I calcoli della colecisti (cistifellea) sono una delle più comuni patologie delle vie biliari. Fortunatamente questi sassolini spesso non danno problemi al paziente e solo in rari casi sono responsabili di una specifica sintomatologia. Quando questo accade però, insorgono dolori violenti, paragonabili, secondo alcuni, a quelli del parto. Per evitare complicazioni o ricadute spesso viene suggerito l'intervento chirurgico.
La colecisti o cistifellea è un sacchettino, situato sotto la faccia inferiore del fegato (parte destra dell'addome). Questa piccola vescica funge da deposito della bile prodotta dagli epatociti (cellule del fegato).
Il dotto cistico mette in comunicazione il lume della cistifellea con le vie biliari principali, piccoli “condotti” che hanno origine dal fegato e trasportano la bile DIRETTAMENTE all’intestino tenue (duodeno). La cistifellea non è dunque un organo vitale, dato che il passaggio della bile è comunque consentito da altre vie.
L'ultimo tratto delle vie biliari è il coledoco che termina nell'ampolla duodenale del Vater con un naturale restringimento sfinterico (sfintere di Oddi) nel quale sfocia anche il dotto pancreatico del Wirsung (salvo anomalie anatomiche). Oltre a raccogliere e concentrare la bile (5-20 volte), al momento opportuno, la colecisti provvede anche a riversarla all'interno del duodeno sempre attraverso il coledoco.
Quando i cibi passano dallo stomaco all'intestino, una serie di stimoli mediati da sostanze chimiche (CCK), fanno contrarre la cistifellea che riversa il suo contenuto all'interno del tenue.
Grazie alla sua composizione chimica (acqua, sali biliari, bilirubina, colesterolo e altri grassi) la bile favorisce la digestione e l'assorbimento dei lipidi. In particolari condizioni il colesterolo ed i pigmenti biliari in essa contenuti possono precipitare aggregandosi in piccoli cristalli che con il tempo tendono ad ammassarsi.
Si parla in questi casi di litiasi biliare o più comunemente di calcoli della colecisti. Sinonimi più o meno appropriati di questa condizione sono: calcoli della cistifellea, calcolosi biliare, o, impropriamente, "calcoli al fegato". Le dimensioni dei calcoli sono variabili, talvolta assomigliano a granellini di sabbia, altre volte raggiungono le dimensioni di una biglia.
Purtroppo esiste anche la possibilità che questi calcoli si spostino dalla loro posizione di origine andando ad accludere i flussi biliari e causando una colica. In linea generale i calcoli più piccoli, avendo una maggiore mobilità, sono più pericolosi di quelli grandi dato che spostandosi possono andare più facilmente ad occludere i dotti biliari e pancreatici. Si viene così a creare un ostacolo alla fuoriuscita della bile e delle sostanze secrete dal pancreas. Tale condizione può causare una delle complicanze più gravi della calcolosi, chiamata pancreatite acuta.
Fortunatamente le conseguenze dei calcoli della colecisti non sono sempre così gravi. Nella maggior parte dei casi i calcoli della cistifellea vengono infatti scoperti casualmente e, con buona probabilità, il paziente a cui vengono diagnosticati non svilupperà sintomi o complicazioni negli anni seguenti. Altri soggetti meno fortunati lamentano disturbi digestivi, nausea, vomito e dolore viscerale.
La colecisti o cistifellea è un sacchettino, situato sotto la faccia inferiore del fegato (parte destra dell'addome). Questa piccola vescica funge da deposito della bile prodotta dagli epatociti (cellule del fegato).
Il dotto cistico mette in comunicazione il lume della cistifellea con le vie biliari principali, piccoli “condotti” che hanno origine dal fegato e trasportano la bile DIRETTAMENTE all’intestino tenue (duodeno). La cistifellea non è dunque un organo vitale, dato che il passaggio della bile è comunque consentito da altre vie.
L'ultimo tratto delle vie biliari è il coledoco che termina nell'ampolla duodenale del Vater con un naturale restringimento sfinterico (sfintere di Oddi) nel quale sfocia anche il dotto pancreatico del Wirsung (salvo anomalie anatomiche). Oltre a raccogliere e concentrare la bile (5-20 volte), al momento opportuno, la colecisti provvede anche a riversarla all'interno del duodeno sempre attraverso il coledoco.
Quando i cibi passano dallo stomaco all'intestino, una serie di stimoli mediati da sostanze chimiche (CCK), fanno contrarre la cistifellea che riversa il suo contenuto all'interno del tenue.
Grazie alla sua composizione chimica (acqua, sali biliari, bilirubina, colesterolo e altri grassi) la bile favorisce la digestione e l'assorbimento dei lipidi. In particolari condizioni il colesterolo ed i pigmenti biliari in essa contenuti possono precipitare aggregandosi in piccoli cristalli che con il tempo tendono ad ammassarsi.
Si parla in questi casi di litiasi biliare o più comunemente di calcoli della colecisti. Sinonimi più o meno appropriati di questa condizione sono: calcoli della cistifellea, calcolosi biliare, o, impropriamente, "calcoli al fegato". Le dimensioni dei calcoli sono variabili, talvolta assomigliano a granellini di sabbia, altre volte raggiungono le dimensioni di una biglia.
Purtroppo esiste anche la possibilità che questi calcoli si spostino dalla loro posizione di origine andando ad accludere i flussi biliari e causando una colica. In linea generale i calcoli più piccoli, avendo una maggiore mobilità, sono più pericolosi di quelli grandi dato che spostandosi possono andare più facilmente ad occludere i dotti biliari e pancreatici. Si viene così a creare un ostacolo alla fuoriuscita della bile e delle sostanze secrete dal pancreas. Tale condizione può causare una delle complicanze più gravi della calcolosi, chiamata pancreatite acuta.
Fortunatamente le conseguenze dei calcoli della colecisti non sono sempre così gravi. Nella maggior parte dei casi i calcoli della cistifellea vengono infatti scoperti casualmente e, con buona probabilità, il paziente a cui vengono diagnosticati non svilupperà sintomi o complicazioni negli anni seguenti. Altri soggetti meno fortunati lamentano disturbi digestivi, nausea, vomito e dolore viscerale.