicogeno, pari a circa 400 calorie, si trova nel fegato, mentre nel sangue troviamo 100 calorie circa costituite da glucosio.
In una dieta bilanciata di 3.000 calorie, circa il 60% dovrebbe essere apportato dai carboidrati, il che corrisponde a circa 4 etti e mezzo di zuccheri. Questa quantità è sufficiente a coprire i fabbisogni di glicogeno corporeo. Introducendo quindi una giusta quantità di pane, riso, pasta, legumi, frutta e zucchero da cucina si riesce ad assicurare la quota energetica necessaria. Se ciò non accadesse avremmo effetti negativi sulla prestazione fisica, con i tipici segnali di stanchezza fisica e mentale. Inoltre, quando le scorte diminuiscono drasticamente, la macchina uomo va a cercare subito altra energia disponibile oltre ai grassi e utilizza ingiustamente le proteine. Di conseguenza il ruolo dei carboidrati nell'alimentazione dello sportivo è anche quello di risparmio dei tessuti magri.
Proteine e carboidrati, inoltre, hanno un moderato potere saziante, superiore a quello dei grassi. Per l'atleta affamato, giova allentare la morsa della fame con uno spuntino a base di biscotti, merendine, panini che non appesantiscono poichè facilmente digeribili. E per concludere: durante le gare più estenuanti occorre introdurre piccole dosi di energia attraverso bevande dolci che contengano un cucchiaino di zucchero per bicchiere.
RICORDATI CHE
I grassi: l'energia di riserva
I grassi, o lipidi, sono tutte quelle sostanze organiche, di origine animale o vegetale, che non si sciolgono nell'acqua e che non possono evaporare. La loro funzione principale è quella di fornire energia all'organismo e di intervenire nei processi di costruzione dei tessuti cellulari (grassi essenziali) e del tessuto adiposo (grasso di riserva). A parità di peso i grassi contengono più del doppio dell'energia contenuta nelle proteine e nei carboidrati.
I grassi vengono divisi in saturi ed insaturi a seconda della loro composizione chimica. I grassi animali (burro, lardo, strutto) contengono grassi prevalentemente saturi e hanno la particolare caratteristica di essere solidi a temperatura ambiente, mentre quelli vegetali (olio di oliva, di semi, etc) presentano una maggioranza di grassi insaturi e a temperatura ambiente appaiono liquidi. I prodotti animali quali carni, formaggi, salumi, contengono quantità di grasso che oscillano tra il 10 e il 30%, mentre i pesci ne contengono quantità variabili che vanno dal 5 al 15%.
Tra i grassi animali va prestata attenzione a quei prodotti che contengono elevate quantità di colesterolo, che potrebbero favorire la formazione di depositi sulle pareti delle arterie con gravi rischi per il sistema cardiocircolatorio (aterosclerosi). Il colesterolo tuttavia non deve essere visto come un nemico assoluto in quanto adempie a molte importanti funzioni dell'organismo tra le quali ad esempio la sintesi di alcuni ormoni, della vitamina D, ecc.
IL FABBISOGNO DI LIPIDI NELLO SPORT
Un atleta di 70 kg con un 12% di massa grassa, ha in teoria una riserva energetica pari a 60.000 calorie; ma, come è noto, questa riserva viene intaccata lentamente e solo in determinate condizioni. I grassi di deposito, infatti, vengono ampiamente utilizzati solo nell'esercizio a bassa intensità e di lunga durata. Di conseguenza è negli sport di endurance che le scorte di grasso vengono sempre più utilizzate fino a divenire la principale fonte di energia. Quando poi si effettuano attività sportive estenuanti, all'aperto con temperature basse sotto gli zero gradi, tornerebbe utile aggiungere un po' più di grassi alla dieta abituale: almeno il 30% delle calorie totali.
Nel complesso l'esercizio fisico ha effetti benefici sul metabolismo dei grassi poichè oltre ad impedirne l'accumulo a livello dei tessuti, innalza il valore delle HDL circolanti, cioé delle sostanze che trasportano il cosiddetto "colesterolo buono", quello avviato alla eliminazione.
RICORDATI CHE
I minerali: piccole dosi di benessere
I 22 minerali che rappresentano circa il 4% del nostro peso corporeo, sono nutrienti essenziali che partecipano attivamente alla regolazione di molte funzioni fisiologiche ed entrano nella costituzione dei tessuti corporei. Tra queste vi sono alcune funzioni vitali quali il trasporto di ossigeno alle cellule, la contrazione muscolare per il movimento e il funzionamento del sistema nervoso centrale. In alte concentrazioni sono presenti nello scheletro e nei denti e, in percentuali più basse, nei fluidi corporei e in tutte le cellule.
IL FABBISOGNO DI MINERALI NELLO SPORT
Spesso gli sportivi consumano alte dosi di integratori minerali pensando di migliorare la prestazione: questo è sbagliato. Una dieta equilibrata e completa è sufficiente a coprire le necessità di minerali anche nello sport; gli integratori dovrebbero essere utilizzati solo in caso di carenze dimostrate. Inoltre ogni quantità in più di minerali viene smaltita dall'organismo costringendo gli organi (reni) ad un surplus di lavoro. Tra i minerali più importanti per lo sportivo segnaliamo:
RICORDATI CHE
Le vitamine: le chiavi del benessere
Le vitamine sono sostanze chimiche necessarie per la crescita, la salute ed il benessere fisico. L'organismo umano ne ha continuamente bisogno in piccole quantità, che per lo più sono facilmente assumibili con un'adeguata alimentazione. Senza le vitamine non potrebbero avvenire i processi chimici nell'organismo. Vengono divise in due grandi categorie: liposolubili ed idrosolubili.
Le vitamine liposolubili - A, D, E, K - si chiamano così perchè sono presenti nella componente grassa degli alimenti e possono essere a loro volta immagazzinate nel tessuto adiposo corporeo.
Le vitamine idrosolubili - C, e quelle del gruppo B - vengono assorbite in presenza di acqua e non possono essere conservate nell'organismo. Un loro eccesso viene smaltito con le urine e per tale ragione devono essere introdotte ogni giorno con l'alimentazione.
Molte vitamine, in particolare alcune di quelle idrosolubili, si deteriorano con il calore: è opportuno pertanto consumare frutta e ortaggi crudi e freschi per assicurare un apporto vitaminico adeguato. Gli integratori vitaminici sono necessari solo in determinate condizioni fisiologiche (gravidanza, allattamento, alimentazione abituale squilibrata) e in particolari condizioni patologiche. Un eccesso di vitamine, in particolare quelle liposolubili, è nocivo per la salute quanto una loro carenza.
Acqua e sali minerali nello sport
L'acqua è un nutriente che non produce calorie ma è importante per mantenerci in vita, seconda in questo solo all'ossigeno. Rappresenta circa il 60% del peso corporeo e si stima che una perdita di acqua intorno al 9-12% (ad esempio, una persona di 70 kg che perde 7 l di acqua) possa compromettere lo stato di benessere.
Il 60-65% di acqua del nostro corpo è all'interno delle cellule, il restante 40% all'esterno, nel plasma, nella linfa e in altri fluidi corporei.
Bastano questi cenni per capire l'importanza dell'acqua, soprattutto per gli sport di lunga durata ed intensità durante i quali si perdono sino a 5-6 litri di fluidi attraverso la sudorazione. Il recupero dei fluidi persi e dei sali è un problema molto vivo per gli atleti.
IL RUOLO DELL'ACQUA NELLO SPORT
I globuli rossi trasportano ossigeno ai muscoli coinvolti nell'esercizio scorrendo nel plasma, che è primariamente costituito da acqua.
I nutrienti, descritti nelle pagine precedenti, arrivano ai muscoli grazie al torrente plasmatico e quindi grazie all'acqua. Anche i prodotti finali del lavoro muscolare vengono eliminati attraverso i fluidi corporei. Il volume del plasma è importante: infatti se le perdite di acqua corporea sono elevate, il volume del plasma diminuisce e si corre il rischio di un danno cardiovascolare. Basta una perdita del 2% del peso corporeo in acqua per ridurre la capacità di prestazione sportiva.
La sudorazione durante l'esercizio è l'evento più eclatante che occorre bilanciare con un continuo apporto di liquidi. Soprattutto negli sport di lunga durata come la corsa, il ciclismo, il fondo, la maratona, occorre bere continuamente piccole quantità, un bicchiere di acqua minerale ad esempio ad intervalli regolari (ogni 20 minuti), anticipando la comparsa dello stimolo della sete.
L'evaporazione del sudore è il meccanismo indispensabile per il raffreddamento della superficie corporea.
L'attività fisica eleva rapidamente la temperatura corporea. Se non si ha un rapido ed efficace raffreddamento si verifica ciò che avviene ad un motore lanciato al massimo dei giri, e non raffreddato adeguatamente: si surriscalderebbe e danneggerebbe ogni parte meccanica.
La normalizzazione dei liquidi corporei, nonostante l'attenzione nel bere, avviene sempre lentamente. I livelli di idratazione infatti, tornano normali anche dopo 48-72 ore dalla prestazione sportiva.
IL FABBISOGNO DI SALI MINERALI NELLO SPORT
Il sudore contiene sali minerali. Soprattutto negli sport di lunga durata o nelle competizioni che si svolgono in condizioni di temperatura elevata, la continua sudorazione può portare a importanti perdite di sodio e cloro.
Potassio, Magnesio e Calcio vengono persi invece in minori quantità.
