Per sindrome da dumping si intende l'insieme di sintomi che si producono a breve distanza dai pasti in persone sottoposte a resezione gastrica (dumping in inglese significa svuotamento). Lo stomaco, che in questi pazienti è di dimensioni ridotte, svuota il contenuto ancora mal digerito nell'intestino tenue provocando, per il forte richiamo di sangue e liquidi verso il tubo digerente, un vero e proprio collasso.
La sindrome è costituita da una fase precoce che si verifica entro 30-60 minuti dal pasto, caratterizzata dall'insorgenza di sintomi associati a iperglicemia, quali distensione addominale, diarrea, vomito, tachicardia, nausea, diaforesi, ipotensione, irritabilità oppure letargia. Segue una fase tardiva, 1-4 ore dopo, caratterizzata da ipoglicemia reattiva che si manifesta con sintomi che spesso sono indistinguibili da quelli precoci. Altri sintomi che si possono accompagnare a quelli già descritti sono debolezza improvvisa e intensa, calore, sudorazione profusa, cefalea.
Mentre in età adulta la sindrome da dumping può essere facilmente riconosciuta per le sue tipiche manifestazioni cliniche, nei bambini mancano i classici sintomi gastrointestinali della fase precoce; inoltre i bambini presentano ipoglicemie post-prandiali reattive gravi che possono essere misconosciute. Il mancato riconoscimento o la diagnosi tardiva di questa complicanza è particolarmente frequente nei bambini con gravi problemi neurologici che possono mascherare i sintomi tipici della sindrome.
L'eziologia e i meccanismi fisiopatologici alla base della sindrome da dumping in età pediatrica non sono chiari.
E' certo però che un rapido svuotamento gastrico di soluzioni iperosmolari contenenti carboidrati nel tratto prossimale del tenue determina un richiamo di fluidi nel lume intestinale con conseguente ipovolemia (diminuzione della massa ematica circolante), rapido assorbimento di glucosio, quindi iperglicemia e successivamente ipoglicemia reattiva da risposta insulinica. I sintomi spesso sono scatenati da un pasto ad alto contenuto di zuccheri semplici.
La diagnosi si avvale del test di tolleranza glucidica. Una riduzione del livello glicemico maggiore di 6 mmol/L rappresenta il criterio diagnostico proposto per la DS (dumping sindrome).
Per il trattamento della sindrome, sono state proposte varie strategie nutrizionali, quali l'utilizzo di combinazioni di formule prive di lattosio con carboidrati complessi ed emulsione di grassi, pectina, amido di mais crudo. Tuttavia questi approcci spesso non risultano efficaci soprattutto nel controllare la fase ipoglicemica.
Nella maggior parte dei bambini affetti dalla malattia l'alimentazione enterale continua previene le gravi ipoglicemie reattive, ma questa modalità di nutrizione determina numerose complicanze collegate alla ridotta mobilità e al ritardo dello sviluppo psico-motorio.
Negli ultimi anni alcuni studi hanno dimostrato una buona efficacia terapeutica dell'acarbosio nella stabilizzazione dei valori glicemici anche in età pediatrica. L'acarbosio è un inibitore dell'enzima alfa-glucosidasi che ritarda la conversione degli oligosaccaridi in monosaccaridi e pertanto attenua l'incremento della glicemia post-prandiale e l'ipoglicemia reattiva. La dose utilizzata deve essere personalizzata per il paziente, in base alla risposta glicemica, in modo da raggiungere l'effetto desiderato senza significativi effetti collaterali. Questo trattamento è ben tollerato ed i principali effetti collaterali riportati in età pediatrica sono flatulenza, distensione addominale o diarrea. I pazienti devono essere monitorati per la funzionalità epatica poichè questa terapia comporta un aumento delle transaminasi.
Come prevenire la “sindrome da dumping”?
- Informare ed educare la persona che questo disturbo perdurerà per un tempo limitato (1 – 2 mesi);
- invitare la persona ad assumere pasti piccoli e frequenti (6 – 8 al giorno);
- consigliare la persona di limitare l’assunzione di latte e/o cibi e bevande molto zuccherate;
- invitare la persona a stendersi per circa mezz’ora dopo i pasti (per rallentare il transito del bolo alimentare);
- consigliare l’assunzione di cibi secchi e a modesto contenuto glicidico.