Spesso durante le gare prolungate non si riesce a bilanciare la perdita di acqua e di sali minerali. Per questo si consiglia acqua minerale o in alternativa bevande isotoniche - cioè simili alla concentrazione salina delle cellule - che contengono le giuste quantità di sali minerali. Occorre comunque sapere che il primo compito è quello di bilanciare i fluidi, continuando a bere abbondante acqua minerale anche nella giornata dopo la gara.
Viceversa, per il riequilibrio dei sali è sufficiente la dieta, a volte integrata con bevande isotoniche o con centrifugati di frutta e verdura.
RICORDATI CHE
I fattori ergogenici
Quando si parla di sostanze stimolanti si parla di alcaloidi, tra i quali troviamo la caffeina, presente nelle foglie di thè, cola e matè e nei semi di cacao e caffè. Da sempre si conosce l'abitudine di assumere una tazza di caffè quale piacevole intermezzo della giornata. Ma oltre alla sua indubbia bontà il caffè, in giuste quantità, ha anche effetti positivi per chi pratica sport.
La caffeina infatti stimola il sistema nervoso centrale e la contrazione del muscolo cardiaco. Da qui un incremento sia della frequenza che della gittata cardiaca (la quantità di sangue pompata nel periodo della pulsazione). Ma non è tutto. Grazie alla caffeina, la muscolatura liscia dei bronchi si rilascia favorendo una migliore respirazione. A beneficiarne saranno soprattutto coloro che praticano sport di lunga durata e hanno bisogno di un cuore capace di funzionare a pieno regime. Molti quindi gli effetti benefici di questa sostanza; ma attenzione: se il consumo supera i 900-1.100 mg di caffeina (pari a 10 tazzine di caffè) si rientra in una situazione di vero e proprio doping.
RICORDATI CHE
Sport aerobici e sport anaerobici
Un esercizio di tipo aerobico implica un'attività moderata che utilizza ossigeno per fornire l'energia necessaria alla contrazione muscolare. Si parla di lavoro aerobico infatti quando l'intensità dell'esercizio è leggera, o al massimo moderata, come durante la corsa lenta, la marcia di buon passo, il nuoto prolungato, la bicicletta su percorso pianeggiante, la ciclette, ecc.
Si parla invece di lavoro anaerobico quando l'attività prescelta implica sforzi intensi e di breve durata, con una possibile formazione di acido lattico che si accumula nel sangue, come nello squash, nel salto in lungo, nei 100 e 200 metri, ecc.
QUANDO INIZIA L'ALLENAMENTO
Per prepararsi all'attività riscaldiamo i muscoli con lo stretching, o con altra ginnastica, poi iniziamo a camminare lentamente incrementando a mano a mano il ritmo e l'intensità del lavoro muscolare. Ad un certo punto la respirazione inizia ad essere irregolare e si comincia a fare fatica.
Fino a questo momento abbiamo respirato bene e quindi abbiamo fornito ai muscoli la quantità di ossigeno che serviva per i processi di produzione di energia: abbiamo compiuto un lavoro aerobico. Quando l'allenamento diventa troppo intenso viene richiesta una maggiore quantità di energia, ma, non introducendo abbastanza ossigeno con la respirazione, si produce l'acido lattico che comincia ad accumularsi nel sangue e nei muscoli (e che verrà poi lentamente smaltito nelle fasi di recupero). Anche la produzione di anidride carbonica aumenta ed il respiro si fa più intenso. Una respirazione affannosa ed una sensazione diffusa di malessere segnalano che abbiamo superato la soglia anaerobica.
Ciò che distingue il lavoro anaerobico da quello aerobico è appunto la presenza di acido lattico.
Si può quindi definire un esercizio "aerobico" quando l'allenamento è al di sotto del punto in cui inizia la produzione di acido lattico, punto che viene chiamato soglia aerobica.
La tavola in allegato, mostra come il battito cardiaco e il respiro aumentino con l'aumentare del lavoro e come si passi da un utilizzo dei grassi a quello dei carboidrati quando il lavoro diventa più energico.
Intensità dell'esercizio Leggero Moderato Intenso
Tipo di sport Camminare Correre Correre velocemente
Metabolismo Aerobico Aerobico Aerobico/Anaerobico
Fonte di energia Grassi/CHO Grassi/CHO Grassi/CHO
Battito cardiaco <120 120-150 >150
Respirazione Normale Si riesce a parlare É difficile parlare
RICORDATI CHE
Il costo energetico delle attività sportive
Prevalentemente aerobiche Aerobico-anaerobiche alternate Prevalentemente anaerobiche
con dispendio energetico pesante con dispendio energetico moderato con dispendio energetico leggero
Corsa di fondo Calcio Corsa veloce
Corsa campestre Judo Salto con l'asta
Ciclismo Basket-ball Salto in lungo
Nuoto Rugby Salto in alto
Sci di fondo Hockey su ghiaccio Salto triplo
Canottaggio Hockey su prato Lancio del disco
Sport estensivi o di lunga durata Pallavolo Sport intensivi o esplosivi o di velocità
Kcal/Kg/h di allenamento Kcal/Kg/h di allenamento Kcal/Kg/h di allenamento
min 6 - max 18 min 5 - max 15 min 3 - max 12
L'alimentazione dello sportivo non è molto diversa dall'alimentazione bilanciata seguita da un soggetto sedentario. La differenza riguarda principalmente la quantità di calorie, ossia il carburante che deve essere introdotto quotidianamente per soddisfare la maggior richiesta di energia determinata dall'aumento del lavoro muscolare. Alimentazione bilanciata significa introdurre ogni giorno una buona varietà di alimenti - cereali, legumi, carne, latte, frutta e verdura - per essere certi di assumere tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno.
Il fabbisogno calorico di uno sportivo può oscillare dalle 2.000 alle 5.000 kcal al giorno a seconda del sesso, dell'età e dell'intensità e durata dello sforzo sostenuto. Consumando più alimenti aumenta anche la quantità di sali minerali e vitamine introdotte. Spesso, quindi, è superfluo ricorrere agli integratori; basta solo rispettare, come in tutte le diete bilanciate e armoniche, la giusta ripartizione tra i nutrienti.
In specifico:
- Carboidrati
- Proteine
circa 12-15% dell'introito calorico giornaliero, contro il 10-12% consigliato a chi non pratica sport - Lipidi Totali
25 - 30% dell'introito calorico giornaliero - Minerali
secondo le raccomandazioni valide per la popolazione generale (LARN*) - Vitamine
secondo le raccomandazioni valide per la popolazione generale (LARN*) - Acqua
almeno 1-1.5 l al giorno e comunque tanta quanta ne viene persa attraverso sudore, urine, ecc.
RICORDATI CHE
Il regime alimentare
- Non esistono alimenti particolari che migliorano la prestazione sportiva
- Una corretta alimentazione ti garantisce la salute anche quando vieni sottoposto a stress fisico: nutrizione e allenamento sono il binomio vincente
- L'assunzione degli integratori deve rispettare necessità effettivamente dimostrate. Non eccedere: sarebbe solo un lavoro in più per l'organismo
Le Proteine
- Servono a costruire ed a riparare i tessuti
- Gli enzimi, molti ormoni e gli anticorpi sono sostanze proteiche
I Carboidrati
- Sono la fonte principale di energia per l'organismo
- Forniscono una buona quantità di fibra
I grassi
- Sono la fonte di energia alimentare più concentrata
- Forniscono alcuni nutrienti essenziali, ossia gli acidi grassi polinsaturi
- Trasportano le vitamine lipo-solubili
le vitamine
- Aiutano a regolare i vari processi e le reazioni chimiche dell'organismo
- Non apportano energia né materiali ma partecipano ai processi di rilascio di energia dal cibo
I minerali
- Sono indispensabili per la buona salute e l'accrescimento
- Partecipano a processi cellulari vitali e alla regolazione dei liquidi corporei
- Fanno parte del tessuto osseo e di vari altri tessuti
l'acqua
- Rappresenta circa il 60% del nostro corpo
- Rende possibili le reazioni chimiche dell'organismo, trasporta i nutrienti, assicura il turgore dei tessuti, ecc.
- É essenziale assumerla regolarmente perchè non possiamo nè conservarla nè depositarla
Il "carburante" dello sportivo
Gli alimenti che introduciamo servono sia a fornire energia che a fornire materiale per i processi metabolici, per la costruzione e la riparazione dei tessuti, ecc. I processi che avvengono nell'organismo per produrre energia richiedono ossigeno (ossidazione).
L'utilizzazione degli alimenti per la costruzione e il mantenimento dei tessuti e dei depositi corporei viene definita anabolismo. La completa ossidazione degli alimenti porta a prodotti finali che vengono eliminati attraverso le feci, le urine, la sudorazione e la respirazione. Questa sequenza di trasformazioni costituisce il catabolismo.
É importante che gli alimenti vengano assunti in quantità sufficienti a bilanciare le perdite, affinchè sia i depositi di energia che i tessuti corporei rimangano costanti nell'adulto. Ma quali sono i depositi di energia del corpo?
I DEPOSITI CORPOREI DI ENERGIA
Le tre principali classi di nutrienti - proteine, carboidrati, grassi - possono costituire nel corpo depositi di energia; ma attenzione: il loro comportamento è differente. Il deposito di proteine è predefinito, e una loro esagerata assunzione non ne provoca l'accumulo, ma viene smaltito come surplus. Insomma la massa muscolare non aumenta mangiando tante proteine, anzi l'eccesso viene smaltito, obbligando l'apparato renale a svolgere un grosso lavoro.
Anche i depositi di zucchero (glicogeno epatico e muscolare) sono predefiniti nel corpo e non si estendono a dismisura. Troppi zuccheri, se non vengono bruciati con l'attività fisica, si tramutano in grasso.
La prima quota di energia viene prelevata dagli zuccheri presenti nel sangue (glicemia). Il deposito di grasso, pur essendo quantitativamente il più importante e ricco in calorie, viene rilasciato lentamente per produrre energia.
Contrariamente a quanto si pensa, solo in determinate condizioni esso fornisce il maggior contributo di energia.
Occorre infatti che vi sia una grande disponibilità di ossigeno, che il soggetto sia ben allenato, e che l'attività sia moderata e di lunga durata, condizioni tipiche di un'attività di tipo aerobico (corsa, ciclismo, sci da fondo, maratona ...).
Chi vuole bruciare soprattutto grasso deve svolgere un'attività aerobica!
Normalmente le proteine dei tessuti (muscoli ad es.) non vengono intaccate dalla richiesta energetica. Ma attenzione: se lo stress fisico è intenso e duraturo e non adeguatamente sostenuto dai depositi di zucchero e di grassi, anche esse vengono utilizzate per produrre energia. Questo comporta problemi per l'organismo.
RICORDATI CHE
- Ogni eccesso energetico si traduce in grasso
- La prima fonte di energia è costituita dai carboidrati
- Se assumi carboidrati eviti che vengano bruciate le preziose proteine
- Solo in condizioni aerobiche bruci i grassi per produrre energia
- Un grammo di proteine e di zuccheri fornisce 4 cal. circa
- Un grammo di grassi fornisce 9 cal. circa
Le proteine: i mattoni dei nostri muscoli
Le proteine sono le costituenti fondamentali delle nostre cellule e per questo si dice che hanno una funzione strutturale o plastica. Esse sono formate da piccole unità dette aminoacidi. Gli aminoacidi necessari sono 22 ma di questi solo 8 sono considerati essenziali perchè l'organismo umano non è in grado di sintetizzarli (produrli) ma deve prenderli dal cibo. Se uno di questi aminoacidi essenziali non viene assunto con l'alimentazione si preclude automaticamente la formazione delle proteine o dei tessuti contenenti quel particolare aminoacido. Le proteine che contengono tutti e 8 gli aminoacidi essenziali sono complete e vengono definite ad alto valore biologico. Le proteine che si trovano nei prodotti animali come uova, latte o derivati, pesce, carne e salumi sono proteine ad alto valore biologico. Le proteine vegetali, presenti ad esempio nei legumi e nei cereali, hanno invece un valore biologico soltanto discreto perchè carenti di alcuni aminoacidi essenziali. Però, consumati insieme, si completano a vicenda.
IL FABBISOGNO DI PROTEINE NELLO SPORT
Il fabbisogno di proteine varia in funzione dell'età e del tipo di attività fisica. É infatti proporzionalmente maggiore nella crescita, nei bambini rispetto agli adulti, e nello sport per la manutenzione dei tessuti muscolari sottoposti a carichi di lavoro continui. Per la popolazione generale si raccomandano circa 0.9 g/kg di peso corporeo pari a circa il 10-12% dell'introito calorico giornaliero. L'atleta che necessita di incrementare le masse muscolari può arrivare ad assumere proteine fino a 1.5-1.8g/kg di peso, per un breve periodo. Per mantenere il livello di massa muscolare già acquisito, sono invece sufficienti gli 0.9 g/kg di peso corporeo.
RICORDATI CHE
- Non sono necessarie ogni giorno assunzioni di grandi quantità di proteine, poichè le proteine in eccesso non vengono conservate nell'organismo e sovraccaricano il lavoro dei reni
- Non è vero che le proteine vegetali (legumi secchi) non possono essere utilizzate: integrate con farinacei, forniscono un'ottima miscela di proteine ad alto valore biologico
- L'alternanza delle fonti proteiche sia animali che vegetali ti garantisce un introito di tutti gli aminoacidi necessari
I carboidrati: l'energia di pronto uso
La principale funzione dei carboidrati o glucidi o zuccheri è quella di fornire energia all'organismo. Negli alimenti troviamo carboidrati con diversa struttura chimica. Schematicamente possiamo distinguerli in zuccheri semplici e complessi.
Gli zuccheri semplici, quali fruttosio, glucosio e saccarosio, sono presenti nello zucchero da cucina, nel latte, nel miele, nella frutta, negli ortaggi, nelle marmellate e nei dolciumi in genere. Essi vengono rapidamente assorbiti dall'organismo e la loro energia si rende disponibile in pochi minuti. Nella dieta non dovrebbero superare il 15% delle calorie totali.
Gli zuccheri complessi sono rappresentati da amido e maltodestrine e si trovano soprattutto in riso, pasta, pane, legumi. Essi vengono assorbiti più lentamente e pertanto la loro energia si rende disponibile in modo graduale. Almeno il 45% delle calorie della dieta abituale di uno sportivo dovrebbe derivare dagli zuccheri complessi.
IL FABBISOGNO DI CARBOIDRATI NELLO SPORT
Le riserve energetiche corporee da carboidrati si aggirano attorno alle 2.000 calorie, di cui circa 1.500 (corrispondenti a circa 4 etti di zucchero) sono immagazzinate sottoforma di glicogeno muscolare. La restante riserva di glicogeno, pari a circa 400 calorie, si trova nel fegato, mentre nel sangue troviamo 100 calorie circa costituite da glucosio.
In una dieta bilanciata di 3.000 calorie, circa il 60% dovrebbe essere apportato dai carboidrati, il che corrisponde a circa 4 etti e mezzo di zuccheri. Questa quantità è sufficiente a coprire i fabbisogni di glicogeno corporeo. Introducendo quindi una giusta quantità di pane, riso, pasta, legumi, frutta e zucchero da cucina si riesce ad assicurare la quota energetica necessaria. Se ciò non accadesse avremmo effetti negativi sulla prestazione fisica, con i tipici segnali di stanchezza fisica e mentale. Inoltre, quando le scorte diminuiscono drasticamente, la macchina uomo va a cercare subito altra energia disponibile oltre ai grassi e utilizza ingiustamente le proteine. Di conseguenza il ruolo dei carboidrati nell'alimentazione dello sportivo è anche quello di risparmio dei tessuti magri.
Proteine e carboidrati, inoltre, hanno un moderato potere saziante, superiore a quello dei grassi. Per l'atleta affamato, giova allentare la morsa della fame con uno spuntino a base di biscotti, merendine, panini che non appesantiscono poichè facilmente digeribili. E per concludere: durante le gare più estenuanti occorre introdurre piccole dosi di energia attraverso bevande dolci che contengano un cucchiaino di zucchero per bicchiere.
RICORDATI CHE
- Gli zuccheri sono energia di pronto uso
- La sensazione di fatica è il segnale dell'impoverimento delle scorte in zucchero
- Il glicogeno muscolare ed il glucosio del sangue sono il maggior carburante dell'organismo durante il lavoro muscolare
- Nel periodo precedente l'attività fisica o la competizione si può innalzare l'introito di carboidrati sino a costituire il 70% del fabbisogno calorico totale
- Il consumo abituale di giuste quantità di carboidrati protegge la massa magra
- Le bevande troppo zuccherine, dopo la prima frustata di energia, possono provocare un abbassamento della glicemia e quindi favorire un maggior senso di affaticamento
I grassi: l'energia di riserva
I grassi, o lipidi, sono tutte quelle sostanze organiche, di origine animale o vegetale, che non si sciolgono nell'acqua e che non possono evaporare. La loro funzione principale è quella di fornire energia all'organismo e di intervenire nei processi di costruzione dei tessuti cellulari (grassi essenziali) e del tessuto adiposo (grasso di riserva). A parità di peso i grassi contengono più del doppio dell'energia contenuta nelle proteine e nei carboidrati.
I grassi vengono divisi in saturi ed insaturi a seconda della loro composizione chimica. I grassi animali (burro, lardo, strutto) contengono grassi prevalentemente saturi e hanno la particolare caratteristica di essere solidi a temperatura ambiente, mentre quelli vegetali (olio di oliva, di semi, etc) presentano una maggioranza di grassi insaturi e a temperatura ambiente appaiono liquidi. I prodotti animali quali carni, formaggi, salumi, contengono quantità di grasso che oscillano tra il 10 e il 30%, mentre i pesci ne contengono quantità variabili che vanno dal 5 al 15%.
Tra i grassi animali va prestata attenzione a quei prodotti che contengono elevate quantità di colesterolo, che potrebbero favorire la formazione di depositi sulle pareti delle arterie con gravi rischi per il sistema cardiocircolatorio (aterosclerosi). Il colesterolo tuttavia non deve essere visto come un nemico assoluto in quanto adempie a molte importanti funzioni dell'organismo tra le quali ad esempio la sintesi di alcuni ormoni, della vitamina D, ecc.
IL FABBISOGNO DI LIPIDI NELLO SPORT
Un atleta di 70 kg con un 12% di massa grassa, ha in teoria una riserva energetica pari a 60.000 calorie; ma, come è noto, questa riserva viene intaccata lentamente e solo in determinate condizioni. I grassi di deposito, infatti, vengono ampiamente utilizzati solo nell'esercizio a bassa intensità e di lunga durata. Di conseguenza è negli sport di endurance che le scorte di grasso vengono sempre più utilizzate fino a divenire la principale fonte di energia. Quando poi si effettuano attività sportive estenuanti, all'aperto con temperature basse sotto gli zero gradi, tornerebbe utile aggiungere un po' più di grassi alla dieta abituale: almeno il 30% delle calorie totali.