La sindrome è costituita da una fase precoce che si verifica entro 30-60 minuti dal pasto, caratterizzata dall'insorgenza di sintomi associati a iperglicemia, quali distensione addominale, diarrea, vomito, tachicardia, nausea, diaforesi, ipotensione, irritabilità oppure letargia. Segue una fase tardiva, 1-4 ore dopo, caratterizzata da ipoglicemia reattiva che si manifesta con sintomi che spesso sono indistinguibili da quelli precoci. Altri sintomi che si possono accompagnare a quelli già descritti sono debolezza improvvisa e intensa, calore, sudorazione profusa, cefalea.
Mentre in età adulta la sindrome da dumping può essere facilmente riconosciuta per le sue tipiche manifestazioni cliniche, nei bambini mancano i classici sintomi gastrointestinali della fase precoce; inoltre i bambini presentano ipoglicemie post-prandiali reattive gravi che possono essere misconosciute. Il mancato riconoscimento o la diagnosi tardiva di questa complicanza è particolarmente frequente nei bambini con gravi problemi neurologici che possono mascherare i sintomi tipici della sindrome.
L'eziologia e i meccanismi fisiopatologici alla base della sindrome da dumping in età pediatrica non sono chiari.
E' certo però che un rapido svuotamento gastrico di soluzioni iperosmolari contenenti carboidrati nel tratto prossimale del tenue determina un richiamo di fluidi nel lume intestinale con conseguente ipovolemia (diminuzione della massa ematica circolante), rapido assorbimento di glucosio, quindi iperglicemia e successivamente ipoglicemia reattiva da risposta insulinica. I sintomi spesso sono scatenati da un pasto ad alto contenuto di zuccheri semplici.
La diagnosi si avvale del test di tolleranza glucidica. Una riduzione del livello glicemico maggiore di 6 mmol/L rappresenta il criterio diagnostico proposto per la DS (dumping sindrome).
Per il trattamento della sindrome, sono state proposte varie strategie nutrizionali, quali l'utilizzo di combinazioni di formule prive di lattosio con carboidrati complessi ed emulsione di grassi, pectina, amido di mais crudo. Tuttavia questi approcci spesso non risultano efficaci soprattutto nel controllare la fase ipoglicemica.
Nella maggior parte dei bambini affetti dalla malattia l'alimentazione enterale continua previene le gravi ipoglicemie reattive, ma questa modalità di nutrizione determina numerose complicanze collegate alla ridotta mobilità e al ritardo dello sviluppo psico-motorio.
Negli ultimi anni alcuni studi hanno dimostrato una buona efficacia terapeutica dell'acarbosio nella stabilizzazione dei valori glicemici anche in età pediatrica. L'acarbosio è un inibitore dell'enzima alfa-glucosidasi che ritarda la conversione degli oligosaccaridi in monosaccaridi e pertanto attenua l'incremento della glicemia post-prandiale e l'ipoglicemia reattiva. La dose utilizzata deve essere personalizzata per il paziente, in base alla risposta glicemica, in modo da raggiungere l'effetto desiderato senza significativi effetti collaterali. Questo trattamento è ben tollerato ed i principali effetti collaterali riportati in età pediatrica sono flatulenza, distensione addominale o diarrea. I pazienti devono essere monitorati per la funzionalità epatica poichè questa terapia comporta un aumento delle transaminasi.
Come prevenire la “sindrome da dumping”?
- Informare ed educare la persona che questo disturbo perdurerà per un tempo limitato (1 – 2 mesi);
- invitare la persona ad assumere pasti piccoli e frequenti (6 – 8 al giorno);
- consigliare la persona di limitare l’assunzione di latte e/o cibi e bevande molto zuccherate;
- invitare la persona a stendersi per circa mezz’ora dopo i pasti (per rallentare il transito del bolo alimentare);
- consigliare l’assunzione di cibi secchi e a modesto contenuto glicidico.