Nel complesso l'esercizio fisico ha effetti benefici sul metabolismo dei grassi poichè oltre ad impedirne l'accumulo a livello dei tessuti, innalza il valore delle HDL circolanti, cioé delle sostanze che trasportano il cosiddetto "colesterolo buono", quello avviato alla eliminazione.
RICORDATI CHE
- I grassi si accumulano nell'organismo all'interno delle cellule del tessuto adiposo, che è importante come riserva di energia e per l'isolamento termico
- In una dieta bilanciata i grassi rappresentano circa il 25 - 30% del fabbisogno energetico
- Alcune vitamine, A - D - E - K, sono dette liposolubili perchè vengono assorbite dall'organismo solo in presenza di grassi
- I grassi corporei rappresentano la più importante riserva energetica utilizzabile a seconda del bisogno
- Gli acidi grassi essenziali sono quelli che l'organismo non sa fabbricare e deve introdurre con la dieta. Il fabbisogno dell'organismo in grassi essenziali è pari al 6% delle calorie totali. I grassi essenziali si trovano soprattutto in alcuni oli vegetali (olio di oliva extra vergine e di mais) e nel pesce
I minerali: piccole dosi di benessere
I 22 minerali che rappresentano circa il 4% del nostro peso corporeo, sono nutrienti essenziali che partecipano attivamente alla regolazione di molte funzioni fisiologiche ed entrano nella costituzione dei tessuti corporei. Tra queste vi sono alcune funzioni vitali quali il trasporto di ossigeno alle cellule, la contrazione muscolare per il movimento e il funzionamento del sistema nervoso centrale. In alte concentrazioni sono presenti nello scheletro e nei denti e, in percentuali più basse, nei fluidi corporei e in tutte le cellule.
IL FABBISOGNO DI MINERALI NELLO SPORT
Spesso gli sportivi consumano alte dosi di integratori minerali pensando di migliorare la prestazione: questo è sbagliato. Una dieta equilibrata e completa è sufficiente a coprire le necessità di minerali anche nello sport; gli integratori dovrebbero essere utilizzati solo in caso di carenze dimostrate. Inoltre ogni quantità in più di minerali viene smaltita dall'organismo costringendo gli organi (reni) ad un surplus di lavoro. Tra i minerali più importanti per lo sportivo segnaliamo:
- Il calcio che rappresenta circa il 40% della quantità totale di minerali presenti nell'organismo ed è quindi il più abbondante. É importante per la formazione e la solidità delle ossa e dei denti ma è anche essenziale per la trasmissione degli impulsi nervosi e per la contrazione delle fibre muscolari e per la coagulazione del sangue. La quantità giornaliera raccomandata varia dagli 800 ai 1.200 mg al giorno. Latte, yogurt, formaggi, costituiscono la maggior fonte del calcio biodisponibile.
- Il fosforo combinato con il calcio dà forma alla struttura ossea e dentaria. Esso è anche presente nelle molecole che trasportano l'energia (ATP). Tutti i prodotti animali, dal pesce ai salumi contengono elevate quantità di fosforo.
- Il ferro è il componente essenziale dell'emoglobina, la proteina del sangue che si occupa di trasportare l'ossigeno ai vari tessuti. La sua carenza (anemia) si manifesta con un senso di fatica diffuso, sintomo che si accentua negli allenamenti stressanti. Il ferro si trova nella sua forma più biodisponibile nelle carni, nelle uova, nelle frattaglie e nei salumi in genere.
- Il magnesio è importante perchè è coinvolto nell'attività muscolare, nell'attivazione di vari enzimi e nella sintesi delle proteine. Le migliori fonti di magnesio sono i crostacei, le uova, le carni, i legumi e i vegetali integri.
- Il potassio è importante in quanto facilita la contrazione muscolare e regola il bilancio idrico e l'equilibrio acido-basico. Le fonti elettive di potassio sono soprattutto le leguminose, la carne e la frutta.
- sodio e cloro regolano il bilancio idrico dell'organismo e l'equilibrio acido-basico.
- Si segnalano come costituenti enzimatici altri minerali come il selenio, lo zinco, il cromo ed il rame.
RICORDATI CHE
- Chi fa sport dovrebbe controllare periodicamente i livelli ematici di calcio, potassio, sodio, ferro
- Una parte dei minerali presenti nelle verdure si perdono nell'acqua di cottura
- Chi segue un regime alimentare vegetariano può incorrere in una carenza di ferro o di calcio
Le vitamine: le chiavi del benessere
Le vitamine sono sostanze chimiche necessarie per la crescita, la salute ed il benessere fisico. L'organismo umano ne ha continuamente bisogno in piccole quantità, che per lo più sono facilmente assumibili con un'adeguata alimentazione. Senza le vitamine non potrebbero avvenire i processi chimici nell'organismo. Vengono divise in due grandi categorie: liposolubili ed idrosolubili.
Le vitamine liposolubili - A, D, E, K - si chiamano così perchè sono presenti nella componente grassa degli alimenti e possono essere a loro volta immagazzinate nel tessuto adiposo corporeo.
Le vitamine idrosolubili - C, e quelle del gruppo B - vengono assorbite in presenza di acqua e non possono essere conservate nell'organismo. Un loro eccesso viene smaltito con le urine e per tale ragione devono essere introdotte ogni giorno con l'alimentazione.
Molte vitamine, in particolare alcune di quelle idrosolubili, si deteriorano con il calore: è opportuno pertanto consumare frutta e ortaggi crudi e freschi per assicurare un apporto vitaminico adeguato. Gli integratori vitaminici sono necessari solo in determinate condizioni fisiologiche (gravidanza, allattamento, alimentazione abituale squilibrata) e in particolari condizioni patologiche. Un eccesso di vitamine, in particolare quelle liposolubili, è nocivo per la salute quanto una loro carenza.
Acqua e sali minerali nello sport
L'acqua è un nutriente che non produce calorie ma è importante per mantenerci in vita, seconda in questo solo all'ossigeno. Rappresenta circa il 60% del peso corporeo e si stima che una perdita di acqua intorno al 9-12% (ad esempio, una persona di 70 kg che perde 7 l di acqua) possa compromettere lo stato di benessere.
Il 60-65% di acqua del nostro corpo è all'interno delle cellule, il restante 40% all'esterno, nel plasma, nella linfa e in altri fluidi corporei.
Bastano questi cenni per capire l'importanza dell'acqua, soprattutto per gli sport di lunga durata ed intensità durante i quali si perdono sino a 5-6 litri di fluidi attraverso la sudorazione. Il recupero dei fluidi persi e dei sali è un problema molto vivo per gli atleti.
IL RUOLO DELL'ACQUA NELLO SPORT
I globuli rossi trasportano ossigeno ai muscoli coinvolti nell'esercizio scorrendo nel plasma, che è primariamente costituito da acqua.
I nutrienti, descritti nelle pagine precedenti, arrivano ai muscoli grazie al torrente plasmatico e quindi grazie all'acqua. Anche i prodotti finali del lavoro muscolare vengono eliminati attraverso i fluidi corporei. Il volume del plasma è importante: infatti se le perdite di acqua corporea sono elevate, il volume del plasma diminuisce e si corre il rischio di un danno cardiovascolare. Basta una perdita del 2% del peso corporeo in acqua per ridurre la capacità di prestazione sportiva.
La sudorazione durante l'esercizio è l'evento più eclatante che occorre bilanciare con un continuo apporto di liquidi. Soprattutto negli sport di lunga durata come la corsa, il ciclismo, il fondo, la maratona, occorre bere continuamente piccole quantità, un bicchiere di acqua minerale ad esempio ad intervalli regolari (ogni 20 minuti), anticipando la comparsa dello stimolo della sete.
L'evaporazione del sudore è il meccanismo indispensabile per il raffreddamento della superficie corporea.
L'attività fisica eleva rapidamente la temperatura corporea. Se non si ha un rapido ed efficace raffreddamento si verifica ciò che avviene ad un motore lanciato al massimo dei giri, e non raffreddato adeguatamente: si surriscalderebbe e danneggerebbe ogni parte meccanica.
La normalizzazione dei liquidi corporei, nonostante l'attenzione nel bere, avviene sempre lentamente. I livelli di idratazione infatti, tornano normali anche dopo 48-72 ore dalla prestazione sportiva.
IL FABBISOGNO DI SALI MINERALI NELLO SPORT
Il sudore contiene sali minerali. Soprattutto negli sport di lunga durata o nelle competizioni che si svolgono in condizioni di temperatura elevata, la continua sudorazione può portare a importanti perdite di sodio e cloro.
Potassio, Magnesio e Calcio vengono persi invece in minori quantità.
Spesso durante le gare prolungate non si riesce a bilanciare la perdita di acqua e di sali minerali. Per questo si consiglia acqua minerale o in alternativa bevande isotoniche - cioè simili alla concentrazione salina delle cellule - che contengono le giuste quantità di sali minerali. Occorre comunque sapere che il primo compito è quello di bilanciare i fluidi, continuando a bere abbondante acqua minerale anche nella giornata dopo la gara.
Viceversa, per il riequilibrio dei sali è sufficiente la dieta, a volte integrata con bevande isotoniche o con centrifugati di frutta e verdura.
RICORDATI CHE
- L'acqua è il nostro più importante nutriente
- Arrecherai un maggior danno alla salute privandoti di acqua, più che di ogni altro nutriente
- É indispensabile rispondere sempre alla sensazione di sete, ma soprattutto occorre bere anche quando la sensazione non é presente
- La sudorazione giusta ti aiuta nella prestazione sportiva poichè mantiene la temperatura corporea
- Non vestire con abiti isolanti che non permettano l'evaporazione del sudore: potrebbero causare problemi cardiovascolari
- Non assumere bevande ghiacciate o bollenti: potrebbero causare effetti gastrointestinali indesiderati
- Non assumere tutto d'un fiato grandi quantità d'acqua, o liquidi troppo concentrati in zucchero o sali che potrebbero causare diarrea
- Durante l'esercizio i sali minerali vengono persi principalmente attraverso il sudore, mentre a riposo la loro eliminazione avviene normalmente con le urine
- É sufficiente sorseggiare, ad intervalli regolari, piccole quantità di acqua minerale o di bevande isotoniche per limitare le perdite dei fluidi e dei sali minerali durante la gara
I fattori ergogenici
Quando si parla di sostanze stimolanti si parla di alcaloidi, tra i quali troviamo la caffeina, presente nelle foglie di thè, cola e matè e nei semi di cacao e caffè. Da sempre si conosce l'abitudine di assumere una tazza di caffè quale piacevole intermezzo della giornata. Ma oltre alla sua indubbia bontà il caffè, in giuste quantità, ha anche effetti positivi per chi pratica sport.
La caffeina infatti stimola il sistema nervoso centrale e la contrazione del muscolo cardiaco. Da qui un incremento sia della frequenza che della gittata cardiaca (la quantità di sangue pompata nel periodo della pulsazione). Ma non è tutto. Grazie alla caffeina, la muscolatura liscia dei bronchi si rilascia favorendo una migliore respirazione. A beneficiarne saranno soprattutto coloro che praticano sport di lunga durata e hanno bisogno di un cuore capace di funzionare a pieno regime. Molti quindi gli effetti benefici di questa sostanza; ma attenzione: se il consumo supera i 900-1.100 mg di caffeina (pari a 10 tazzine di caffè) si rientra in una situazione di vero e proprio doping.
RICORDATI CHE
- La caffeina ha proprietà analgesiche, stimolanti e diuretiche
- La caffeina è un vasodilatatore, aumenta la respirazione e la capacità di lavoro muscolare
- La caffeina ha anche effetti positivi sul sistema nervoso centrale stimolandone i riflessi e l'attenzione
Sport aerobici e sport anaerobici
Un esercizio di tipo aerobico implica un'attività moderata che utilizza ossigeno per fornire l'energia necessaria alla contrazione muscolare. Si parla di lavoro aerobico infatti quando l'intensità dell'esercizio è leggera, o al massimo moderata, come durante la corsa lenta, la marcia di buon passo, il nuoto prolungato, la bicicletta su percorso pianeggiante, la ciclette, ecc.
Si parla invece di lavoro anaerobico quando l'attività prescelta implica sforzi intensi e di breve durata, con una possibile formazione di acido lattico che si accumula nel sangue, come nello squash, nel salto in lungo, nei 100 e 200 metri, ecc.
QUANDO INIZIA L'ALLENAMENTO
Per prepararsi all'attività riscaldiamo i muscoli con lo stretching, o con altra ginnastica, poi iniziamo a camminare lentamente incrementando a mano a mano il ritmo e l'intensità del lavoro muscolare. Ad un certo punto la respirazione inizia ad essere irregolare e si comincia a fare fatica.
Fino a questo momento abbiamo respirato bene e quindi abbiamo fornito ai muscoli la quantità di ossigeno che serviva per i processi di produzione di energia: abbiamo compiuto un lavoro aerobico. Quando l'allenamento diventa troppo intenso viene richiesta una maggiore quantità di energia, ma, non introducendo abbastanza ossigeno con la respirazione, si produce l'acido lattico che comincia ad accumularsi nel sangue e nei muscoli (e che verrà poi lentamente smaltito nelle fasi di recupero). Anche la produzione di anidride carbonica aumenta ed il respiro si fa più intenso. Una respirazione affannosa ed una sensazione diffusa di malessere segnalano che abbiamo superato la soglia anaerobica.
Ciò che distingue il lavoro anaerobico da quello aerobico è appunto la presenza di acido lattico.
Si può quindi definire un esercizio "aerobico" quando l'allenamento è al di sotto del punto in cui inizia la produzione di acido lattico, punto che viene chiamato soglia aerobica.
La tavola in allegato, mostra come il battito cardiaco e il respiro aumentino con l'aumentare del lavoro e come si passi da un utilizzo dei grassi a quello dei carboidrati quando il lavoro diventa più energico.
Intensità dell'esercizio Leggero Moderato Intenso
Tipo di sport Camminare Correre Correre velocemente
Metabolismo Aerobico Aerobico Aerobico/Anaerobico
Fonte di energia Grassi/CHO Grassi/CHO Grassi/CHO
Battito cardiaco <120 120-150 >150
Respirazione Normale Si riesce a parlare É difficile parlare
RICORDATI CHE
- L'attività aerobica è il metodo ideale per consumare grasso corporeo
- Prima dell'adolescenza, la capacità aerobica dei due sessi non è molto diversa. In età adulta la capacità delle donne diminuisce fino a circa 3/4 di quella maschile
- La capacità aerobica diminuisce inoltre con l'età a causa, in parte, dell'aumento di grasso corporeo
- Puoi conoscere la spesa energetica nelle varie attività sportive consultando la tabella riportata in basso
Il costo energetico delle attività sportive
Prevalentemente aerobiche Aerobico-anaerobiche alternate Prevalentemente anaerobiche
con dispendio energetico pesante con dispendio energetico moderato con dispendio energetico leggero
Corsa di fondo Calcio Corsa veloce
Corsa campestre Judo Salto con l'asta
Ciclismo Basket-ball Salto in lungo
Nuoto Rugby Salto in alto
Sci di fondo Hockey su ghiaccio Salto triplo
Canottaggio Hockey su prato Lancio del disco
Sport estensivi o di lunga durata Pallavolo Sport intensivi o esplosivi o di velocità
Kcal/Kg/h di allenamento Kcal/Kg/h di allenamento Kcal/Kg/h di allenamento
min 6 - max 18 min 5 - max 15 min 3 - max 12
La dieta nello sport
Vi sono tre periodi ben distinti nella vita dello sportivo - allenamento, gara, recupero - che prevedono altrettanti tipi di razione alimentare. Qui di seguito riporto alcuni esempi di dieta relativi alla fase di allenamento e di recupero.
Razione di allenamento uomo
3.000 calorie: Proteine 13,5% - Carboidrati 60% - Grassi 26,5%COLAZIONE Latte intero con 1 cucchiaino di orzo e miele 1 tazza (250 ml) Pane di frumento con 2 cucchiai rasi di marmellata 2 fette (60 g) Mela 1 frutto grande (180 g) SPUNTINO Fette biscottate e 2 cucch. di marmellata 4 fette (40 g) PRANZO Penne al pomodoro 1 porzione abb. (90 g) Spigola ai ferri 1 porzione media (150 g) Pomodori in insalata 1 porzione abb. (200 g) Pane di frumento 1 panino (80 g) Caffè zuccherato 1 tazzina SPUNTINO Frullato di frutta con 2 cucchiai rasi di zucchero 1 bicchiere grande (200 g) CENA Risotto al parmigiano 1 porzione abb. (80 g) Salame 1 porzione media (80 g) Verdure in pinzimonio 1 porzione media (200 g) Pane di frumento 1 panino (80 g) SPUNTINO Centrifugato di kiwi e arancia 1 bicchiere grande (200 ml) CONDIMENTO DA SUDDIVIDERE NELL'ARCO DELLA GIORNATA Olio di oliva (50 g)
Razione di recupero uomo
2.500 calorie: Proteine 12,5% - Carboidrati 62% - Grassi 25,5%COLAZIONE Latte o caffè nero leggero 1 tazza (250 ml) Zucchero o miele 2 cucchiai (20 g) Pane o fette biscottate 2 fette (60 g) Marmellata 2 cucchiai SPUNTINO Succo di frutta fresca o centrifugato di frutta con zucchero 2 bicchieri (260 ml) PRANZO Patate arrosto 1 porzione (200 g) Insalata di lattuga 1 porzione abb. (100 g) Pane di frumento 1 panino (100 g) Mele cotte 2 frutti grandi (480 g) SPUNTINO Thè zuccherato 1 tazza (250 ml) CENA Minestrone di riso con verdure 1 porzione abb. (80 g) Prosciutto crudo 1 porzione media (80 g) Tris di verdure cotte (spinaci, bietole e carote) 1 porzione abb. (250 g) Banana 1 (140 g) PRIMA DI CORICARSI Acqua minerale 2 bicchieri (250 ml) CONDIMENTO DA SUDDIVIDERE NELL'ARCO DELLA GIORNATA Olio di oliva (40 g)
RICORDATI CHE
- Questi menù giornalieri sono puramente indicativi
- É opportuno variare al massimo gli alimenti sulla propria tavola purchè rientrino nel modello di dieta mediterranea
Razione di allenamento donna
2.500 calorie: Proteine 14% - Carboidrati 58% - Grassi 28%COLAZIONE Latte intero 1 tazza (250 ml) Muesli 4 cucchiai (20 ml) Pane di frumento con 2 cucchiai rasi di marmellata 2 fette (40 g) Pera 1 frutto (120 g) PRANZO Risotto al pomodoro 1 porzione abb. (80 g) Insalata di carote 1 porzione abb. (130 g) Braciola ai ferri 1 porzione media (120 g) Crostini di pane tostato 3 (60 g) Vino rosso 1 bicchiere (130 ml) Macedonia di frutta con zucchero 1 tazza (150 g) Caffè zuccherato 1 tazzina SPUNTINO Banana 1 frutto medio (140 g) CENA Pasta e ceci 1 porzione media (70 g) Purea di patate 1 porzione abb. (200 g) Prosciutto cotto 1 porzione media (60 g) Pane di frumento 1 panino standard (60 g) Arancia 1 frutto grande (240 g) CONDIMENTO DA SUDDIVIDERE NELL'ARCO DELLA GIORNATA Olio di oliva (35 g)
Razione di recupero donna
2.200 calorie: Proteine 12,5% - Carboidrati 62% - Grassi 25,5%COLAZIONE Latte scremato con 2 cucchiaini di zucchero 1 tazza grande (250 ml) Biscotti frollini 8 (40 g) Mela 1 frutto (200 g) SPUNTINO Frullato misto di frutta 1 bicchiere grande (200 ml) PRANZO Purea di patate al latte 1 porzione abb. (200 g) Insalata di carote grattugiate 1 porzione abb. (150 g) Pane di frumento tostato 1 panino standard (50 g) Mandarini 2 frutti grandi (150 g) Caffè zuccherato 1 tazzina SPUNTINO Yogurt parz. scremato alla frutta 1 vasetto standard (125 ml) CENA Minestrina di riso 1 porzione media (40 g) Prosciutto cotto 1 porzione media (70 g) Fagiolini in umido 1 porzione abb. (100 g) Pane di frumento 1 panino standard (50 g) Mela 1 frutto medio (180 g) CONDIMENTO DA SUDDIVIDERE NELL'ARCO DELLA GIORNATA Olio di oliva (30 g)
RICORDATI CHE
- Questi menù giornalieri sono puramente indicativi
- É opportuno variare al massimo gli alimenti sulla propria tavola purchè rientrino nel modello di dieta mediterranea
Acido lattico ed il suo ruolo nella produzione di ATP durante l'esercizio fisico
La prova fisica intensa è associata ad un incremento della concentrazione del lattato intracellulare, anche oltre 40 mM e dei suoi livelli circolanti maggiori di 4 mM. La soglia anaerobica per il lattato corrisponde al valore al quale la concentrazione di acido lattico aumenta rapidamente (4mM generalmente) e il superamento di tale valore si verifica quando il tasso di utilizzazione di tutto l'organismo non riesce a compensare l'eccesiva produzione di lattato. Questa soglia è in funzione delle condizioni cardio-vascolari e può essere migliorata mediante specifico allenamento con lavori che permettono il raggiungimento di un Vo2 max del 85-90%. Per molti anni l'accumulo di acido lattico è stato considerato il risultato dell'eccessiva glicolisi anaerobica, a sua volta causata da una limitata disponibilità di ossigeno per la contrazione muscolare. Tuttavia, è stato ampiamente dimostrato che non c'è assenza di O2 durante la contrazione muscolare e che la produzione di lattato si verifica anche nel muscolo completamente ossigenato in cui il trasporto degli elettroni lungo la catena mitocondriale non è ostacolato dalla carenza di O2. Quanto affermato fin ora suggerisce che durante l'esercizio fisico intenso l'accumulo di acido lattico intracellulare deriva dal semplice fatto che il flusso glicolitico si verifica più velocemente della possibilità di smaltimento mediante il ciclo di Krebs. La dimostrazione che la contrazione muscolare nei cani determina un consumo netto di lattato, indica che il tessuto muscolare può utilizzare il lattato ematico come substrato energetico per la contrazione. A conferma di ciò, recenti studi in vivo nell'uomo, mediante infusione di lattato marcato, hanno dimostra che solo il 50% circa dell'acido lattico ematico deriva dalla contrazione muscolare, il restante da altri tessuti. Allo stato attuale, è possibile concludere che durante l'esercizio fisico:
1) l'incremento della lactacidemia non dipende dalla carenza di O2
2) altri tessuti contribuiscono, oltre al muscolo in contrazione, alla produzione dell'acido lattico nell'organismo
3) il lattato non è un prodotto metabolico terminale, ma rappresenta una fonte di energia per il muscolo scheletrico.
La cute, l'intestino ed il tessuto adiposo sono i potenziali distretti extracellulari responsabili del netto rilascio di acido lattico durante l'attività fisica e le catecolamine, attraverso la stimolazione dei recettori alfa, potrebbero rappresentare i mediatori di tale effetto. Durante l'esercizio fisico moderato, sebbene la concentrazione di lattato sia modestamente aumentata, il turnover dell'acido lattico risulta più che raddoppiato. Studi eseguiti sui cani hanno evidenziato che durante l'attività fisica i 3/4 circa del lattato viene convogliato verso l'ossidazione, mentre una frazione minore viene convertita in glucosio mediante la via gluco-neogenetica.
Pertanto, l'acido lattico può essere considerato una fonte diretta ed indiretta (gluco-neogenesi) per la formazione di ATP all'interno del muscolo scheletrico. E' inoltre evidente che le membrane mitocondriali contengono dei trasportatori per il lattato e che l'enzima lattato-deidrogenasi (LDH) è presente all'interno dei mitocondri e che il muscolo cardiaco dei cani durante l'esercizio fisico è in grado di utilizzare il lattato marcato senza modificare il pool del piruvato citosolico. l'evidenze sperimentali dimostrano, pertanto, che:
1) l'accumulo intracellulare di lattato è dovuto all'incremento della glicolisi e ciò è inevitabile dal momento che la Vmax dell' LDH citosolico è la più alta rispetto agli altri enzimi che intervengono nella glicolisi.
2) i mitocondri del muscolo in contrazione ossidano il lattato sia direttamente (tramite l'internalizzazione nel citosol) sia indirettamente (ossidazione del glucosio ottenuta dal lattato mediante gluco-neogenesi)
1) l'incremento della lactacidemia non dipende dalla carenza di O2
2) altri tessuti contribuiscono, oltre al muscolo in contrazione, alla produzione dell'acido lattico nell'organismo
3) il lattato non è un prodotto metabolico terminale, ma rappresenta una fonte di energia per il muscolo scheletrico.
La cute, l'intestino ed il tessuto adiposo sono i potenziali distretti extracellulari responsabili del netto rilascio di acido lattico durante l'attività fisica e le catecolamine, attraverso la stimolazione dei recettori alfa, potrebbero rappresentare i mediatori di tale effetto. Durante l'esercizio fisico moderato, sebbene la concentrazione di lattato sia modestamente aumentata, il turnover dell'acido lattico risulta più che raddoppiato. Studi eseguiti sui cani hanno evidenziato che durante l'attività fisica i 3/4 circa del lattato viene convogliato verso l'ossidazione, mentre una frazione minore viene convertita in glucosio mediante la via gluco-neogenetica.
Pertanto, l'acido lattico può essere considerato una fonte diretta ed indiretta (gluco-neogenesi) per la formazione di ATP all'interno del muscolo scheletrico. E' inoltre evidente che le membrane mitocondriali contengono dei trasportatori per il lattato e che l'enzima lattato-deidrogenasi (LDH) è presente all'interno dei mitocondri e che il muscolo cardiaco dei cani durante l'esercizio fisico è in grado di utilizzare il lattato marcato senza modificare il pool del piruvato citosolico. l'evidenze sperimentali dimostrano, pertanto, che:
1) l'accumulo intracellulare di lattato è dovuto all'incremento della glicolisi e ciò è inevitabile dal momento che la Vmax dell' LDH citosolico è la più alta rispetto agli altri enzimi che intervengono nella glicolisi.
2) i mitocondri del muscolo in contrazione ossidano il lattato sia direttamente (tramite l'internalizzazione nel citosol) sia indirettamente (ossidazione del glucosio ottenuta dal lattato mediante gluco-neogenesi)
Cronobiologia, Ormoni e ritmi Circadiani, a che ora è meglio allenarsi ?
L'omeostasi è la capacità di mantenere una condizione di equilibrio interno, indipendentemente dalle modificazioni che avvengono all'esterno. Per esempio il nostro organismo è in grado di conservare una temperatura pressoché costante nonostante le continue variazioni climatiche. Tutte queste miriadi di processi necessitano di tempi diversi, vi sono alcuni meccanismi di regolazione a breve termine che si attivano immediatamente (regolazione del battito cardiaco in seguito ad uno sforzo ) ed altri che necessitano di tempi più lunghi (ciclo mestruale femminile).
Al mattino si registra invece un miglioramento della capacità intellettiva.
Anche le concentrazioni plasmatiche di alcuni ormoni possono influire positivamente o negativamente sulla prestazione sportiva nelle varie fasi della giornata.
CENNI SULLE SECREZIONI ORMONALI CIRCADIANE
Il cortisolo è soggetto ad una secrezione basale pressoché costante nelle 24 ore, con picco massimo (acrofase) registrato intorno alle primissime ore del mattino (3-4) e picco minimo che coincide con le prime ore di riposo notturno (22-24).
La concentrazione plasmatica del GH o somatotropina raggiunge la propria acrofase intorno alle 24 e fa registrare i suoi valori minimi dalle 8 alle 20.
Il testosterone ha il suo apice intorno alle 2-3 del mattino, mentre il picco minimo si registra intorno alle 18.
Il TSH, il principale ormone che regola le funzioni tiroidee, ha un andamento del tutto simile a quello del testosterone.
INFLUENZA DEGLI ORMONI SULLA PRESTAZIONE FISICA, A CHE ORA E’ MEGLIO ALLENARSI?
Il picco di cortisolo determina una maggiore predisposizione del nostro corpo ad utilizzare gli acidi grassi come substrato energetico. Pertanto per dimagrire è utile allenarsi al mattino in condizioni di ipoglicemia .
Allo stesso tempo occorre però considerare i rischi legati a tale pratica (capogiri, malesseri, crisi di fame e possibili svenimenti). Può essere utile portare con sé alcune bustine di zucchero da assumere non appena si presentano i sintomi sopra elencati.
Qualsiasi assunzione di cibo antecedente la seduta di allenamento mattutina comporta una riduzione dei livelli di cortisolo annullandone i suoi effetti positivi sulla lipolisi.
Chi vuole dimagrire preservando o addirittura aumentando le proprie masse muscolari, deve inoltre tener presente che l'ipercortisolismo mattutino favorisce il catabolismo degli amminoacidi, processo fondamentale per produrre glucosio e mantenere costante la glicemia.
L'ipercortisolismo cronico favorisce l'accumulo di grasso, specie nella regione addominale, riducendo allo stesso tempo anche le masse muscolari ed innescando un processo catabolico che interessa soprattutto i muscoli degli arti inferiori. Pertanto a chi conduce una vita stressante, con abitudini alimentari scorrette, tale strategia dimagrante è sconsigliata. Per ridurre i livelli di cortisolo è invece importante consumare un'abbondante colazione, ricca di carboidrati sia a basso che a medio ed elevato indice glicemico.
Il profilo ormonale che si insatura nelle ore serali favorisce la glicogeno sintesi, predisponendo il corpo all'accumulo di glicogeno e di acidi grassi sottoforma di tessuto adiposo; ecco spiegato perché è sconsigliabile assumere un pasto ricco di carboidrati a cena.
Nelle prime ore notturne si ha invece una predisposizione all'accumulo proteico che favorisce l'anabolismo muscolare; ciò spiega come mai ai bodybuilder venga spesso consigliato di assumere un integratore proteico a base di caseine (particolari proteine del latte) prima di coricarsi.
I ritmi circadiani di questi ormoni possono essere sfruttati a proprio favore anche durante l'allenamento.
Gli ormoni anabolici vengono stimolati durante i primi minuti di attività fisica, specialmente se questa viene eseguita ad un ritmo particolarmente elevato, con iperproduzione e conseguente accumulo di acido lattico. Gli ormoni catabolici si attivano sensibilmente dopo il 45° minuto di esercizio. Anche i linfociti (i costituenti principali del sistema immunitario) diminuiscono dopo un allenamento troppo intenso, in relazione all'aumentata secrezione di cortisolo e alla sua attività immunosoppressoria. Si parla in questi casi di reazione immunologia da stress. Un programma di allenamento inadeguato e/o eccessivo, non solo aumenterà il rischio di infortuni ma, soprattutto, causerà a lungo andare una diminuzione delle difese immunitarie, predisponendo l'organismo ad un maggiore rischio di infezioni. A tal proposito è bene sottolineare la pericolosità degli allenamenti svolti in presenza di stati febbrili, a causa del serio rischio di gravi complicazioni, come polmonite e miocardite, che essi comportano.
Omeostasi
L'omeostasi è un concetto importantissimo, uno dei primi che un neofita dovrebbe apprendere quando si avvicina allo studio del corpo umano.
Il termine omeostasi deriva dalla fusione di due parole greche, òmoios, "simile" e stasis "posizione". Padre di questo neologismo fu Walter Cannon, che riprese i concetti di Claude Bernard, secondo cui "tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l'unità delle condizioni di vita dell'ambiente interno".
Il termine omeostasi definisce la capacità di autoregolazione degli esseri viventi, importantissima per mantenere costante l'ambiente interno nonostante le variazioni dell'ambiente esterno (concetto di equilibrio dinamico).
Pensiamo ad esempio alla temperatura centrale del nostro organismo, che viene mantenuta a valori prossimi ai 37°C nonostante le variazioni ambientali (entro certi limiti ovviamente). Anche il pH del sangue, lievemente alcalino (7.4), non può subire oscillazioni troppo ampie, che quando superano i 0.4 punti determinano patologie gravissime (coma acidosico e tetania alcalosica).
Nel concetto originario di Cannon l'omeostasi è riferita, in particolare, al dinamico mantenimento di volume, temperatura ed acidità del "mezzo interno" (plasma sanguigno, liquidi interstizi ed intracellulari); tale condizione è essenziale per la sopravvivenza dell'intero organismo.
Qualsiasi importante alterazione dell'omeostasi porta a malattia o peggio ancora a morte. Nel diabete, ad esempio, si ha una perdita dell'omeostasi glicemica, con valori ematici di glucosio superiori alla norma; nel coma ipoglicemico si registra invece la condizione opposta.
- Fase crescente
- Picco massimo (acrofase)
- Fase decrescente
- Picco minimo
Al mattino si registra invece un miglioramento della capacità intellettiva.
Anche le concentrazioni plasmatiche di alcuni ormoni possono influire positivamente o negativamente sulla prestazione sportiva nelle varie fasi della giornata.
CENNI SULLE SECREZIONI ORMONALI CIRCADIANE
Il cortisolo è soggetto ad una secrezione basale pressoché costante nelle 24 ore, con picco massimo (acrofase) registrato intorno alle primissime ore del mattino (3-4) e picco minimo che coincide con le prime ore di riposo notturno (22-24).
La concentrazione plasmatica del GH o somatotropina raggiunge la propria acrofase intorno alle 24 e fa registrare i suoi valori minimi dalle 8 alle 20.
Il testosterone ha il suo apice intorno alle 2-3 del mattino, mentre il picco minimo si registra intorno alle 18.
Il TSH, il principale ormone che regola le funzioni tiroidee, ha un andamento del tutto simile a quello del testosterone.
INFLUENZA DEGLI ORMONI SULLA PRESTAZIONE FISICA, A CHE ORA E’ MEGLIO ALLENARSI?
Il picco di cortisolo determina una maggiore predisposizione del nostro corpo ad utilizzare gli acidi grassi come substrato energetico. Pertanto per dimagrire è utile allenarsi al mattino in condizioni di ipoglicemia .
Allo stesso tempo occorre però considerare i rischi legati a tale pratica (capogiri, malesseri, crisi di fame e possibili svenimenti). Può essere utile portare con sé alcune bustine di zucchero da assumere non appena si presentano i sintomi sopra elencati.
Qualsiasi assunzione di cibo antecedente la seduta di allenamento mattutina comporta una riduzione dei livelli di cortisolo annullandone i suoi effetti positivi sulla lipolisi.
Chi vuole dimagrire preservando o addirittura aumentando le proprie masse muscolari, deve inoltre tener presente che l'ipercortisolismo mattutino favorisce il catabolismo degli amminoacidi, processo fondamentale per produrre glucosio e mantenere costante la glicemia.
L'ipercortisolismo cronico favorisce l'accumulo di grasso, specie nella regione addominale, riducendo allo stesso tempo anche le masse muscolari ed innescando un processo catabolico che interessa soprattutto i muscoli degli arti inferiori. Pertanto a chi conduce una vita stressante, con abitudini alimentari scorrette, tale strategia dimagrante è sconsigliata. Per ridurre i livelli di cortisolo è invece importante consumare un'abbondante colazione, ricca di carboidrati sia a basso che a medio ed elevato indice glicemico.
Il profilo ormonale che si insatura nelle ore serali favorisce la glicogeno sintesi, predisponendo il corpo all'accumulo di glicogeno e di acidi grassi sottoforma di tessuto adiposo; ecco spiegato perché è sconsigliabile assumere un pasto ricco di carboidrati a cena.
Nelle prime ore notturne si ha invece una predisposizione all'accumulo proteico che favorisce l'anabolismo muscolare; ciò spiega come mai ai bodybuilder venga spesso consigliato di assumere un integratore proteico a base di caseine (particolari proteine del latte) prima di coricarsi.
I ritmi circadiani di questi ormoni possono essere sfruttati a proprio favore anche durante l'allenamento.
Gli ormoni anabolici vengono stimolati durante i primi minuti di attività fisica, specialmente se questa viene eseguita ad un ritmo particolarmente elevato, con iperproduzione e conseguente accumulo di acido lattico. Gli ormoni catabolici si attivano sensibilmente dopo il 45° minuto di esercizio. Anche i linfociti (i costituenti principali del sistema immunitario) diminuiscono dopo un allenamento troppo intenso, in relazione all'aumentata secrezione di cortisolo e alla sua attività immunosoppressoria. Si parla in questi casi di reazione immunologia da stress. Un programma di allenamento inadeguato e/o eccessivo, non solo aumenterà il rischio di infortuni ma, soprattutto, causerà a lungo andare una diminuzione delle difese immunitarie, predisponendo l'organismo ad un maggiore rischio di infezioni. A tal proposito è bene sottolineare la pericolosità degli allenamenti svolti in presenza di stati febbrili, a causa del serio rischio di gravi complicazioni, come polmonite e miocardite, che essi comportano.
Omeostasi
L'omeostasi è un concetto importantissimo, uno dei primi che un neofita dovrebbe apprendere quando si avvicina allo studio del corpo umano.
Il termine omeostasi deriva dalla fusione di due parole greche, òmoios, "simile" e stasis "posizione". Padre di questo neologismo fu Walter Cannon, che riprese i concetti di Claude Bernard, secondo cui "tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l'unità delle condizioni di vita dell'ambiente interno".
Il termine omeostasi definisce la capacità di autoregolazione degli esseri viventi, importantissima per mantenere costante l'ambiente interno nonostante le variazioni dell'ambiente esterno (concetto di equilibrio dinamico).
Pensiamo ad esempio alla temperatura centrale del nostro organismo, che viene mantenuta a valori prossimi ai 37°C nonostante le variazioni ambientali (entro certi limiti ovviamente). Anche il pH del sangue, lievemente alcalino (7.4), non può subire oscillazioni troppo ampie, che quando superano i 0.4 punti determinano patologie gravissime (coma acidosico e tetania alcalosica).
Nel concetto originario di Cannon l'omeostasi è riferita, in particolare, al dinamico mantenimento di volume, temperatura ed acidità del "mezzo interno" (plasma sanguigno, liquidi interstizi ed intracellulari); tale condizione è essenziale per la sopravvivenza dell'intero organismo.
Qualsiasi importante alterazione dell'omeostasi porta a malattia o peggio ancora a morte. Nel diabete, ad esempio, si ha una perdita dell'omeostasi glicemica, con valori ematici di glucosio superiori alla norma; nel coma ipoglicemico si registra invece la condizione opposta.
Circuiti a retrazione
Importantissimi per il mantenimento dell'omeostasi sono i cosiddetti circuiti a retrazione o feedback, che in risposta alla variazione iniziale producono reazioni omeostatiche, ovvero eventi biologici, generalmente opposti (feedback negativo), atti a mantenere l'equilibrio interno. Al fine del buon funzionamento dei meccanismi di retroazione sono necessarie tre componenti:
Un recettore in grado di captare le variazioni del mezzo interno;
Un centro di integrazione e controllo che interpreta i segnali dei recettori e regola le risposte;
Un meccanismo effettore a cui è affidato il compito di produrre le risposte (azioni) necessarie al ripristino delle condizioni ottimali tipiche dell'omeostasi.
IL CUORE: CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA
Il cuore è un muscolo del peso medio di circa 350 g nell'uomo e 300 g. nella donna. È situato al centro del torace con la punta o apice diretta in avanti e verso sinistra.
E' formato da 4 cavità (o camere), 2 atri e 2 ventricoli, rispettivamente atrio e ventricolo destro, atrio e ventricolo sinistro. Atrio destro e ventricolo destro e atrio sinistro e ventricolo sinistro sono separati tra loro rispettivamente da due valvole atrioventricolari (tricuspide a dx e bicuspide a sx), I due atri sono separati tra loro dal setto interatriale mentre i due ventricoli sono separati dal setto interventricolare. Gli atri formano la parte superiore del cuore e sono costituiti da tessuto muscolare più sottile rispetto ai ventricoli, che costituiscono la gran parte dell'organo.
Il cuore funziona come una pompa, riceve il sangue dalla periferia, e lo immette dapprima nei polmoni e poi nuovamente nel grande circolo.
Il passaggio attraverso i polmoni ha lo scopo di depurare il sangue dall'anidride carbonica e di arricchirlo d'ossigeno.
Il cuore, come tutti gli altri muscoli ha bisogno di ossigeno e nutrienti che gli vengono forniti dalle arterie coronarie.
ADATTAMENTI FISIOLOGICI DEL CUORE IN RISPOSTA ALL'ATTIVITÀ FISICA.
Gli adattamenti del cuore in risposta all'attività fisica dipendono dal tipo di sport praticato. In particolare per tutte le attività di fondo (corsa, camminata, ciclismo, sci di fondo ecc.) il cuore si adatta progressivamente aumentando il volume delle proprie cavità. Un aumento delle cavità cardiache consente al cuore di produrre una maggiore gittata sistolica (quantità di sangue che esce dal ventricolo sinistro al termine di ogni sistole) e quindi di aumentare la quantità di sangue disponibile ai tessuti.
Per quanto riguarda gli sport statici come il sollevamento pesi o il bodybuilding il cuore si adatta aumentando lo spessore delle pareti miocardiche. Durante questi sport infatti, la contrazione massiccia di grandi masse muscolari causa l'occlusione parziale dei vasi sanguigni il che comporta un aumento di pressione e un maggior lavoro di pressione da parte del cuore. Questo brusco innalzamento di pressione è potenzialmente molto pericoloso per cardiopatici, ipertesi e diabetici ma si può limitare adottando una corretta tecnica di respirazione.
Un recettore in grado di captare le variazioni del mezzo interno;
Un centro di integrazione e controllo che interpreta i segnali dei recettori e regola le risposte;
Un meccanismo effettore a cui è affidato il compito di produrre le risposte (azioni) necessarie al ripristino delle condizioni ottimali tipiche dell'omeostasi.
IL CUORE: CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA
Il cuore è un muscolo del peso medio di circa 350 g nell'uomo e 300 g. nella donna. È situato al centro del torace con la punta o apice diretta in avanti e verso sinistra.
E' formato da 4 cavità (o camere), 2 atri e 2 ventricoli, rispettivamente atrio e ventricolo destro, atrio e ventricolo sinistro. Atrio destro e ventricolo destro e atrio sinistro e ventricolo sinistro sono separati tra loro rispettivamente da due valvole atrioventricolari (tricuspide a dx e bicuspide a sx), I due atri sono separati tra loro dal setto interatriale mentre i due ventricoli sono separati dal setto interventricolare. Gli atri formano la parte superiore del cuore e sono costituiti da tessuto muscolare più sottile rispetto ai ventricoli, che costituiscono la gran parte dell'organo.
Il cuore funziona come una pompa, riceve il sangue dalla periferia, e lo immette dapprima nei polmoni e poi nuovamente nel grande circolo.
Il passaggio attraverso i polmoni ha lo scopo di depurare il sangue dall'anidride carbonica e di arricchirlo d'ossigeno.
Il cuore, come tutti gli altri muscoli ha bisogno di ossigeno e nutrienti che gli vengono forniti dalle arterie coronarie.
ADATTAMENTI FISIOLOGICI DEL CUORE IN RISPOSTA ALL'ATTIVITÀ FISICA.
Gli adattamenti del cuore in risposta all'attività fisica dipendono dal tipo di sport praticato. In particolare per tutte le attività di fondo (corsa, camminata, ciclismo, sci di fondo ecc.) il cuore si adatta progressivamente aumentando il volume delle proprie cavità. Un aumento delle cavità cardiache consente al cuore di produrre una maggiore gittata sistolica (quantità di sangue che esce dal ventricolo sinistro al termine di ogni sistole) e quindi di aumentare la quantità di sangue disponibile ai tessuti.
Per quanto riguarda gli sport statici come il sollevamento pesi o il bodybuilding il cuore si adatta aumentando lo spessore delle pareti miocardiche. Durante questi sport infatti, la contrazione massiccia di grandi masse muscolari causa l'occlusione parziale dei vasi sanguigni il che comporta un aumento di pressione e un maggior lavoro di pressione da parte del cuore. Questo brusco innalzamento di pressione è potenzialmente molto pericoloso per cardiopatici, ipertesi e diabetici ma si può limitare adottando una corretta tecnica di respirazione.
Temperatura corporea
Nell'uomo, la temperatura corporea media viene generalmente fissata, per convenzione, a 37° C. Si tratta comunque di un valore approssimativo, dal momento che la temperatura può variare sensibilmente da individuo ad individuo, ma anche nello stesso soggetto.
L'uomo è un animale omeotermo e come tale ha la capacità di mantenere relativamente costante la propria temperatura corporea, nonostante le variazioni climatiche del mondo esterno (ovviamente entro certi limiti). Tale equilibrio viene mantenuto grazie al fine bilanciamento dei processi di produzione, assorbimento ed eliminazione di energia termica. Tra le principali cause di termogenesi (produzione di calore) ricordiamo il metabolismo basale, l'azione dinamico specifica degli alimenti, l'attività muscolare, la liberazione di sostanze pirogene e lo stress emotivo. La dispersione del calore avviene per convenzione, conduzione ed irradiamento, ossia tramite sudorazione, respirazione, perspiratio insensibilis e condizionamento dell'ambiente.
L'uomo è un animale omeotermo e come tale ha la capacità di mantenere relativamente costante la propria temperatura corporea, nonostante le variazioni climatiche del mondo esterno (ovviamente entro certi limiti). Tale equilibrio viene mantenuto grazie al fine bilanciamento dei processi di produzione, assorbimento ed eliminazione di energia termica. Tra le principali cause di termogenesi (produzione di calore) ricordiamo il metabolismo basale, l'azione dinamico specifica degli alimenti, l'attività muscolare, la liberazione di sostanze pirogene e lo stress emotivo. La dispersione del calore avviene per convenzione, conduzione ed irradiamento, ossia tramite sudorazione, respirazione, perspiratio insensibilis e condizionamento dell'ambiente.
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